Dybala,Messi il mio idolo ma io resto alla Juve per vincere tutto
15 dicembre 2016 | 07:50
Il giovane fuoriclasse argentino si confessa durante una lunga intervista a cuore aperto:
pensieri, emozioni e naturalmente la Roma…
pensieri, emozioni e naturalmente la Roma…
Paulo Dybala è nato a Laguna Larga, Argentina, nella provincia di Cordoba, il 15 novembre 1993. Inizia la sua carriera nell’Istituto Atletico Central a 19 anni arriva al Palermo di Zamparini dove diventa la Joya, vincendo un campionato di B. Gestito dal manager Triulzi, il 4 giugno 2015, passa alla Juventus per 32 milioni. In bianconero vince scudetto e coppa Italia
dYbala
«più di Messi c’è la mia Juve»
«più di Messi c’è la mia Juve»
«Lui è il mio idolo ma non mi vedo a Barcellona: perché sono legatissimo ai bianconeri. Obiettivi? Il sesto scudetto e Cardiff»
Il ritratto di Massimiliano Allegri è perfetto: Paulo Dybala ha la faccia da bambino però con lo sguardo assassino. L’allenatore sceglie l’immagine per descriverne determinazione e voglia di vincere, costanti di questa lunga intervista, tra confidenze su sogni diventati realtà – giocare con Messi, il suo idolo – e sogni che ribattezza obiettivi: la Champions perché Paulo ci crede e non vuole svegliarsi prima di Cardiff. Parla di Pogba («Ci manca, ma noi manchiamo a lui: guardate le classifiche…»), di CR7 e del Pallone d’Oro, di mamma Alicia e della fidanzata Antonella, del rapporto con i bambini e dei vecchi maestri, di Higuain che è amico e non solo gemello d’attacco, di Mandzukic che è importante quanto Gonzalo, di un tridente che non considera utopia. Parla, soprattutto, di Juve-Roma, la partitissima: di Iturbe che è fortissimo e gli spiace non trovi spazio, di Paredes che sarà il futuro della Seleccion, di Totti a cui chiese la maglia emozionato, dei sentimenti di Pjanic e delle battute su Nainggolan, soprattutto di una sfida da vincere per dare un segnale forte al campionato. Perché l’altro obiettivo, non sogno, è il sesto scudetto che varrebbe la leggenda.
Dybala come si sente? E’ pronto a riprendere il suo posto da titolare?
«Non so se sono al cento per cento, però sto sempre meglio: giocare è il desiderio di ogni calciatore, però siamo tanti e c’è un allenatore che decide».
Ha passato un mese e mezzo senza calcio…
«Non è stato semplice. Già a Palermo mi era capitato di stare fermo tanto a lungo, ma per un giovane è dura accettarlo. Ho cercato di trasformare lo sconforto in energia per recuperare più in fretta possibile».
Contro il Toro pochi minuti nel finale le sono bastati per far vedere grandi cose…
«Mi sono rivisto in tv e la sensazione positiva del campo ha trovato conferma: sapevo che i test settimanali erano stati perfetti e avevo tanta voglia di far bene, sono sceso in campo concentratissimo per aiutare la squadra ed è arrivata una vittoria importante».
La Juventus vola, eppure non sono mancate le critiche…
«E’ un destino comune ad altri grandi club: Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco. Siamo primi in serie A e abbiamo chiuso in vetta il girone di Champions: cosa dobbiamo fare di più? Certo, nel gioco non siamo perfetti, ma serve pazienza perché abbiamo cambiato tanto: per fortuna abbiamo un tecnico molto bravo a inserire i nuovi nel gruppo».
Sabato affronterete la Roma: è davvero l’anti-Juve, a suo giudizio?
«La classifica in questo momento dice questo, in realtà gli anti-Juve sono tanti: vinciamo da anni ed è normale che sia così, sabato non avremo contro solo la Roma ma per noi è una carica in più».
Chi conosce nella squadra di Spalletti?
«Sono molto amico di Iturbe, è fortissimo e mi piacerebbe vederlo giocare di più: il fatto che stia fuori la dice lunga sui valori tecnici dell’attacco giallorosso. Conosco anche Paredes: sarà molto importante per futuro della Nazionale argentina».
Cosa pensa di Totti?
«Fa parte della storia mondiale del calcio, l’ho sempre ammirato e quando l’ho incrociato con il Palermo gli ho chiesto la maglia. Se penso che quando lui ha debuttato in A non ero nato mi vengono i brividi: giocare a quarant’anni nella propria squadra del cuore è un sogno che tutti vorrebbero vivere».
Juve-Roma vale già lo scudetto?
«E’ presto, però se vinciamo mandiamo un segnale importante alle inseguitrici. Voglio i tre punti anche per chiudere in vetta l’andata: giocheremo una partita in meno e non mi piacerebbe vedermi secondo».
I suoi ultimi gol risalgono al 15 ottobre, contro l’Udinese: quanta voglia ha di segnare?
«Tantissima. Ho cercato la rete tre volte nei 10′ giocati con la Dinamo, nel derby non sono arrivato al tiro e ho cercato di dare una mano alla squadra, riproverò sabato. Per gli attaccanti il gol è fondamentale, ma io da questo punto di vista sono un “mezzo” attaccante: sono felice anche se faccio segnare gli alti».
Pjanic come vive questa vigilia?
«Ha avuto modo di… prepararsi affrontando il Lione, altra sua ex squadra. Lo vedo sereno, è un grande professionista: in allenamento scherzavamo sull’amicizia con Nainggolan, gli abbiamo chiesto se davvero gli ha tolto il saluto. Non ha risposto…».
Nainggolan è un altro punto di forza della Roma…
«E’ un combattente, determinante per il gioco: si è visto anche nell’ultima partita».
Higuain prima del Napoli era più coinvolto di Pjanic oggi?
«Penso non sia facile per nessuno: mi sentivo teso io la prima volta contro il Palermo, figurarsi loro arrivati da grandi squadre. A Gonzalo piacciono due cose, vincere e fare gol, perciò con il Napoli è stata la partita perfetta».
Ha segnato 12 reti, eppure c’è chi sostiene non sia quello di Napoli…
«Essere criticati è un destino dei più forti. E’ capitato perfino a Messi. Noi non possiamo chiedergli di più: segna gol importanti, dà sempre tutto e aiuta la squadra. E’ felice di essere alla Juventus. Io lo guardo tanto e cerco di imparare».
Siete molto legati…
«Ci siamo conosciuti in Nazionale, abbiamo cominciato a sentirci spesso nei giorni del suo trasferimento a Torino ed è nata una grande amicizia: ci frequentiamo, andiamo spesso a cena insieme. Ma non solo con lui: siamo un bel gruppo e si vede».
Anche Mandzukic sta andando molto bene…
«Mario è importante come lo è Gonzalo. Anche con lui ho un grande rapporto, l’anno scorso al suo fianco ho giocato le migliori partite. Non molla niente, nemmeno in allenamento».
Pensa che sia possibile un tridente con lei, Mario e Higuain?
«Lo abbiamo provato contro l’Espanyol in amichevole e per qualche minuto contro la Dinamo Zagabria. Credo che per caratteristiche si possa fare, magari anche a partita in corso».
Pjaca è ancora infortunato…
«Sta meglio, il rientro si avvicina. Mi ha stupito per velocità e forza: farà benissimo».
La Juve è favorita per il sesto scudetto?
«La Juventus è sempre favorita. Per giocatori, allenatore e storia».
Anche il Milan vi insegue, qualche passo dietro la Roma…
«Mi piacciono le squadre che puntano sui giovani: in Italia non è usuale».
Lo incontrerete in Supercoppa a Doha…
«Non dimentichiamo la sconfitta di San Siro: sarà una rivincita, vogliamo il primo trofeo della stagione».
Cosa pensa del Napoli?
«L’avvio è stato inferiore alle attese, ma adesso sta facendo grandi partite. Esprime un bel calcio e ha un grande allenatore: in Champions con il Real sarà un bel test».
Immaginava l’Inter così attardata?
«Sinceramente no, perché ha calciatori di qualità. Da fuori, non saprei spiegare cos’è accaduto».
Agli ottavi di Champions affronterete il Porto…
«Tanta gente ritiene il passaggio di turno scontato, ma in Europa non si può sottovalutare nessuna squadra. Hanno uno stadio caldo, me ne ha parlato Alex Sandro».
La Coppa è un sogno?
«Non mi piace parlare di sogno, perché poi ti svegli e finisce tutto. Parliamo di obiettivi: i nostri sono arrivare a Cardiff e cercare di entrare nella leggenda con il sesto scudetto di fila».
Chi sono le rivali più insidiose in Champions?
«Ce ne sono tante: Bayern Monaco, Barcellona, Real Madrid, Manchester City. Sarà durissima, noi ci siamo».
Il suo rapporto con la Nazionale…
«Speravo di arrivarci fin da bambino e farne parte dà sensazioni uniche. Mi dispiace per l’espulsione al debutto da titolare: forse ho sentito troppo la partita».
Crede alla qualificazione al Mondiale?
«Ne sono sicuro. Nessuno immagina un Mondiale senza l’Argentina e senza il più forte calciatore al mondo».
A proposito: che effetto fa essere compagno di Messi?
«Era il mio idolo e sognavo di giocare con lui: la prima volta è stata un’emozione indimenticabile, il top dopo uno scambio con cui l’ho mandato al tiro».
I gossip di mercato insistono nell’immaginarvi insieme nel Barcellona…
«Gossip appunto, sono legatissimo alla maglia bianconera: la gente deve capire che ho un rapporto fortissimo con la Juve e non dare retta alle voci».
La società ha pronto un nuovo contratto. Si era parlato anche di assegnarle il 10.
«Sono felice di essere qui e voglio fare parte a lungo di questa squadra. Il mio numero, però, sarà sempre il 21: quando sono arrivato potevo prendere il 7, ma piaceva a Morata, così ho scelto quello che era stato di Pirlo».
Lei è un idolo bianconero, ma piace anche ai tifosi di altre squadre…
«Perfino in Argentina, dove non è certo abituale, mi è successo di essere applaudito dai tifosi avversari, oggi anche attraverso i social ricevo messaggi affettuosi da non juventini: credo dipenda dalla mia semplicità, dal mio modo di giocare, dal non fare mai polemiche».
Pogba è andato via: quanto vi manca?
«Siamo in contatto. Ci manca per qualità in campo e ci mancano le risate nello spogliatoio. Anche noi, però, manchiamo a lui: basta guardare la classifica nostra e quella del Manchester United».
Pensa che a gennaio arriveranno dei rinforzi?
«Siamo forti già così. Poi la società valuterà».
Che rapporto ha con Allegri?
«Molto bello: parla con noi, ci fa stare bene. A me ha dato consigli preziosi, mi è stato vicino quando andavo in panchina o nei periodi in cui faticavo a segnare».
Ha detto che lei ha una faccia da bambino ma lo sguardo da killer…
«Lo ringrazio, era un modo per descrivermi determinato. In campo non mi piace litigare, se mi fanno arrabbiare cerco di rispondere con il pallone».
Ha anche detto che, fra pochi anni, la precederanno solo Messi e Ronaldo…
«Penso abbia voluto spronarmi a dare sempre di più. Arrivare a Cristiano e Messi non è facile, però se l’ha detto lui che è un esperto un perché ci sarà. Così, cerco di migliorare e avvicinarmi a quel livello».
Pallone d’oro a CR7: monotonia?
«In questo momento è giusto che si alternino lui e Messi, i due più forti al mondo. E Ronaldo quest’anno ha vinto Champions e Europeo».
Lei ci pensa?
«Ci ho sempre pensato: in questa edizione non ho ricevuto nessun voto, ma già essere lì a 22 anni è incredibile. Ora voglio salire più in alto».
Tra i suoi allenatori precedenti, a chi è più legato?
«Da tutti ho imparato qualcosa, ma non dimentico quelli delle giovanili: sono stati loro a formarmi».
Lei ama i bambini….
«Ricordo bene come ero felice alla loro età per un autografo o una foto. Mamma e la mia fidanzata mi fanno notare come sorridono quando vedono me o altri calciatori: pensano che siamo supereroi, io voglio invece che mi sentano vicino».
Ha quattro milioni di fan digitali e riceve circa seicento messaggi al giorno…
«E’ bellissimo avere un filo diretto con i tifosi. Quando posso rispondo, specie su Facebook, ma i messaggi sono davvero tanti».
Vuol parlarci di Antonella, la sua ragazza?
«Ci conosciamo da cinque anni e siamo fidanzati da due, stiamo davvero bene insieme. Ci sentiamo ragazzi come tanti, io vengo da un paesino dove manco sapevamo cosa fossero i vip. Matrimonio? E’ ancora presto…».
Mamma Alicia si è trasferita a Torino…
«E’ accanto a me dal giorno che sono venuto in Italia e lo sarà sempre, ovunque andrò. Con lei parlo anche di calcio, mi consiglia su tutto, sono il più piccolo dei fratelli e resto sempre il suo bambino. Ho perso papà troppo presto, avevo un rapporto perfetto con lui e mi manca non averlo avuto da adulto. La figura paterna è impossibile da sostituire, nemmeno un fratello maggiore può riuscirci».
fonte.corrieredellosport