Napoli assalto all’Inter- Giorni decisivi per Sarri e Gabiadini

2 dicembre 2016 | 00:00
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Napoli assalto all’Inter- Giorni decisivi per Sarri e Gabiadini
Napoli assalto all’Inter- Giorni decisivi per Sarri e Gabiadini
Napoli assalto all’Inter- Giorni decisivi per Sarri e Gabiadini
Napoli assalto all’Inter- Giorni decisivi per Sarri e Gabiadini

NAPOLI-INTER ORE 20:45

Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Diawara, Hamsik; Callejon, Gabbiadini, Insigne. 
A disp.: Rafael, Sepe, Strinic, Maksimovic, Jorginho, Chiriches, Maggio, Zielinski, Giaccherini, El Kaddouri. All.: Sarri
Squalificati: Mertens (1)
Indisponibili: Milik, Tonelli

Inter (4-2-3-1): Handanovic; D'Ambrosio, Miranda, Ranocchia, Ansaldi; Kondogbia, Brozovic; Candreva, Banega, Perisic; Icardi.
A disp.: Carrizo, Berni, Murillo, Biabiany, Nagatomo, Andreolli, Melo, Joao Mario, Eder, Jovetic, Palacio, Gabigol. All.: Pioli
Squalificati: – 
Indisponibili: Medel, Santon, Palacio, Radu, 
Gnoukouri, Miangue

Con Mertens squalificato, Sarri in attacco ha gli uomini contati: Callejon-Gabbiadini-Insigne. In mezzo al campo ballottaggio Allan-Zielinski. Anche Maggio insidia Hysaj per un posto da titolare.


Ma che fine ha fatto Rog  Per il centrocampista croato del Napoli la barriera più grande si è rivelata essere le lingua. Rog non parlava una parola di italiano e nonostante l'aiuto di Strinic, ci ha messo un po' per apprendere, comprendere e farsi capire da Maurizio Sarri. Ora l'italiano lo parla discretamente, ma nonostante il presidente De Laurentiis spinga per un impiego del giocatore l'allenatore toscano prende tempo. Rog resta sereno e ha in programma un'attività extracalcistica: portare in Italia i prodotti dell'azienda ortofrutticola della sua famiglia. L'impiego in campo arriverà.

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 Pioli non avrà a disposizione Miangue e Gnoukouri, ma ritrova Palacio che è tornato nella lista dei convocati. Ranocchia ancora preferito a Murillo, in mezzo Brozovic in vantaggio su Joao Mario.

Sono 4 i precedenti in serie A tra Maurizio Sarri e l’Inter: pareggio in casa e ko a Milano  con l’Empoli 2014/15 e 2-1 al San  Paolo e 0-2 a San Siro nello scorso torneo.In più c’è lo 0-2 subito dall’Inter in coppa Italia con l’espulsione diSarri e Mancini.

È Attila Sallustro il giocatore del Napoli  che ha segnato più gol nelle 73 sfide casalinghe di serie A contro l’Inter. Ben cinque per l’attaccante paraguaiano,classe 1908 (scomparso nell’83),che in maglia azzurra ha realizzato108 reti. 

Dopo un anno Nicola Rizzoli, l’arbitro che diresse la finale dei Mondiali Germania-Argentina nel 2014,torna al SanPaolo.La sua ultima apparizione a Fuorigrotta risale al13 dicembre 2015:Napoli-Roma 0-0.Avrebbe ritrovato gli azzurri dopo dieci mesi, nella partita persa dalla squadra il 2 ottobres scorso a Bergamo per 1-0. Rizzoli era stato indicato come il fischietto per Juve-Napoli  match scudetto del13 febbraio scorso,ma si infortunò due giorni prima della gara e sostituito da Orsato.Ha diretto 29partite del Napoli nella sua carriera(8 vittorie,12 pareggi, 9 sconfitte):la prima il 20 novembre 2003,quella con la Ternana in serie B vinta dagli azzurri per 2 -1

Il 19 gennaio scorso l’ultima partita dell’Inter a Napoli.Quarto di Coppa Italia e successo per 2-0 dei nerazzurri.Gara ricordata per le accuse di Mancini a Sarri nel dopo gara. «Mi ha dato del finocchio».Sarri chiese scusa,ma Mancini proseguì nelle accuse.Il giudice sportivo della Lega squalificò il tecnico del Napoli per 2 giornate,da scontare nella Coppa 2016-2017


In difesa è quasi rivoluzione con Maggio, Albiol, Ghoulam

 Si scrive turn-over però si legge, si chiama, rivoluzione: perché in questo calcio che costringe a giocare sempre, è vietato fermarsi ai dettagli e conviene intrufolarsi nelle viscere d’una squadra che qualcosa perde e qualche altra deve tutelare. E’ il giorno di Napoli-Inter, che precede di (appena) novantasei ore la sfida di Lisbona: nel libro bianco di Sarri c’è qualsiasi espressione utile, il minutaggio dei singoli – complessivo, compreso le Nazionali – i metri percorsi da ognuno e da quali velocità e con quale intensità, le accelerazioni, la potenza metabolica; e poi c’è anche il bollettino medico di giornata, che induce alla cautela su Hysaj, acciaccatosi con il Sassuolo al punto giusto da restare sospeso tra la panchina e la tribuna. In campo ci va Maggio e partendo da destra è lì che si compie il ribaltone d’un settore che, rispetto a lunedì scorso, viene rivoltato per i tre-quarti: Albiol ha smaltito le fatiche suppletive a cui è stato sottoposto per recuperare quei due mesi di inabilità ed in mezzo, al fianco di Koulibaly, ci va lui; e a sinistra, la terra torna ad essere di Ghoulam, con Strininc che scivola in panchina. Il resto è di agevole lettura: la regia apparterrà ancora a Diawara, al quale faranno da «assistenti» Allan da una parte e Hamsik dall’altra; e davanti, a meno di imprevedibili impennate ideologiche, Callejon a destra, Gabbiadini al centro e Insigne a sinistra. Quattro cambi, complessivamente: turn-over o rivoluzione, c’è parecchio di nuovo. 


La testa, prima quella: e come se si fosse sul lettino di Freud, meglio ripetere i concetti, lasciandoli memorizzare. E poi quel mantra, mica un gelido rimprovero lanciato nel vuoto per far rumore quando l’1-1 con il Sassuolo è diventato ghiaccio nella schiena: «Sembriamo una squadra d’adolescenti». E’ la notte di Sarri e però – per appartenenza – la partita del Napoli: è un’ora e mezza in cui portarsi dentro i rimpianti (e sono tanti) di tre mesi attraversati comunque ad altissima velocità, mostrando il proprio calcio e però andando poi a franare con l’Idea sugli scogli dei risultati. E’ una partita, ed è doppia, perché va giocata tra stasera e martedì, però procedendo per gradi, liberando la propria mente dagli scarabocchi del recente passato (per dire: venti tiri con il Sassuolo, sei nello specchio, un gol; e gli avversari: due tiri: una traversa e il pareggio) e dotarsi di quella dose massiccia di cinismo, di «sana cattiveria», che lunedì sera Maurizio Sarri ha invocato come il salvagente per un naufrago. E’ Napoli-Inter e già pesa (assieme al Benfica) come una sentenza, quando non siamo neppure a Natale: c’è pressione (ambientale) e l’esigenza di non perdersi, meglio studiare tanto e poi evitare il ritiro ed altra razione di stress: ce n’è già in abbondanza, ché da trentasei giorni (2-0 all’Empoli) s’insegue una vittoria al san Paolo.  

IL FUTURO. E’ tutto compreso, centottanta minuti con dentro la verità, tutta la verità e rigorosamente la verità sul proprio futuro, sul proprio ruolo, sulla propria dimensione, sulla propria consistenza, sul proprio conto. E’ un braccio di ferro con la sorte, che s’è presa Milik e poi ha cancellato anche Mertens, la variabile del «falso nueve», e va affrontato con il doppio petto, il frac o qualsiasi cosa che sia elegante e non si fermi – in superficie – dinnanzi allo specchio, ma entri nella carne della partita e la conquisti (magari dominandola) e comunque la graffi: perché quando il gioco si fa duro, gli adolescenti lasciano che siano gli uomini a giocarsela. 

IN VIDEO VERITAS. Ma non si può violentare la propria natura, né disconoscerla, né comunque lasciare che venga frustata dalle ovvietà di chi dimentica cosa sia stato il tiki-taka o quel palleggio vagamente olandese e tutto ciò che ha comportato, per un anno intero e pure adesso: poi, è chiaro che, in questo calcio indemoniato, sopraffatto dal senso pratico, si frantumino i concetti ed i giudizi, ma dinnanzi alla parete della sala video, in quelle analisi rivedute ed utili per correggersi, è emersa la vocazione a piacersi e la necessità a non incantarsi. «Bisogna essere cattivi». Eccoli là, buoni ma «sporchi e cattivi», una pellicola che resti, che racchiuda il calcio di Sarri e del Napoli nella sua famelica interpretazione, in cui si combinino l’intensità con la voracità, la verticalità con l’insaziabilità. 

CALCIO DANDY. Ma è certo che debba restare quella forma d’eleganza, non conosce altro calcio il Napoli di Sarri, né gli si può chiedere di votarsi alla imperfezione o al rude difensivismo: però, mentre sono sfilate le immagini del Sassuolo e della Dinamo Kiev, però pure quelle dell’Inter da spiare, s’è notata l’assenza d’una necessaria perfidia, che non è un’invocazione per l’anima ma per la partita. Si parte: è un tour de force in cui c’è in palio l’onore – e fosse solo quello, visti i compensi della Champions – e pure un pizzico di se stessi, non della credibilità ma della autorevolezza smarrita, non delle capacità ma della maturità da dimostrare, affinché non ci siano perplessità sul Progetto e possa, ma per sempre, cascare nel nulla – senza fragore – l’accusa d’essere «adolescenti». Perché poi bisogna diventare Grandi… 

fonte:corrieredellosport