Ancora Romeo coinvolto in inchieste giudiziarie che da Napoli questa volta hanno respiro nazionale Dario Del Porto su Repubblica ne parla in maniera lineare Una perquisizione scattata nei giorni scorsi negli uffici di via Isonzo a Roma della società Consip fa venire alla luce nuovi dettagli dell’inchiesta sui rapporti fra il gruppo imprenditoriale Romeo e la pubblica amministrazione.
Il patron dell’azienda, l’avvocato Alfredo Romeo, risulta formalmente indagato con le ipotesi di associazione per delinquere e corruzione. Sotto inchiesta per corruzione c’è anche il direttore Sourcing Servizi e Utility di Consip, Marco Gasparri.
Il pm Henry John Woodcock, che coordina le indagini dei carabinieri del Noe e del Nucleo di polizia tributaria con i pm Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo, ha intercettato Romeo e il suo consulente, l’ex deputato di An Italo Bocchino, utilizzando il virus-spia Trojan.
Dalle conversazioni sono emersi gli spunti investigativi che inducono i magistrati ad ipotizzare una presunta relazione corruttiva fra Romeo e Gasparri. L’alto dirigente Consip avrebbe ricevuto tangenti dall’imprenditore napoletano (coinvolto nel 2008 e poi assolto con formula piena in Cassazione in una diversa inchiesta, quella sul Global Service di Napoli) per “cucire su misura” per le aziende di Romeo gli appalti gestiti dalla Consip, la società del Ministero dell’Economia che opera per la gestione degli acquisti di beni e servizi per conto della pubblica amministrazione.
Al centro delle indagini figura l’appalto per il Facility management (Fm4) indetto da Consip nel 2014 per l’affidamento dei servizi gestionali di uffici pubblici, università e centri di ricerca. Una gara che però la Romeo non riuscì ad aggiudicarsi. Gasparri, assistito dall’avvocato Diddi, è stato interrogato dai magistrati
il 16 dicembre scorso.
Tutte le persone coinvolte potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. Romeo ha sempre riaffermato di aver agito nel pieno rispetto delle regole. Commenta l’avvocato Alessandro Diddi, legale di Gasparri: “In questa fase ritengo opportuno uno stretto riserbo stante la delicatezza delle dichiarazioni rese dal mio assistito che la Procura sta esaminando e sulle quali ha apposto il segreto d’indagine”Pietro Treccagnoli su Il Mattino ne fa un profilo Da dominus a paria, dagli scudi alla blacklist, altare e polvere. Se non fosse la Sfinge che è, Alfredo Romeo, l’avvocato come lo chiamano nell’ambiente, sarebbe a suo modo un personaggio balzachiano, nel senso più schietto del termine, più economico che letterario. Più cresce il suo successo più è pedinato dalla legge, più è messo alle corde, più esce indenne e vittorioso da indagini e processi. L’inchiesta sugli appalti Consip (la Società che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche) è l’ultima bufera che lo coinvolge e rischia di essere la tempesta perfetta, dopo anni in cui ha incassato assoluzioni e proscioglimenti senza però mai liberarsi dalle accuse che lo incoronano con un’aureola diabolica.
Il personaggio è quello che è: schivo, antipatico, tutto casa e lavoro, lavoro e casa, battitore libero fuori da cordate, pochi amici, niente vita mondana, la corsetta domenicale sul Lungomare, taxi per muoversi in città, unica passione una Due Cavalli nera restaurata come un monumento alla giovinezza e che guida più per passione che per necessità, l’insalatina mangiata sul tavolo dell’ufficio della Romeo Gestioni (il core business) al Centro Direzionale da dove (insieme con la sede romana di via di Pallacorda) controlla il proprio impero, cominciato a costruire ad appena 26 anni. Da allora non si è fermato più e d’impresa in impresa, ha imbarcato guadagni per lui e per gli attuali suoi ventimila dipendenti. «Ma anche alle amministrazioni e agli enti ai quali ha fornito servizi che hanno realizzato notevoli risparmi» aggiunge chi ne conosce vita, cadute e resurrezioni. Alla Romeo Immobiliare (nata nel 1979) sono seguite la Romeo Investimenti (1985), la Romeo Gestioni (1989), la Romeo Alberghi e la Romeo Partecipazioni (2001), tutte connesse al Gruppo Romeo che ha fornito servizi a Palazzo Chigi, al Quirinale, alla Corte dei Conti, agli aeroporti di Linate e Malpensa, all’Atm di Milano, ai palazzi di giustizia della Campania e al Comune di Napoli, con il quale ha avuto il rapporto più controverso.
Punta dell’iceberg è stata la clamorosa inchiesta del 2008 per la Global Service, la società mai costituita per Palazzo San Giacomo e che gli procurò, oltre a 75 giorni di carcerazione preventiva a Poggioreale, ben 12 capi d’imputazione (dall’associazione a delinquere alla corruzione) dai quali, dopo sei anni, è stato completamente assolto perché il fatto non sussisteva. È stato però costantemente inseguito dai magistrati che ogni volta si son dovuti arrendere, nonostante che, l’eterno indagato, per un motivo o per un altro, sia sotto intercettazione da dieci anni, quasi ininterrottamente. L’attuale inchiesta riapre i giochi e potrebbe mettere a rischio pesantemente un impero che lo ha reso negli anni il maggior contribuente campano. All’Agenzia delle Entrate è arrivato a versare 25 milioni di euro all’anno di tasse. Un giro d’affari da capogiro, quindi, costruito più che con alleanze strategiche, con una capacità di piazzare sul mercato prodotti (i suoi servizi) con prezzi al ribasso che altri non potevano sostenere e che hanno fatto lievitare i sospetti verso il suo successo. Alla Consip, tra l’altro, Romeo non vince una gara da quattro anni e per poter partecipare con una propria offerta si può arrivare a spendere anche fino a settecentomila euro, bruciato nella corsa vana.
Romeo è un imprenditore discusso anche per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli che gli è stato sottratta dal sindaco Luigi de Magistris, uno dei primi atti messi in pratica, e ampiamente annunciati nella campagna elettorale, dall’ex-pm. Ma la soluzione si è dimostrata non all’altezza del (presunto) problema, perché l’amministrazione, rimpiazzando Romeo con la Napoli Servizi, ha accumulato più perdite che guadagni. Da parte di Palazzo San Giacomo nei confronti di Romeo c’è stata persino un’accusa di peculato dalla quale l’imprenditore si è difeso così strenuamente da ribaltarne gli effetti, costringendo il Comune a dovergli restituire oltre 20 milioni di euro. Un’ostilità reciproca che nessuno dei duellanti nasconde, anzi ostenta. Del resto l’avvocato venuto da Cesa, nel Casertano, e che è arrivato a conquistare il capoluogo campano, l’avvocato di poche parole e dall’inesistente vita pubblica ha da tempo allentato la presa su Napoli lasciando però che, a monito del suo successo indiscutibile, l’hotel a cinque stelle che porta il suo nome svettasse come un totem su via Cristoforo Colombo, di fronte al porto delle crociere. Rapporto assai problematico quello con la città matrigna e nella quale vive in una casa rosso pompeiano affacciata sul mare di Posillipo, racchiuso tra il Bagno Elena e Palazzo Donn’Anna, una casa che non gli evitato inchieste per abusi edilizi, anch’essi svaniti come il rumore delle onde (resta in piedi solo un codicillo sull’uso della spiaggia).
Un legame quello napoletano fatto di nodi mai sciolti e che proprio in questi giorni, per l’inchiesta Consip, l’ha portato ad annunciare l’uscita dalla gestione dei servizi del Cardarelli, la più grande azienda ospedaliera del Mezzogiorno. In città, Romeo sta da tempo ridimensionando la presenza della costellazione delle proprie imprese, sempre di più spostate nel resto d’Italia e all’estero. I suoi difensori oltre a suggerire l’esistenza di un atteggiamento preconcetto della magistratura che lo vorrebbe sempre e comunque colpevole, sottolineano il fastidio diffuso per la sua politica imprenditoriale sempre aggressiva che lo portai a ribassi insostenibili per i suoi competitor (e ne ha di forti, molti forti, come le Coop). Adesso, però, è nel mirino di un gioco molto più grande di quello napoletano e sembra essere l’anello debole e forse l’agnello sacrificale di una vicenda che punta molto in alto e che con l’avviso al ministro Luca Lotti ha trasformato l’imprenditore dei servizi in una sorta di Cavallo di Troia per penetrare in fortezze altrimenti inespugnabili. Se la caverà, Romeo? Già altre volte l’avvocato ha dimostrato di avere almeno sette vite, come i gatti, cacciatori per natura solitari.