Punta in alto, alla qualificazione alla prossima Champions League, chiedendo passione, impegno, determinazione, cuore e altruismo. Nella conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore dell’Inter Stefano Pioli ha mostrato di avere le idee chiare: quasi 30 domande con risposte articolate e non banali. Alcune (forse) le aveva preparate, come quella sul sentirsi un “normalizzatore”, definizione che non gli piace e alla quale preferisce “potenziatore”. Di certo ha fatto bella figura e ha conquistato la platea. Adesso, però, dovrà conquistare punti sul campo per aiutare la squadra a scalare la classifica. «Per me che sono da sempre un tifoso nerazzurro – ha ammesso – essere qui è una gioia, ma anche una responsabilità. Sono motivato e darò il massimo per questi colori».
IN CHAMPIONS… LAVORANDO. Il -8 rispetto al Milan terzo lo spaventa fino a un certo punto, almeno per quel che riguarda la definizione dell’obiettivo stagionale che non è cambiato rispetto alla scorsa estate: «Sarò felice solo se ci qualificheremo per la Champions League. Ci sono ancora tante partite da giocare, oltre due terzi del campionato. Lo scorso anno di questi tempi l’Inter era prima, mentre la Juve era indietro, poi sappiamo tutti com’è finita… Non vendo facili illusioni e non so quanto ci metteremo a recuperare posizioni, ma c’è tutto il tempo per centrare l’obiettivo che la società si è prefissata e che sia l’allenatore sia il gruppo vogliono raggiungere». Su come si muoverà nessun dubbio: «Dobbiamo lavorare da squadra, mettere a disposizione degli altri tutto quello che abbiamo. Solo così possiamo ottenere successi. Voglio vedere una mentalità vincente, un calcio concreto e propositivo. I calciatori devono avere passione, voglia di scendere in campo e mettere sotto gli avversari. I valori verranno fuori perché questa rosa qualitativamente è forte. La condizione atletica un problema? Con il mio staff valuteremo le eventuali carenze e interverremo. Di certo durante la settimana ci si allena forte perché prediligo un calcio aggressivo e intenso. La sosta di Natale non sarà ampia abbastanza per fare un richiamo di preparazione e serve la disponibilità dei giocatori per mettere benzina nel serbatoio».
VITTORIE E BEL GIOCO. Che modulo adotterà non lo ha ancora deciso, ma qualche certezza ce l’ha: «Darò idee e principi chiari perché poi in campo la squadra faccia quello che deve. Il talento da solo non è sufficiente perché servirà anche tanta passione. Voglio una squadra che giochi con il cuore in mano e che prenda esempio dalla tifoseria. Non credo che nel calcio ci sia un modulo vincente, ma ritengo fondamentali l’interpretazione e l’atteggiamento. All’inizio cambiare sarebbe sbagliato perché abbiamo partite difficili e poco tempo per lavorare, per questo partirò con la difesa a 4. Nel calcio contano soprattutto i risultati, ma secondo me si ottengono più facilmente se si gioca bene».
IO POTENZIATORE. Alla Pinetina non si sente di passaggio («Il contratto “solo” fino al 2018 non è un problema. Darò tutto e pretenderò tutto perché conta solo il bene dell’Inter») e soprattutto vuole lasciare il segno: «Non mi piace essere chiamato “normalizzatore”, perché il normalizzatore è colui che riporta alla normalità, un termine che non si adatta all’Inter. Io voglio sviluppare il potenziale che c’è qui e spero a fine stagione di poter essere considerato un potenziatore». Il passato non gli interessa («Mi concentro sul futuro, non su cosa non è andato bene finora») e per questo è convinto che non ci saranno problemi neppure con Candreva, con il quale il rapporto alla Lazio era stato teso: «E’ un grande giocatore e un ottimo professionista. Daremo il massimo per questa causa». Finale sulla dirigenza: «Ho chiesto compattezza, unione e supporto. Sappiamo che dobbiamo tornare nelle posizioni di vertice e potremo farlo solo lavorando duramente e quotidianamente. Da qui al 21 dicembre in calendario ci saranno 8 partite e tutti avranno una possibilità, soprattutto coloro che terranno determinati comportamenti».
Fonte:corrieredellosport