LA BANDIERA. Insigne, Bernardeschi: è l’Italia che va, lasciandosi guidare dalla fantasia, perdendosi nelle veroniche d’un amabilissimo «monello» che ha appena ricominciato a dirlo a modo suo (quattro gol tra Udinese, Sassuolo e Inter) e che in questa pausa di riflessione tra Cagliari e Torino ha infilato spruzzate di materia grigia, il sapore denso della imprevedibilità, le giocate perfide che creano superiorità, diventano assist o creano il pathos nella coscienza altrui. L’illusionismo d’un numero dieci. Insigne è la Napoli estrosa, cinque anni e centoquarantasei presenze in campionato – con ventisei gol – per trasformarsi, nel tempo, bandiera, per essere il simbolo d’una fedeltà ch’è diventata caso più unico che raro. Insigne è un sogno che si chiama «scudetto» costruito tra i palazzi di Frattamaggiore, nei pomeriggi dribblati sul cemento o l’asfalto: l’unica strada per arrivare al successo.
SCUGNIZZO. Insigne è la Napoli fantasiosa plasmata nel giardino di casa propria, l’esuberanza ch’è difficile da contenere quando s’alza il cartello della sostituzione, poi l’umiltà di fare un passo avanti per andare incontro a Sarri ed immediatamente un altro indietro per chiedere scusa. Insigne è il tocco di magìa che va dritto al cuore, una parabola che s’incastra nell’immaginifico, il colpo sotto – o a giro – che non intende ostentare il talento ma sublimare un istante, quasi fosse una istantanea, per regalare (e regalarsi) frammenti di felicità faticosamente inseguita.
LA DOPPIETTA. Fiorentina-Napoli è un amarcord, un leggero svolazzo nella memoria, il replay della sua prima doppietta nella finale di Coppa Italia a Roma, 3 maggio del 2014, in una notte senza gioia, perché intorno s’avvertì il dolore d’un calcio soffocato dalla violenza e poi persino dalla tragedia. E’ Fiorentina-Napoli e c’è da perdersi in quella «lucida follia» che alimenta gli esteti, in questo patrimonio che sa di Grande Bellezza tutta nostra, esclusivamente italiana, le opere ingegnose di chi sa scolpire deliziosamente calcio, abbellendolo con pennellate d’autore. E’ Fiorentina-Napoli, dunque Insigne che va incontro a Bernardeschi: sarà calcio e potrà diventare arte.