Insigne il mio gol piu’ bello

24 dicembre 2016 | 09:40
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Insigne il mio gol piu’ bello
Insigne il mio gol piu’ bello
Insigne il mio gol piu’ bello

 Lorenzo Insigne per sette mesi a digiuno, nell’ultimo mese di campionato ha segnato ben 5 gol . Sarri non lo ha mai messo in discussione  nonostante i rimproveri per le sue lamentele al momento dei cambi.Lorenzo manda un messaggio a De Laurentiis e aspetta un incontro per il rinnovo del contratto a breve termine.

L’ultimo tabù si sgretola sotto quel missile terra-aria che a un certo punto assume il contorno d’una meravigliosa palombella e ciò che resta di questo 2016, vissuto con le star, e la consacrazione nel tempo a sentirsi una stella. E’ Natale e pure Insigne ha saputo essere (ulteriormente) più buono: ha lasciato che a Firenze splendesse il suo destro incantevole, quel pallone che ruota e trascina nel delirio, e poi ha inseguito la felicità perdendosi nei raddoppi e nell’altruismo, mettendo il talento al servizio d’una squadra che ormai non fa più a meno di lui. E’ il campo che parla e sono le gerarchie che lo ribadiscono: diciassette partite di campionato, quattordici da titolare d’un mosaico la genialità abbonda, e prim’ancora che uscisse Milik e Mertens divenisse la sua ombra, andava già così. Ma, ancora: quattro su sei dal primo minuto in Champions, svicolando dal turn-over di maniera o indispensabile, saltando niente, perché poi è entrato, e sentendosi protagonista, epicentro d’un progetto che gli appartiene.

SUPERMAN. E’ un percorso (quasi) netto che va ad arricchire il curriculum vitae, che mette assieme le centottantotto partite (complessive) con la maglia del Napoli e trascina la somma della carriera a duecentosettantasei; e poi sono trentaquattro gol con la maglia azzurra, ottanta mettendoci dentro gli altri, quelli con Zeman tra Pescara e Foggia; e ci vuole poco, a questo punto, emozionarsi, pensando di essere già entrato di diritto tra gli eletti, prossimo a traguardo delle trecento da professionista, delle duecento con la squadra del suo cuore.

LUI E SARRI. E’ stato bello, anzi bellissimo, scoprire che anche Firenze – dopo l’Olimpico di Roma e san Siro – è caduto ai suoi piedi, stordito da quell’effetto speciale che dai venticinque metri ha trasformato un pallone normale in una diavoleria da scugnizzo: poi, è andata com’è andata, e sono le storie del calcio, però intanto Insigne ha rifatto pace con se stesso, ha segnato la sua quinta rete nelle ultime sei partite, s’è concesso di avvicinare con un passo piccolo e però deciso la doppia cifra che l’ingolosisce ed ha colto ancora, tangibilmente, la stima di Sarri, che prima lo rimprovera (perché d’uscire proprio non gli piace: «non rompa….») e poi gli consegna la maglia numero ventiquattro, ma dal fischio d’inizio.

LUI E NAPOLI. Ora però è scoccata la scintilla, non s’avvertono più i brusii quando carica il destro per tentare l’angolo lontano (e ci mancherebbe), gli viene concessa – dal san Paolo – una libertà insolita, afferrata con la credibilità del suo football, la versatilità, l’intelligenza che lo spinge a stringere in mezzo al campo, a scappare alle diagonali ed alle coperture, a scovare gli assist o l’incrocio dei pali: cinque gol, come nella sua prima annata, ma adesso è il momento di sognare l’apoteosi in Champions, dove è andato sinora in bianco. Ciò che gli manca – quest’anno – è una prodezza che entri negli almanacchi, qualcosa che somigli al capolavoro su punizione contro il Borussia Dortmund, un frammento che l’avvicinò a Del Piero, per modalità d’esecuzione.

CHE BELLI. Insigne sembra quasi non sappia fare gol brutti, o magari banali: l’ispirazione lo sorregge e la fantasia lo trascina ad inseguire il Potere in quella città che ora è ai suoi piedi, che ha smesso di essere insofferente, a tratti persino intollerante, sulle sue giocate da funambolo: lella galleria dei ricordi, ora che se ne sta con Genny ed i bambini a trascorrere il Natale in Trentino, entrano un bel po’ di fotogrammi – anche di Pescara, per esempio le sciccherie con Bari e Torino – ma il Principe azzurro s’emoziona ripensando al gol al Cagliari (che finì per essere decisivo nella qualificazione della Champions con Mazzarri), a quello con il Milan (l’uno-due con il pipita, poi il cucchiaino), a sognare il Real Madrid e Cristiano Ronaldo.

fonte:corrieredellosport