Nelle prime sette partite con Albiol in campo il Napoli non ha mai perso, ma dopo il suo infortunio ha subito quattro ko e incassato il doppio dei goal.
Raul è lì che corre. Scarpe da tennis, risentimento al flessore della coscia destra oramai sparito, procede piano, cauto, verso il ritorno con l'Udinese. Sarri lo guarda, pensa a quanto sia importante ed è seccato dal fatto di non averlo avuto a disposizione per otto gare consecutive. Una specie di maledizione. Anche il tifoso del Napoli guarda idealmente Raul Albiol, e fa due conti: senza di lui, 14 gol subìti in 9 partite dopo che (con lui in campo) ne aveva presi 6 in 7 partite (più le briciole degli 11 minuti con il Benfica). Insomma, tutta un'altra storia. Non sarà tutta «colpa» della sua assenza, ma l'aritmetica ha sempre un suo perché. E sul fatto che il Napoli sia diventato una specie di colabrodo, avrà pure un suo perché nel forfait prolungato dello spagnolo. Quanti i gol assurdi presi in questo avvio di stagione? Tanti, troppi. Pressare, attaccare, creare e poi guastare tutto con i soliti gol balordi regalati agli avversari. La difesa del Napoli fino alla sera del 28 settembre aveva nella faccia seria di Raul Albiol il suo simbolo: l'allegria del gioco azzurro aveva radici solide e affondava nei tackle impeccabili dello spagnolo e di tutti i difensori che intorno a lui ruotavano. Intanto, i numeri: Albiol gioca l'ultima gara di questa stagione il 28 settembre contro il Benfica. Fa uno scatto e la coscia fa crac. Prima diagnosi: 15 giorni. Macché. Qualcosa va storto, il giocatore non se la sente, rinvia di continuo il suo rientro. Il flessore gli fa male, e con i flessori non si scherza: meglio attendere, ripete, che il dolore svanisca del tutto. Passano i giorni e alla fine, rinvio dopo rinvio, Albiol sparisce dai radar per oltre un mese e mezzo. Lui non è uno qualsiasi: è garanzia di superiorità e rocciosità dietro, è baluardo che sradica e infonde sicurezza, in anticipo e recupero. Sbaglia anche lui, sia chiaro, ma poco. Quando è arrivato Sarri lo ha colpito per la sua semplicità: ha un file tutto suo in cui i collaboratori del toscano hanno registrato i suoi progressi. Perché anche per Albiol passare dalla linea a 4 di Benitez a quella di Sarri non deve essere stata cosa semplice. Lui ci è riuscito. Alla perfezione. Tra la terza (Palermo-Napoli) e la sesta di campionato (Napoli-Chievo) gli azzurri incassano appena un gol. Alla media stellare della passata stagione. Albiol è talmente fondamentale per Sarri che lo scorso campionato le uniche due gare che ha saltato sono state per squalifica (Chievo e Frosinone). Poi 36 volte titolare nelle altre 36 gare senza essere mai sostituito. Poi, Albiol in Champions si fa male, e comincia il… post: Atalanta-Napoli 1-0 (con il patatrac Koulibaly-Maksimovic) e via libera a tutto il resto. Solo con l'Empoli il Napoli non prende gol. L'ultima fase (quella del colabrodo) non si può spiegare solo con l'assenza di Albiol ma è vero che proprio il saper sempre cosa fare, dava certezze e sicurezze anche a Koulibaly e Jorginho, che senza di lui hanno ripreso confidenza con certe amnesie. Questione di leadership, evidentemente, che in quel reparto ha soltanto lui. Poi, eccoci ai sostituti: Maksimovic e Chiriches. Con loro troppi sono stati i momenti dove non c'era l'impressione di sicurezza totale e granitica. Per esempio, la rapidità delle incursioni della Roma (ha giocato il serbo) e del Besiktas (con il rumeno in campo) nella gara di andata in particolare, hanno messo a nudo la loro poca agilità. E Koulibaly? Fisico da paura ma troppe ingenuità. Sarri, senza Albiol, ha partorito una creatura dall'anima di Penelope, che disfa in difesa ciò che ha tessuto in attacco. Creatura grottesca, con troppa discontinuità. Ma il ritorno di Albiol dovrebbe rimettere le cose al posto. O almeno questo si augura Sarri.
Fonte:ilmattino