Paura meningite in Campania, casi sospetti a Sorrento e Vico Equense
Paura in Campania e in Penisola sorrentina per la meningite. Sono trenta i casi di meningite (quasi tutti di origine batterica e da meningococco) trattati in pronto soccorso e curati presso la rianimazione infettivologica del Cotugno a Napoli nel corso del 2016. Di questi nessuno è stato mortale. Almeno due i casi invece, trasferiti da altre strutture e già in condizioni disperate, che non ce l’hanno fatta ma si tratta di situazioni ormai compromesse sul piano clinico che non offrivano molte speranze. Nella penisola sorrentina – amalfitana, ci sono state due segnalazioni sospette, ma mai un comunicato della Asl al proposito, un bambino di 18 mesi a Sorrento, poi perfettamente guarito e fuori pericolo, e un caso a Vico Equense di un uomo morto senza che vi fosse però alcun riscontro al proposito, casi passati da Sorrento a Castellammare di Stabia, al pronto soccorso dove purtroppo ha perso assurdamente la vita un ragazzo di 18 anni di Agerola . Grazie ad un laboratorio super attrezzato che fa il paio con quello del Monaldi, il Cotugno, diretto da Forentino Fragranza, è una delle poche strutture in Italia e l’unica al Sud in grado di differenziare correttamente un’infezione da meningococco, da pneumococco o virale, identificando anche il ceppo e i sottotipi genetici del microrganismo. Una dotazione che consente anche di utilizzare nuovi antibiotici selettivi e mirati, efficaci nelle infezioni batteriche ovvero soluzioni rianimative ad hoc per quelle virali in cui gli antibiotici non hanno effetto. Il Cotugno, in questi mesi di ripetuti allarmi suonati sulla meningite in mezza Italia e soprattutto a Firenze, ha preso contatti con i sanitari toscani avviando inoltre una collaborazione e un confronto microbiologico. Ne è emerso che i ceppi che hanno mietuto vittime al nord sono della stessa famiglia ma di profilo genetico modificato rispetto a quelli che hanno circolato in Campania. Da qui è partito un progetto di ricerca e di collaborazione scientifica i cui ultimi dettagli sono in fase di stesura. Proprio oggi a palazzo Santa Lucia, presso la sede della Regione, è in programma una riunione in cui saranno messi a punto gli ultimi dettagli del progetto con la implementazione del protocollo messo a punto al Cotugno. Su una cosa il parere degli infettivologi è unanime: la vaccinazione antimeningite può salvare la vita, è sempre consigliata a tutti (anche se non obbligatoria). «I germi responsabili della malattia, escludendo le forme virali, sono tre spiega Franco Faella, decano dell’infettivologia campana, ex primario di emergenze infettivologiche del Cotugno, tra i massimi esperti in Italia del campo – il meningococco, lo pneumococco e l´haemophilus influenzae: il più frequente è il secondo ma il più pericoloso, il meningococco. L´haemophilus è invece quasi scomparso grazie alla vaccinazione di massa. L’approccio terapeutico per avere successo, deve essere precoce in quanto l’evoluzione è molto rapida – sottolinea – un genitore deve sapere individuare immediatamente i sintomi della malattia ed essere consapevole che l’evoluzione è rapida. Un bambino che la sera prima trotterella in giro per casa il giorno dopo si può ritrovare in rianimazione». Febbre alta, mal di testa, rigidità della nuca e la comparsa di piccole macchie emorragiche sparse per il corpo, segno di una grave sepsi, dipingono un quadro clinico grave che può portare anche alla morte. In questi casi non c’è tempo da perdere ed è bene dirigersi immediatamente presso un centro specializzato. In Campania c’è il policlinico Federico II, ma soprattutto il Cotugno, polo monospecialistico attrezzato con un pronto soccorso dedicato, una rianimazione ad hoc oltre che un laboratorio specializzato. «Il vaccino – prosegue Faella – copre 23 sierotipi differenti e ha una buona efficacia nei confronti del 90% dei pneumococchi e va bene per adulti e bambini più grandi. C’è poi il vaccino coniugato, con 13 sierotipi, che ha un’ottima efficacia nei confronti del 70-80% dei pneumococchi da utilizzare per i bambini più piccoli (da 2 a 24 mesi). La protezione immunologica dura molti anni. Infine esiste il vaccino contro il Meningococco B, il nemico più temibile, consigliata per tutti». In ogni caso non bisogna fare allarmismi anche perchè è molto più difficile e raro di quello che si pensi poter trasmettere un’infezione, altrimenti tutti i medici degli ospedali sarebbero i primi a essere a rischio e non è così.