E’ morto George Michael aveva 53 anni. Autore di “Last Christmas”
All’età di 53 anni è morto il cantante George Michael. La star, diventata famosa negli anni Ottanta con il gruppo dei Wham!, si è spenta nella sua casa serenamente. Stava lavorando al docu-film «Freedom», come si legge sulla sua pagina Facebook ufficiale. Ad annunciare la scomparsa di Michael è stato il suo agente.
Andarsene mentre tutti stanno ascoltando la tua canzone, per la milionesima volta, quando è tempo di Natale. Sì, mentre ognuno di noi sta aprendo su youtube o guardando alla tv «Last Christmas», pezzo, ma soprattutto video memorabile degli Wham!, band iconica della golden generation britannica anni’80, se ne è andato il suo interprete, uno dei più grandi degli ultimi quarant’anni. Sì, George Michael è morto a 53 anni. Degli Wham!, fondati col suo socio Andrew Ridgeley, non faceva più parte da almeno tre decenni, ma, da solista, la sua fama era accresciuta ancor più, con quella voce straordinaria, lancinante. Una carriera fantastica, una vita però dove gli eccessi non sono mancati. Forse però non alla fine. Perché per ora non è dato sapere come ci abbia lasciato George, ma il suo agente ha riferito che la star è «scomparsa serenamente a casa sua», escludendo quindi circostanze sospette.
Era fermo da quattro anni George. In tutti i sensi: anche i tabloid l’avevano lasciato in pace, perseguitato lui per decenni. Perché guidava in stato di ebbrezza o in possesso di stupefacenti vari. O perché sorpreso in un bagno con un poliziotto. Già, la sua omosessualità, malcelata negli anni’80 quando doveva recitare obbligatoriamente la parte del sex symbol a tutti i costi. E poi finalmente dichiarata, ma sofferta, con quella storia tra alti e bassi con il compagno di sempre Kenny Gross. Già, lo scanzonato Michael dei brani natalizi, nato a Londra da padre greco-cipriota, è un idolo delle ragazzine britanniche, insieme all’amico Ridgeley. Con la zazzera sparata in aria e la voce già unica spara quattro album in quattro anni, con i Duran Duran e gli Spandau Ballet, sembra il capofila di una generazione di musicisti senza troppi pensieri, anche se dotati.
Sembra infatti: George è stufo di quella prigione di platino, ma pur sempre una prigione,impostagli per altro dai discografici con cui avrà un pessimo rapporto. E va da solo: sarà un successo incredibile, ancor più che con l’amico Andrew. Perché il cantante riporta l’interpretazione, spesso messa da parte, al centro della scena: quella voce lì, alta, suadente, a tratti aggressiva, a tratti delicatissima non ce l’ha nessuno. Rallenta George a differenza di prima. E qui gli album originalo saranno solo cinque in meno di vent’anni, l’acclamato «Faith» all’ultimo, ormai datato, Patience, anno 2004. In mezzo tante cose belle: le cover degli altri, la Somebody to Love dedicata allo scomparso Freddie Mercury o la «Roxanne» dei Police, forse ancora più intesa nella sua versione.
E, prima il duetto con il mito personale Elton John con cui interpreta «Don’t let the Sun Go Out on me». Mito che poi l’accuserà di avere poco coraggio nel dichiarare la sua sessualità: il coming out di Michael avverrà infatti solo dopo il celebre «scandalo del bagno», quando verrà sorpreso in atti osceni, mentre farà delle avances a un poliziotto (vicenda su cui poi intelligentemente scherzerà nel video «Outside»). Da quel momento George agirà alla luce del sole, tormentandosi spesso nella relazione col compagno Kenny Gross. E finendo più spesso sulle spietate cronache britanniche, per guida in stato di ebbrezza e possesso di marijuana. Gli ultimi anni li ha trascorsi, come detto in silenzio, con l’ultimo tour e la chiusura delle Olimpiadi, mentre nel 2011 aveva rischiato la vita a Vienna e un album «Symphonica» ripreso dal tour che poco aggiungeva al suo straordinario bagaglio. Chissà quali inquietudini lo stavano ancora tormentato. O se ha trascorso serenamente quest’ultimo, maledetto, Natale.