100 MILA GIOVANI SE NE VANNO? MEGLIO NON AVERLI TRA I PIEDI. POLETTI COMINCIA BENE..

19 dicembre 2016 | 22:17
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100 MILA GIOVANI SE NE VANNO? MEGLIO NON AVERLI TRA I PIEDI. POLETTI COMINCIA BENE..

Comincia bene il Ministro del Lavoro Poletti . Fuga di cervelli, giovani lavoratori in cerca di opportunità all’estero perché in patria non ne trovano? «Bene così: conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Apriti cielo: l’ultima uscita del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti suona aspra come una purga: «Bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori – ha detto a colloquio con i giornalisti a Fano -. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei “pistola”».
«Vada via lui»
Poi, certo, il ministro ha cercato di mettere una toppa: «Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero», ha dichiarato all’Ansa. Ma intanto la fuga dei tanti ragazzi in cerca di occupazione ha ripreso i contorni che le sono propri, quelli di una ferita che sanguina: un’emorragia di energie per il Paese. Aggravata dai dati Inps appena diffusi: boom di voucher, aumento dei licenziamenti disciplinari e diminuzione dei contratti a tempo indeterminato dell’89% rispetto al 2015.
poletti

Jobs Act e voucher
Di Jobs Act e di voucher ha parlato a Fano il ministro. Sul primo ha assicurato che non ci saranno marce indietro. Mentre sui voucher ha confermato che qualche correzione si farà: nei primi 10 mesi del 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher da 10 euro, con un aumento del +32,3%. Una crescita tale da indurre il governo a intervenire per rideterminare le norme che ne limitino l’uso.
«Vada via»
«Giovani umiliati da voucher e insultati da Poletti. Vada via lui, non i giovani», scrive su Twitter Luigi Di Maio del M5S. E Stefano Fassina dì Sinistra Italiana, definisce «vergognoso il giudizio del ministro Poletti sui ragazzi e le ragazze costretti a lasciare l’Italia del Jobs Act per trovare un lavoro adeguato e dignitoso. Dopo aver giustificato le elezioni anticipate per evitare i referendum sociali, ora un altro, grave segno di insensibilità democratica e sociale. È ora che lasci il suo incarico». «Non bastano le scuse tardive di Poletti. Le affermazioni del ministro del Lavoro sono gravissime e denotano arroganza e nessuna conoscenza della realtà. Dopo una frase così infelice, l’unica via d’uscita dignitosa sarebbero le dimissioni», ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Remigio Ceroni, componente della commissione Bilancio.
«Nessuno ha una ricetta»
«Visto che i giovani hanno votato in massa No al referendum costituzionale – ha tuonato Pippo Civati deputato di Possibile – la linea di Poletti è quella di fargliela pagare con dichiarazioni insulse e rancorose». Ma il ministro ribatte: i giovani non hanno votato no al referendum costituzionale per «colpa» del Jobs Act: «C’è stato il segno di un disagio, di una problematicità che io credo sia troppo semplificato collegare al Jobs act» ha detto. «Parliamo di giovani che hanno situazioni molto diverse tra loro, occupati, disoccupati, per cui c’è un problema collegato al grande cambiamento che stiamo vivendo». «Anche la tecnologia, l’innovazione – ha aggiunto – producono delle incertezze. Oggi veniamo da una situazione dove la globalizzazione da un lato e l’innovazione dall’altro mettono in discussione un sacco di cose, quindi la gente è impaurita, non sa quale sarà il proprio futuro e non c’è nessuno al mondo che ha una ricetta per cui può dire “succederà questo”».
Fuga
Ma sui giovani che vanno via, Poletti pensa che non sia giusto affermare che «a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri». «Ritengo utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero – dice – ma dobbiamo dare loro l’opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie».