Ecco quanto vale il Napoli grazie a Sarri

20 dicembre 2016 | 10:33
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Ecco quanto vale il Napoli grazie a Sarri
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Ecco quanto vale il Napoli grazie a Sarri
Ecco quanto vale il Napoli grazie a Sarri
Ecco quanto vale il Napoli grazie a Sarri

Il valore della rosa è salito di 100 milioni
È la somma che fa la differenza di un Progetto vincente: in dodici anni, dal nulla agli ottavi Champions (di nuovo) e in quell’Idea rivoluzionaria, avviata tra la polvere degli scaffali della Fallimentare, una Filosofia all’avanguardia, una diversità ch’è palpabile, un’evoluzione ritmata. L’oro di Napoli ha un valore inestimabile, perché è fuori mercato, non entra in trattativa, non si lascia solleticare da tentazioni che pure non sono mancate: è incedibile Hamsik (come dimostrato) e lo sono stati (di recente) anche Albiol, Callejon, Mertens; però con il Torino – calcolando gli investimenti per gli acquisti c’erano in campo 78 milioni di euro ed altri 73 aspettavano in panchina che arrivasse il loro momento, mentre altri 40 (Milik e Koulibaly) restavano in infermeria. Gli affari sono affari ma al cuore non si comanda e non ci sarà modo, né tempo, per lusingare De Laurentiis a mettere in vetrina ciò che Sarri ha esposto in questo biennio scarso in cui i 230 milioni di patrimonio tecnico si sono accresciuti e moltiplicati, arrivando a valere adesso complessivamente ben oltre i 300, perché (per comprendere) Koulibaly è passato dai 7 pagati ai 60 (circa) di quotazione e Ghoulam, che Benitez volle e fece acquistare per 5, adesso è ben al di là dei 15 e Callejon – arrivato per 8,8 – è stato negato a 22. La plusvalenza è nel gioco, nell’allegria contagiosa, nello spettacolo che rapisce, nel desiderio di restare inchiodati alla propria cultura e continuando, finché possibile, ad arricchire un organico che un centinaio di milioni in più forse già vale.
mer
Il falso nueve, in realtà, c’era già: nascosto nella culla d’un Napoli da coccolare, mentre intorno restava l’ira per l’addio del pipita e quel clima mesto che accompagna le separazioni. «Mi garba molto lavorare su Mertens». Il 27 luglio, Dimaro-Folgarida, nella nuvola di fumo, perso con il suo sguardo da rabdomante, Maurizio Sarri leggeva nel futuro e lasciava che il vento portasse via le voci: Milik c’era (virtualmente), un’ombra che stava allungandosi tra la diffidenza di questo Mondo, e poi Bacca, l’impresa titanica di raggiungere Icardi, Zaza ed anche Pavoletti, per arrivare a Jovetic. «Mi intrigherebbe uno così. Ma io ho Mertens». Fu un lampo, lo slancio geniale di chi nel calcio trascina il proprio vissuto tecnico-tattico, ma anche un’idea sopraffatta dagli eventi, dalla necessità di lanciarsi con il suo tridente e con Milik o Gabbiadini, dall’esigenza di costruire intorno a un patrimonio esistente. E Mertens rimase a sinistra, alter ego d’Insigne, interprete d’un duello a esclusione con l’ultimo dribbling. E l’8 ottobre, quando Milik s’è rotolato in terra e Gabbiadini ha mostrato (ancora) di soffrire quel calcio, quei movimenti, quei tagli, quegli spostamenti, la porta del laboratorio s’è potuta riaprire: 14 reti sinora, come mai nel triennio napoletano, 8 nelle ultime 3 gare, 10 da quando ha dovuto rinascere centravanti, ma poi una verticalità ch’esalta la rapidità di calcio e di pensiero, la capacità di spostarsi, d’uscire dalle linee, di appoggiarsi su Insigne, poi l’aggressione dello spazio e della porta. Mertens era nascosto in quel bozzolo – il 27 luglio – e Sarri se n’era accorto.
zelinski
«Fe-no-me-na-le»: cos’altro aggiungere, se un allenatore si spinge a tanto, se decide – con la società – di starsene sulla riva del mercato, ch’è sempre affollata, ed aspettare che quel giovanotto decida da solo? L’estate più rovente della vita di Piotr Zielinski, 22 anni appena compiuti ed un caos in testa da governare con maturità: sta per cominciare l’Europeo, quando chiama l’Udinese, che ha detto di sì al Napoli, e però in Inghilterra si diffonde un’eco, che nasce(rebbe) ad Anfield e indurrebbe a vedersi con la maglia del Liverpool.Una scelta di vita che Zielinski decide di postdatare: «Fatemi finire l’Europeo». Ci sono 17 milioni di euro su un tavolo, li ha sistemati Aurelio De Laurentiis per il suo amico Giampaolo Pozzo: ne hanno fatti d’affari assieme e con una stretta di mano (accadde per Quagliarella, per Inler, per Allan), evitando non solo l’ansia ma i giochi delle parti. «Aspettiamo». Perché quel talento «fe-no-me-nale», che Sarri aveva già allenato per sei mesi a Empoli, aveva in sé qualità fuori dalla norma e poteva essere plasmato, trasformandolo da trequartista in centrocampista o in tuttocampista. C’è voluto un po’, ma quando la Polonia è uscita dall’Europeo, da imbattuta, ai rigori con i futuri campioni del Portogallo, ed era il primo luglio, Zielinski s’è isolato, ha lasciato che pure il Milan bussasse alla porta, poi ha avvertito il richiamo del Maestro e quella stima manifestatagli rispettosamente in silenzio da De Laurentiis e Giuntoli e ricambiata in fretta: 1091 minuti, 1189 per Allan, ch’era il titolare ed ora ha una partita in meno. I fenomeni fanno così…
diawarar
Il mercato, guardando oltre: cercando la luna, mica la punta del mignolo; intrufolandosi nel futuro, andando a scandagliare il calcio, osando. Il mercato è un tormento per chi lo fa, presidente e diesse e allenatori, ma lo diventa anche per i calciatori: e forse sarà per questo che a un certo punto Amadou Diawara, 19 anni ancora, ha scelto di eclissarsi. Desaparecido: non un sms, non un segnale di fumo, non una lettera consegnata a un piccione, silenzio assoluto, con il Napoli che ha deciso di lanciare il proprio sguardo sino a Bologna e concedersi la pausa di riflessione, prima di scovare quel regista atipico e però moderno. Giuntoli ha avviato la trattativa, nell’oscurità del 28 luglio, mentre a Trento si giocava l’amichevole Entella-Napoli, De Laurentiis l’ha lasciata decollare: una telefonata a Bigon, il ds rossoblù, un’altra a Fenucci, l’ad, la mega-offerta da 14 milioni (più bonus) e la palla passa a Sarri che per 58 giorni la lascia a bordo campo. «E’ un ragazzo, è rimasto fermo per un lungo periodo». Lascia che Diawara cresca al fianco di Jorginho, studi Allan, Hamsik e Zielinski, entri negli schemi, perché non si possono bruciare tanti soldi così, per un capriccio popolare: Diawara debutta con il Besiktas, il 19 ottobre, ed il 23 a Crotone è titolare e lo sarà anche a Torino, contro la Juventus, e poi con la Dinamo Kiev e persino nell’inferno di Istanbul, contro il Besiktas. E’ un giovane vecchio, con 12 presenze e 712 minuti già nel curriculum: il futuro è suo. Ma anche di Leandrinho, 18 anni, da un mese a Castel Volturno: ieri ha svolto le visite mediche.