Avanti insieme. La qualificazione del Napoli si aggiunge a quella della Juventus e per il calcio italiano è un motivo d’orgoglio. I bianconeri hanno seguito la partita di Lisbona nell’hotel della cintura che ospita il ritiro, calcolando nuove possibilità nel gioco degli incastri, in attesa dell’urna di Nyon. Poiché la squadra di Massimiliano Allegri è virtualmente prima nel proprio girone – il calcio è imprevedibile, d’accordo, ma è davvero arduo immaginare un black out contro la Dinamo Zagabria, inchiodata a zero punti e senza gol -, la vetta azzurra, conquistata ieri sera, non aumenta almeno il rischio di pescare uno dei top club che ha mancato la vetta nel suo raggruppamento: il regolamento vieta infatti derby tra squadre della stessa Nazione, così, se il Napoli fosse arrivato secondo, le percentuali di pericolo si sarebbero allargate, invece, se non altro, si potrà sperare in un abbinamento con il Benfica.
INCIAMPI. Il paradosso, ad ogni modo, rimane, perché la Juventus, salvo inciampi clamorosi stasera, può beccare il Manchester City (secondo nel girone C dietro al Barcellona), il Bayern Monaco (secondo nel D alle spalle dell’Atletico Madrid) e il Psg, battuto ieri in casa dal Ludogorets Razgrad e scavalcato dall’Arsenal vittorioso a Basilea. Non solo: rischia anche di incrociare il Real Madrid se non dovesse riuscire, stasera, a battere il Borussia Dortmund. Già, un paradosso, ma tra corso Galileo Ferraris e Vinovo nessuno esagera con i calcoli o cede… a pentimenti. Allegri ironizza sugli svantaggi evidenziati dopo mesi di giuste pressioni per arrivare primi, ribadendo che l’obiettivo rimane la vetta e all’urna si penserà soltanto dopo, e Claudio Marchisio, al suo fianco in conferenza stampa, parla a nome dei compagni quando ribadisce che il primo posto è l’unico traguardo.
DESIDERIO. Che il sorteggio sia benevolo o cattivo, poco cambia d’altronde per una squadra che vuole arrivare in fondo, consapevole delle difficoltà della Champions, dell’imponderabilità di partite a eliminazione diretta dove il caso può condizionare l’esito e oscurare i valori, ma sicura di aver ridotto, se non annullato, il gap con le Grandi d’Europa e di potersela giocare a testa alta con tutte. Il presidente Andrea Agnelli, soffiando ieri su quarantuno candeline, avrà espresso probabilmente il desiderio di alzare la Coppa, quello che Sami Khedira ha svelato pubblicamente: «La Juve non vince la Champions dal 1996, direi che è ora di rivincerla – le parole del centrocampista tedesco a Uefa.com -: per questo ho scelto la società bianconera. Possiamo competere, ci credo fortemente: sappiamo bene che ci sono ottime squadre in lotta, almeno otto possono realisticamente ambire al titolo, e che servirà anche un pizzico di fortuna, ma lottiamo e lavoriamo duramente ogni giorno per quel sogno. L’anno scorso abbiamo trovato l’avversario più duro, il Bayern, agli ottavi: siamo andati molto vicini al passaggio di turno. ma alla fine siamo stati eliminati. Va così, può sempre andare in un modo o nell’altro: noi dobbiamo solo continuare a crederci».
TESORO. La conquista degli ottavi era il primo traguardo, adesso si apre una strada tanto impervia quanto affascinante: avanti il più possibile, avanti sperando d’applicare il motto “Fino alla fine”, orgogliosi intanto di un parziale che dà prestigio e vale un tesoro: nell’ultima edizione, pur uscendo subito agli ottavi contro il Bayern, la Champions ha fruttato 84 milioni di euro, complice il market pool riservato all’Italia e diviso in larghissima parte tra due sole squadre, poiché la terza, eliminata ai play off, aveva dovuto contentarsi d’una quota ridottissima. La storia si ripete quest’anno: ci sono solo Juve e Napoli, avanti insieme.
Un mese e mezzo di oblio, di terapie e denti stretti, di rabbia e fiducia, di tifo in tribuna: stasera scolorerà tutto, perché Paulo Dybala tornerà protagonista. Massimiliano Allegri lo ha convocato per la prima volta dopo l’infortunio del 22 ottobre a San Siro e ha annunciato l’intenzione di schierarlo: «Giocherà nel secondo tempo, o in parte di esso: ha lavorato molto bene ma non è ancora in condizione di reggere i 90', va fatto rientrare gradualmente». L’argentino non vede l’ora, ma è già felice così: «Tornare in gruppo per una partita dopo più di un mese è qualcosa di speciale». Sensazioni affidate ai social, come i messaggi dei compagni: «Bentornato Paulo – il post di Juan Cuadrado -, di nuovo con noi più forte che mai». Non è l’unica bella notizia sul fronte recuperi: Andrea Barzagli non è in lista, ma ieri, a sorpresa, ha lavorato con la squadra. «L'ho tenuto nascosto – sorride Allegri -, me l'hanno buttato in campo e non me ne sono accorto, l'avete subito beccato… Andrea sta decisamente meglio, speriamo di averlo a disposizione già con la Roma: perlomeno a disposizione».
VANTAGGI. Il tecnico non sottovaluta la Dinamo Zagabria: «Non sarà una formalità: dovremo affrontare la partita in modo aggressivo, per riuscire a metterla in discesa e risparmiare, così, un po’ di energie. In Europa non vinciamo in casa da un anno? Torneremo a farlo adesso. Il girone è stato strano: abbiamo vinto due partite in trasferta soffrendo molto e abbiamo buttato due partite in casa. E’ il calcio». Ride, poi, quando vengono fuori i pro e i contro d’un primo posto quasi scontato: «All’inizio si diceva: “La Juventus deve arrivare prima, arrivano tutti i vantaggi del mondo”, ora che siamo primi bisogna arrivare secondi…. Guardate che siete buffi veri, voi… Tanto sta tutto nell’urna, vedremo se arriverà primo il Real o il Borussia Dortmund, vedremo gli incroci… L’unica anomalia è che se il Siviglia arriva secondo ha dei vantaggi perché non può prendere né il Real Madrid, né il Barcellona, né l'Atletico Madrid».
DICEMBRE. Ampie indicazioni sulla formazione («Davanti giocano Mandzukic e Higuain, a centrocampo Marchisio e Lemina, torna Evra, stanno fuori Chiellini, Khedira e Alex Sandro») ma anche un dubbio tattico importante: «Difesa a tre, oppure a quattro con Sturaro terzino». Il turnover tiene conto di un dicembre di fuoco che mette in palio stasera il primato nel girone di Champions, nelle prossime due giornate (Torino e Roma) quello in A, infine la Supercoppa contro il Milan: «E’ un mese importante – dice Claudo Marchisio -: vogliamo mantenere o aumentare i punti di vantaggio in campionato e poi vincere assolutamente il primo trofeo della stagione. Bisogna rimanere molto concentrati, da qui fino alla sfida col Milan». Il Principino parla della sua condizione («Al di là delle prestazioni nelle gare, sono felice della continuità negli allenamenti: ci vuole ancora un pochino per essere al 100%, però sono felice per come sta andando»), quindi commenta le parole di Mauro Baldissoni, dg della Roma, secondo cui la squalifica di Strootman non è un caso: «Frasi così le ho sentite tante volte, però ci sono le immagini, ci sono dei giudici che decidono: non spetta a noi commentare queste cose, noi dobbiamo concentrarci sui nostri obiettivi e non pensare agli altri».
REAZIONE. Resta tempo per riparlare di vantaggi e rischi della vetta del girone («Vogliamo arrivare primi, vinciamo la partita e poi aspettiamo gli altri risultati. Nell’urna non ci sono certezze: l’anno che siamo arrivati in finale, la partita più difficile è stata quella con il Monaco») e per commentare la reazione dopo Genova: «Quando arrivano sconfitte così, è normale porsi delle domande: è stato l’approccio sbagliato. E' normale che dopo cinque anni di vittorie si cerchi sempre, ogni volta che arriva una sconfitta, di intaccare il gruppo, di trovare dei problemi, ma noi non abbiamo nessun problema e abbiamo risposto sul campo».
fonte:corrieredellosport