sulla panchina giallorossa: dodici reti realizzatein campionato e altre cinque in Europa League. E’ rimasto secco nei preliminari di Champions
SVILUPPO. I gol sono stati 20 solo in tempi recenti, nel bilancio 2016/17: 12 in Serie A, con tanto di primato provvisorio nella classifica marcatori in compagnia dell’interista Icardi; altri 5 in Europa League, tanto che l’Uefa proprio ieri lo ha inserito nella Top 11 dei gironi della prima fase; e poi 3 con la Bosnia, la sua casa, dove è diventato il miglior cannoniere di sempre della ex Jugoslavia. Anche se nelle ultime due giornate di campionato non ha rimpinguato il malloppo, Dzeko sta correndo a un ritmo che potrebbe consentirgli di migliorare il record di reti in una stessa stagione: furono addirittura 45, nazionale compresa, nella stagione 2008/09, quando giocava nel Wolfsburg e, particolare non secondario, vinse lo “scudetto” al secondo tentativo, proprio come spera di fare adesso. Con più di mezza stagione davanti, è attraente la prospettiva di mirare al massimo.
IL CONFRONTO. Sapete quanti ne ha fatti Gonzalo Higuain, il terrore di ogni difesa, lo spauracchio di sabato prossimo, in tutta la carriera? “Soltanto” 270. Dieci in più, all inclusive, cifra tonda e gratificante. Tre anni fa, quando il Napoli lo acquistò dal Real Madrid per sostituire Cavani, Higuain aveva una quotazione internazionale simile rispetto a quella di Dzeko: evidentemente un motivo c’era e sta scritto nei numeri. Invece nell’estate 2016 la Juventus ha acquistato Higuain pagando la clausola rescissoria da 90 milioni mentre Dzeko è rimasto alla Roma quasi per mancanza di alternative. Se adesso tutti e due tornassero sul mercato, con una dote di 530 gol complessivi, la forbice percettiva e quindi economica sarebbe molto meno ampia. Costerebbe di più Higuain, chiaro, anche perché è più giovane di quasi due anni. Ma il paragone improvvisamente ha recuperato credibilità. Juventus-Roma, anche per i due numeri 9, è una specie di resa dei conti. Tecnici e finanziari.
CRESCITA. Intanto Dzeko ha conquistato la fiducia di Spalletti e, a cascata, di qualunque tifoso. «Lo scorso anno erano giusti i fischi – ha ammesso – perché non giocavo bene. Ora sono felice di sentire gli applausi e voglio continuare su questa strada». Che non è solo lastricata di gol, di assist (tre) o di rigori provocati (due). Ma anche di un contributo costante alla manovra offensiva: tra spallate ai difensori, spizzate per i compagni e organizzazione del palleggio, Dzeko è ormai diventato il fulcro del gioco della Roma. «Rispetto all’anno scorso siamo cambiati essenzialmente perché giochiamo con Edin davanti – ricorda Spalletti – e a me la squadra piace di più così perché con un impatto fisico maggiore abbiamo maggiori possibilità di vincere le partite». A Torino, contro Re Gonzalo, Dzeko si è meritato un’occasione che fino a pochi mesi fa appariva impensabile: giocare il duello sullo stesso piano, nel privé dei bomber, senza vivere il complesso di inferiorità.