CANTERA. Rappresentano il futuro della Juventus, benché già adesso siano utilissimi, simboli di una squadra che sceglie top player in tutto il mondo ma non rinuncia al made in Italy: «Siamo sempre alla ricerca di talenti italiani perché va rafforzata l’identità – il pensiero dell’ad Beppe Marotta – dovrebbero farlo tutte le squadre perché il calcio italiano esprime ancora valori di eccellenza». La cantera è ricca di promesse – Moise Kean è stato il primo 2000 a esordire in serie A e in Champions League – e tanti giovani che si sono messi in luce altrove vengono monitorati per costruire un nuovo ciclo. L’obiettivo più caldo è Mattia Caldara, 22 anni, difensore centrale dell’Atalanta rivelazione, scelto per portare avanti il processo di ringiovanimento del reparto iniziato proprio con Rugani: è stato trovato un accordo di massima attorno ai 15 milioni più bonus, la Juve punta a chiudere a gennaio e lasciare il calciatore in prestito a Bergamo fino a giugno. Tra i gioielli di Giampiero Gasperini interessano anche l’esterno destro Andrea Conti (22) – ma nel ruolo sta mettendosi in luce il 19enne spagnolo Pol Lirola, proprietà bianconera, attulamente al Sassuolo – e il centrocampista Roberto Gagliardini (22).
CATEGORIE. A proposito di Sassuolo, altri tre giovani italiani sono candidati a un futuro bianconero: i centrocampisti Stefano Sensi (21), già in orbita Juve, e Lorenzo Pellegrini (20) più l’attaccante Matteo Politano (23). Senza dimenticare Domenico Berardi (22): la pista si è raffreddata, ma l’ultima parola non è detta. Nel Bologna piace Adam Masina (22), difensore italiano con radici marocchine, non mancano poi sorvegliati speciali in categorie minori: nel Brescia c’è il centrocampista offensivo Leonardo Morosini (21), nella Spal il portiere Alex Meret (19), proprietà Udinese.
INFORTUNI. Al conto vanno aggiunti il difensore Federico Mattiello (21) e il centrocampista Rolando Mandragora (19), già aggregati alla squadra di Allegri ma frenati da seri infortuni. Mattiello si è affacciato in panchina per la prima volta il 15 ottobre, un anno dopo la frattura composta della parte distale della tibia subìta appena tre giorni dopo il rientro da una lunga assenza per frattura scomposta di tibia e perone della stessa gamba; Mandragora, operato il 19 agosto per la riduzione e sintesi della frattura del quinto metatarsale del piede destro, a causa di un ritardo di consolidazione, è invece ancora fuori. Per lui si prospetta un prestito a gennaio – in corsa anche il Pescara che l’ha lanciato – mentre Mattiello rimarrà a Torino: «Deve recuperare la condizione», ha spiegato l’agente Andrea Pastorello.
RICORDO. Due anni dopo, Higuain indossa la maglia della Juventus: sfilato in estate al Napoli attraverso la clausola rescissoria di 90 milioni, sta giustificando l’investimento alla sua maniera – 13 in 22 partite, l’ultima perla sabato sera ha permesso di battere la Roma – e adesso si prepara a trascinare i bianconeri nello stesso stadio in cui li punì. L’argentino rovista nella memoria, affiora anche un gesto che tanto fece discutere: le mani portate al basso ventre dopo aver acciuffato il pari al 90′ non volevano però offendere nessuno, solo mimare che lui aveva gli attributi: «Intendevo quello, solo quello… Certa gente morbosa ha pensato altro».
Un particolare dentro una serata perfetta: «Ho un ricordo bello, ovviamente: al tempo giocavo per il Napoli e abbiamo portato a casa il titolo, superare i bianconeri è stato un grande orgoglio. Ora però sono alla Juve e dobbiamo vincere il primo trofeo della stagione».
FIDUCIA. Critiche e gossip lo hanno inseguito a lungo, qualcuna incredibilmente resiste. Prima il sovrappeso, poi la malinconia, i nuovi movimenti che ne limiterebbero l’incisività. Ha risposto alla sua maniera, affastellando reti e schivando polemiche: «Sono sempre rimasto tranquillo, non credo di aver nulla da dimostrare, mi interessa lavorare bene e dare tutto per aiutare la squadra. Le opinioni sono degli altri e io le rispetto. Sono felice, è un bel momento: abbiamo preso un vantaggio importante sulla Roma e speriamo, continuando su questa strada, di mantenerlo. Era una sfida delicata, avessero vinto loro li avremmo avuti addosso, invece il successo ci dà fiducia e per le inseguitrici è una bella botta. Mancano sessanta punti, nulla è deciso, però abbiamo svolto il nostro compito e ora possiamo preparare la Supercoppa contro il Milan».
PERFEZIONE. Aria di rivincita: il Milan ha battuto la Juventus a San Siro e Higuain non l’ha dimenticato. «Vendetta? Sì, il Milan è una squadra dura: in campionato c’è stato l’episodio del gol di Pjanic che era regolare e poteva cambiare la partita, ma di certo è un grande avversario, per vincere servirà la perfezione». E’ la prima partita secca della stagione, ma Higuain non ritiene possa essere un test per le sfide di Champions: «No, non c’entra nulla. Sarebbe sbagliato avere un approccio del genere. Conta solo a portare il titolo a casa».
L’ultima domanda su quale calciatore del Milan vedrebbe titolare nella Juve, diventa occasione per ribadire il suo stato d’animo: «Non prenderei nessun giocatore a nessuna squadra: sono felicissimo della mia e ogni partita me lo dimostra». Punta il primo trofeo, poi inseguirà gli altri obiettivi: «La Champions è un desiderio, ma anche passare alla storia per il sesto scudetto lo è. In Champions conta anche un po’ di fortuna, in campionato la regolarità».