45′ DI LAZIO. Il cambio di passo, ma anche di gioco, anche di fiducia, è difficile da spiegare perché è davvero troppo netto. Ieri al 45′, sospinta da Felipe Anderson, scatenato nel suo ruolo ideale, la Lazio aveva costruito quattro belle occasioni. E’ un’ala d’attacco, non un’ala a tutto campo e la sua diversa prestazione (nel primo tempo) fra la gara con la Fiorentina e quella con l’Inter sta nel modulo della Lazio, passata dal 3-5-2 al 4-3-3, e dal suo movimento tutto d’ispirazione offensiva. Le prime due azioni pericolose (peraltro identiche) sono nate dalle fiammate del brasiliano che ha saltato Ansaldi e trovato Immobile poco dentro l’area: Handanovic ha respinto i tiri del centravanti e D’Ambrosio quello di Lulic sulla ribattuta. I due centrali nerazzurri hanno tardato a capire che quello era uno schema e non hanno chiuso per tempo. L’ATTACCO DI FELIPE. L’Inter ha ripreso quota, sostenuta da Brozovic, sempre più autorevole come organizzatore di gioco. Al croato (e a tutta la squadra) sarebbe servito però l’apporto di Banega, controllato da Biglia. L’effetto di queste note difficoltà era nel poco che la squadra di Pioli produceva in attacco a cominciare dal suo bomber (zero tiri di Icardi). Se questa attesa fosse stata studiata e preparata (e magari lo è davvero), dovremmo parlare di Pioli come un grandissimo stratega. La Lazio interrompeva il lento macinare dell’Inter con le ingobbite ripartenze di Lulic e soprattutto con i lampi di Felipe Anderson che a un certo punto ha cercato di fare tutto da solo, partendo in un fantastico slalom: ne ha saltati tre, Ansaldi, Miranda e Murillo e quando è arrivato davanti alla porta si è fatto deviare il tiro ancora da D’Ambrosio.
ICARDI DOPPIETTA. In meno di un quarto d’ora, la Lazio è scomparsa, è uscita tutta insieme, come ormai le càpita troppo spesso nel secondo tempo di tante partite, come era capitato anche domenica sera contro la Fiorentina. Solo che a differenza dei morbidi viola, i nerazzurri sono stati spietati. Ha cominciato Banega sfruttando un errore tecnico di Milinkovic (ha perso palla sulla pressione dell’argentino) e tattico di Biglia (non è rimasto in copertura): un ceffone a piede aperto nel sette. Secondo gol due minuti dopo, su cross libero di D’Ambrosio e movimento da vero bomber di Icardi che ha fregato il tempo a De Vrij e ha segnato di testa. Una squadra ordinata e ben organizzata si è polverizzata in pochi secondi. E’ un problema serio per Inzaghi che ha preso il terzo gol ancora da Icardi dopo una punizione di Banega: e anche in quella occasione, vi raccomandiamo la difesa. Chiusura col palo di Maurito e l’ingresso con ovazione di San Siro di Gabigol. Sulle 21 reti subite, la Lazio ne ha prese 18 nel secondo tempo. C’è qualcosa, anzi, c’è tanto, che non va.
42’ – Manca l’espulsione di D’Ambrosio: la sbracciata su Lulic assomiglia ad una gomitata anche se arriva con l’avambraccio, è anche molto violenta, non la vede Mazzoleni (e quando mai), né il quarto Meli né l’assistente Crispo.
4’ – Rischia di più sempre Miranda quando ferma Felipe Anderson, allarga le braccia spostandole verso destra per fermare l’avversario, anche se fra i due la distanza è minima.
8’ – Basta poggia una mano sulla spalla di Icardi che va giù: non sembra rigore, anche qui però rischia.
15’ – De Vrij sbraccia (sì, di gioco) su Icardi, manca il giallo.
16’ – Biglia interviene su Icardi che è sulla linea di fondo (sotto gli occhi di Guida, complimenti anche a lui), liscia il pallone e lo prende sul piede: ci stavano gli estremi per il penalty.
22’ – D’Ambrosio saltando travolge Parolo in area, pochi dubbi: era rigore netto