Arkadiusz Milik si presenta come l’erede di Gonzalo Higuain: il Napoli chiude la trattativa con l’Aiax e l’attaccante si preparara a volare in Italia, nel ritiro di Dimaro. Per avere il centravanti polacco, De Laurentiis paga – come annunciato dal sito del club olandese con tanto di comunicato ufficiale diffuso il 2 agosto, dunque a sei giorni dalla chiusura dell’affare – «trentadue milioni di euro, con un bonus pari a un altro milione di euro». Milik è reduce da una stagione con ventiquattro gol segnati, complessivamente, per l’Ajax.
Milik debutta con la maglia del Napoli a Pescara, dove entra all’ottavo minuto della ripresa sul punteggio di 2-0 per i padroni di casa con Mertens. Ma le prime reti del centravanti arrivano sei giorni dopo, il 28, contro il Milan, ed è subito una doppietta: nelle otto partite in cui Milik è a disposizione di Sarri, sono sette le reti del bomber, che gioca per complessivi 593 minuti e segna ogni ottantaquattro minuti di media. E’ un inizio più che promettente: Milik regala una doppietta anche contro la Dinamo Kiev e un gol – su rigore – con il Benfica.
Durante Polonia-Danimarca, partita valida per le qualificazioni per i Mondiali, Milik, in un incidente apparentemente innocuo, rimedia la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Dopo due giorni il polacco viene operato a Roma, a Villa Stuart, dal professor Pier Paolo Mariani: i tempi di recupero vengono definiti variabili, e compresi tra i quattro e i sei mesi, per non manca l’ottimismo. Il centravanti si confessa con i giornalisti dei quotidiani: «Quando mi è stata comunicata la diagnosi, non sono riuscito a trattenere le lacrime».
Quanto manca? E’ un rapido, verrebbe da dire velocissimo, quiz contro il tempo; è una domanda che sorge spontanea, quasi all’alba d’ogni giorno, quando Arkadiusz Milik comincia a correre per avvicinarsi al traguardo: cento giorni, gli dissero di slancio, quando uscì dalla sala operatoria (era il 10 ottobre), e per credere che sia possibile, che si possa realizzare il “miracolo”, alle nove e trenta si comincia in piscina per il ricondizionamento, e per tre ore là dentro si resta; poi breve pausa, pranzetto frugale, riposo fisiologico, ed alle ore 15 si sta stavolta in campo, guardando il Napoli da vicino, e dandogli appuntamento a presto, a gennaio, perché il lavoro sul campo sta rispondendo e certe percezioni servono per star meglio.
TORNA, BOMBER. Sette reti in quarantotto giorni, poi l’8 ottobre, proprio due mesi fa, il crac in Polonia-Danimarca, le lacrime, il terrore, quel legamento sfilacciato, la favola che diventa un incubo per un ragazzo di ventidue anni che non si vergognò d’ammetterlo (e perché avrebbe dovuto?) d’essere stato tradito dal destino: «Ed ho pianto».
Ma ora può cominciare a sorridere, perché finalmente avverte sensazioni positive, sente la reazione del ginocchio sinistro, e quelle sono risposte. Due ore anche al pomeriggio, al campo B di Castel Volturno, una palla che rotola, corsettine “dritto per dritto”, perché non si può esagerare, né esasperare movimenti che dovranno tornare ad essere puntualmente naturali.
LA VISITA. Si tornerà a Roma dal professor Pier Paolo Mariani, a Villa Stuart, nel cuore della prossima settimana, in compagnia del dottor Alfonso De Nicola, il capo dello staff medico del Napoli: si avranno ulteriori aggiornamenti sulla condizione dell’attaccante polacco che, attualmente, viene definita più che incoraggiante, perché un ginocchio così, dopo un intervento, non se l’aspettava nessuno.
Stavolta siamo in quella fase che viene ritenuta la “zona di preparazione alla partitina”, mancano le sollecitazioni ma non l’ispirazione: sino alle feste di Natale, non dovrebbero esserci cambiamenti netti, ma al rientro – dopo la sosta, intorno al quindici di gennaio – ci potrebbe essere il reinserimento in gruppo, un’irruzione propedeutica al rientro in campo. I cento giorni di cui sopra, di cui sempre…
FIDUCIA. E’ passata la rabbia, ovviamente, ed anche quel filo di malinconia, dalla quale Milik fu travolto immediatamente dopo l’infortunio («mi sentivo depresso»): il Napoli, i medici, i fisioterapisti, il club, i tifosi – che ad ogni partita, trascinati dallo speaker ufficiale, l’invocano come se fosse in campo, c’è anche un trattamento affettivo nella ricostruzione complessiva d’un attaccante capace di sette gol in otto partite, in media uno ogni ottantaquattro minuti.
RECORD. Ma Milik procede a tempo di record, consapevolmente: ha stregato il Napoli, i compagni e persino se stesso; ha deciso che deve riuscire in cento giorni a presentarsi a Sarri, ed il quindici gennaio – secondo un’agenda personale ed ottimistica – sarebbe a novantasette.
Avrebbe saltato, fino a quel momento, diciannove partite; gli resterebbe quasi tutto il girone di ritorno, la Champions League e magari anche la Coppa Italia (che per il Napoli comincerà l’undici gennaio). Il 22 gennaio c’è Napoli-Milan e quella è una data, una possibilità o forse semplicemente un desiderio da cullare silenziosamente, correndo, inseguendo un pallone nel quale c’è nascosto il Sogno (suo e non solo).
fonte:corrieredellosport