Mertens io come Maradona -lui resta il numero uno

19 dicembre 2016 | 07:53
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Mertens io come Maradona -lui resta il numero uno
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Mertens io come Maradona -lui resta il numero uno
Mertens io come Maradona -lui resta il numero uno

L’ultimo giocatore a realizzare un poker in Serie A era stato Berardi contro il Milan (gennaio 2014). Mertens è il primo giocatore di questo campionato a realizzare 2 triplette. L’ultimo in due gare consecutive di A era stato Pietro Anastasi con la Juve nel 1974 (Fiorentina e Vicenza).

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Mertens ha partecipato attivamente a 8 gol (7 reti, 1 assist) nelle ultime 3 gare giocate con il Napoli (considerando tutte le competizioni). Mertens ha anche trasformato 4 rigori su 4 da quando è in Serie A (con il Toro il primo stagionale per il Napoli).
Primo poker in Serie A per Mertens, il secondo della sua carriera relativamente alle gare in campionato. Il precedente lo aveva realizzato nell’Eredivisie olandese contro il Roda con la maglia del PSV (settembre 2011, 7-1): anche quella volta un gol su rigore.

La Storia è (ri)fatta: nel suo piccolo, verrebbe da sospettare, in quel metro e sessantanove centimetri che contengono ogni prelibatezza del football, la sensibilità dei piedi, la genialità che ispira, la rapidità di calcio (e di pensiero), la versatilità d’un talento che d’incanto s’inventa un’altra vita e da esterno si trasforma in centravanti. «E così adesso la smetterete di parlare di falso nueve». Il più autentico bomber è Dries Mertens, quattordici reti che fanno il record personale in maglia azzurra, quattro reti che vanno a sommarsi alla tripletta di Cagliari e che però chiedono d’inserire anche la zampata di Lisbona: «E così, niente più etichetta». Sua Maestà, all’improvviso, diventa Mertens, il principe del gol che ne ha fatto otto in dieci giorni e che Aurelio De Laurentiis s’è gustato fino in fondo, in una domenica che sa di spartiacque, perché a questo punto tanto è (definitivamente) cambiato nel Napoli. «Andrà a finire che un giorno, quando arriverà qualcun altro, ci sarà sempre qualcuno che dirà: ma non stavamo meglio prima».

OH, HIGUAIN. E’ la giornata della Incoronazione, perché quattro gol costringono ad andare a saccheggiare gli archivi, a scovare nei precedenti, a rimettere insieme il mosaico del calcio e a scoprire analogie che si perdono nel tempo. Poi si torna all’attualità, scorrendo la classifica cannonieri, e cogliendo in De Laurentiis il piacere di godersi questo Mertens in versione Higuain: «Scusate, ma quanti gol ha fatto Dries?». E’ una battuta che un uomo di spettacolo ha in sé, un fotogramma da cinepanettone per sorriderci su, anche con l’appagante soddisfazione di potersi specchiare in quel Napoli che ne ha segnati novantotto nell’anno solare, che punta ad abbattere – e non sarà facile – il muro dei cento, che però adesso se la spassa con questo Higuain in miniatura: «Ah, bene, ha segnato anche lui dieci gol».

I RIFLESSI ESTIVI. Ci sono voluti, e probabilmente non è ancora finita, quattro mesi abbondanti per esorcizzare quel fantasma, per lasciarselo alle spalle, nonostante i novanta milioni di euro; c’è voluta una massiccia dose d’ironia – tra cui i “friarielli” citati all’edicola di Fiorello – prima d’arrivare a tanto, alla “decima” di Mertens. «Ohhh, ha segnato quanto Higuain». Il suo pipita è quel “gigante” atterrato a Napoli nell’estate del 2013, in quel processo di internazionalizzazione avviato da Rafa Benitez: nell’elenco di Bigon c’era questo belga che al Napoli aveva fatto male (all’andata) con il Psv in Europa League nel 2012, un gol ed una prestazione solenne, e, coincidenza, pure nella lista della spesa del tecnico spagnolo, in cima, al fianco di Callejon, c’era scritto Mertens. Dieci milioni di euro per avere un attaccante sterno, sgusciante come Speedy Gonzales, però sempre alternativo, così poco titolare e così tanto subalterno, il socio di fascia d’Insigne, del quale diveniva “nemico”.

PAVOLETTI. Poi verrà il mercato e sarà il momento di Leonardo Pavoletti, professione centravanti (autentico) da sempre, che però a questo punto entra già in concorrenza con un bomber che ha deciso di strafare (a proposito, si aggiungano anche sette assist al suo score stagionale), che una volta veniva considerato un attaccante part-time, uno di quelli decivisi a partita in corso, per spaccarle con la sua velocotà, e che invece adesso viaggia alla media di un gol ogni novantatré minuti. «Dieci gol in campionato: ha segnato come Higuain….?».

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Mertens come Sallustro, Vinicio, Jeppson, Cavani e Savoldi. Beppe-gol, il mito. Una macchina perfetta che ieri ha visto eguagliare le sue gesta in diretta: «Sì, ho guardato proprio Napoli-Torino». Che storia. Soprattutto considerando che il suo è stato l’ultimo poker di un giocatore azzurro in campionato, realizzato tra l’altro a 39 anni di distanza tondi tondi: era il 18 dicembre 1977, 18 come ieri, e Savoldi demolì il Foggia come una furia dal 32′ all’86’ dopo la rete d’apertura di Valente (finì 5-0). «Non so se è roba da grandi, ma di certo segnare quattro gol non è una cosa di tutti i giorni. Mertens è stato bravissimo». Meraviglioso sul pallonetto del 5-2: «Certi colpi ti riescono quando sei libero mentalmente: lui era tranquillo, ha classe, ci ha creduto e ci è riuscito».
Cosa si prova a segnare un poker? «Non ti cambia come giocatore, perché sei quello che sei, però ti dà certezze. Conferme. E poi la forza e la consapevolezza di continuare a fare gol». Che tu sia falso o vero 9: «Mertens è talmente forte da poter giocare ovunque». Per la cronaca, Savoldi con il Foggia segnò due rigori, mentre il belga ieri ne ha calciato uno. Nella sua storia azzurra, però, Savoldi vanta anche un’altra quaterna: con la Juve al San Paolo, il 14 maggio 1978, nella prima partita del girone di semifinale di Coppa Italia.

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Forse la sintesi della giornata indimenticabile di Dries Mertens sta tutta nelle parole di Massimo Ferrero, spettatore in estasi da un altro campo (Verona) del pallonetto da museo del 5-2: «Questi gol li faceva soltanto Maradona». Scomoda il dio del calcio, il presidente della Samp. E invece Dries, ieri, ha scomodato la storia ma non gli dei: «Una rete alla Diego? Devo lavorare ancora un po’…». Beh, facciamo che per il momento va benissimo così: 4 gol, tutti insieme, e capolavoro finale che ha lasciato a bocca aperta i trentamila del San Paolo, i colleghi, gli avversari e anche chi, come Ferrero, è semplicemente innamorato del calcio. Calcio puro, quello dell’uomo delle Fiandre. Calcio vero mescolato al genio e a un talento che sa anche come e quando scrivere certe favole: a calare l’ultimo poker in campionato con la maglia del Napoli era stato Beppe Savoldi contro il Foggia al San Paolo nel 1977, 39 anni fa. E anche allora, guarda caso, era il 18 dicembre: la nuova data del Natale azzurro del gol.

CHE SETTIMANA. E allora, le sette meraviglie del mondo di Mertens. In sette giorni: dal Cagliari al Torino, 3 gol a uno e 4 a un altro. Per un totale di 7 reti in due giornate, appunto, come pochi grandi della storia: Vecchina (Padova), Meazza (Ambrosiana Inter), Mike (Bologna), Ispiro (Triestina), Jeppson (Atalanta), Nordahl (Milan), Angelillo (Inter). Per il poker, tra l’altro, Dries ha scelto una giocata costruita da solo, voluta e realizzata come soltanto chi nasce baciato sulla fronte dalla dea del calcio. «Non mi rendo ancora conto di quello che ho fatto: devo andare a casa e pensarci su». A questo punto ha ragione Sarri: è Mertens a doversi convincere di essere un fuoriclasse.

RECORD SU RECORD. Dopo il Toro, i suoi gol sono schizzati a quota 14, nuovo record personale da quando è in Italia: 10 in campionato, a un passo appena dal primato personale in A del 2013-2014, e 4 in Champions. A questi, aggiungiamo anche i 3 con il Belgio e sono 17.
Per la cronaca azzurra, con la quaterna di ieri Mertens ha eguagliato in campionato Sallustro nel 4-0 con la Reggiana (1927); Jeppson nel 6-3 con l’Atalanta (1953); Vinicio nel 4-1 con il Palermo (1957); Savoldi nel 5-0 con il Foggia (1977); e il Cavani di Europa League nel 4-2 con il Dnipro (2012). L’elite è sua, ma sul trono del regno di Napoli con 5 gol in una partita ci sono ancora Sallustro, e sempre con la Reggiana (6-2, 1929), e il Fonseca di Valencia (1-5 in Coppa Uefa, 1992).
Non solo Mertens ha interrotto un digiuno di poker italiani che durava dal gennaio 2014 con Berardi (Sassuolo-Milan 4-3), ma è diventato anche il primo giocatore di questo torneo a segnare due triplette. Di fila: come lo juventino Anastasi nel 1974.
IO E DIEGO. Da mal di testa. Vero? «Sono contento, molto contento e voglio continuare a dare tutto. Giocare qui mi fa felice: Sarri sta dando un gioco perfetto a questo Napoli. Se giochiamo così posso tranquillamente agire da falso nueve, ma devono darmi la palla tra i piedi. Un gol alla Diego? Beh, devo lavorare ancora un po’! Comunque, la cosa più importante è aver vinto ancora e guadagnato terreno in campionato: ora, però, dobbiamo pensare subito alla Fiorentina. Sarà difficile, ma dobbiamo continuare così». E magari correggere un po’ il tiro in difesa: «Abbiamo segnato tanto ma anche concesso facilmente qualche gol: e ovviamente non deve accadere». Giusto. Sacrosanto. Come il secondo pallone portato a casa in due settimane. Due, come i poker della sua carriera: uno il 24 settembre 2011 con il Psv, nel 7-1 al Roda, e poi ieri. Giornata memorabile. Storica. Di una partita fantastica e di un gol alla Maradona: Diego capirà. Soprattutto se ha visto la partita.