Positano e la villa romana su tutti i giornali. Video sul Corriere VEDI
Dopo la scoperta straordinaria del settembre del 2015, la villa Romana di Positano è ancora sulla bocca di tutti. Fra poche settimane i lavori saranno definitivamente terminati, almeno per questa fase, e la Villa Romana sarà fruibile già per questa primavera, salvo i lavori per l’allestimento, in ogni caso sarà visitabile a un numero contingentato di turisti , ma sufficiente per poter portare gente tutto l’anno , anche d’inverno, quella “attrattiva” che mancava , oltre al paesaggio e alla natura, si è trovata..
Nel gioiellino della Costiera Amalfitana, infatti, fu ritrovata otto metri sotto il livello della strada una vera e propria costruzione risalente al I secolo d.C., stupendamente affrescata. Una scoperta che lasciò di stucco gli addetti ai lavori e attirò una miriade di curiosi e giornalisti da tutto il mondo: una villa enorme, che rappresentava gran parte dell’area del posto.
Una vera e propria villa dei misteri, che sorge sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, e che è stata letteralmente sepolta dall’eruzione del 79 d.C. Probabilmente, anzi quasi certamente, doveva trattarsi di un’abitazione di facoltosi proprietari, vista la qualità degli affreschi presenti.
Dopo un anno, quindi, non accenna a placarsi l’interesse per questo splendido e unico ritrovamento, tanto che “il Corriere della Sera”, sia nella sua versione online che cartacea, vi ha dedicato un reportage dettagliato, oltre l’aver guadagnato la prima pagina de “Il Mattino”.
Distrutta dall’eruzione del 79 dopo Cristo come Ercolano e Pompei, occupava l’intera insenatura dove c’è oggi la perla della penisola sorrentina. E gli scavi sotto la chiesa di Santa Maria Assunta hanno fatto ora scoprire una grande stanza meravigliosamente affrescata, svelata per la prima volta dalle telecamere.
Che c’era, si sapeva da anni. Molto prima che gli scavi nella cripta della chiesa di Santa Maria Assunta, a Positano, ne provassero l’esistenza oltre ogni ragionevole dubbio. Lo sapevano gli abitanti, che da secoli vedevano spuntare tegole e frammenti di mosaici nelle cantine. Una villa romana, che occupava probabilmente l’intera insenatura, è lì sotto. Sepolta dalla pioggia di cenere e detriti dell’eruzione del 79 dopo Cristo del Vesuvio che cancellò Ercolano e Pompei, rappresenta un mistero che gli archeologi stanno pian piano cercando di svelare.
I resti finora recuperati e la grande stanza decorata con affreschi di straordinaria fattura e completamente diversi dallo stile pompeiano stanno a dimostrare che si trattava della dimora di una famiglia assai facoltosa. La scoperta risale al 2000, quando i lavori nella cripta della chiesa nel centro di Positano hanno portato alla luce la parte superiore di un ambiente meravigliosamente affrescato. Ma soltanto da poco più di un anno, quando gli scavi sono stati finalmente implementati con nuovi fondi, lo scenario è apparso più preciso.
Oltre a svelare in tutta la sua bellezza l’affresco che per la prima volta, in questo servizio del Corriere tv, si mostra alle telecamere, gli interventi hanno fornito importanti informazioni sulla sconvolgente eruzione del 79. Nell’affresco rinvenuto al di sotto della parte inferiore della chiesa, quella dove le salme dei religiosi venivano collocati su particolari sedili dotati di un grande foro, chiamati “scolatoi” perché attraverso l’apertura “scolavano” i liquidi mortuari dei cadaveri che dovevano essere poi deposti (di quei sedili in pietra ce ne sono 65!), è possibile vedere chiaramente i segni del terremoto che accompagnò il cataclisma.
Gli scavi hanno confermato che non soltanto l’eruzione arrivò fino alla costiera amalfitana, e i monti Lattari non offrirono alcun riparo ai numerosi insediamenti con grandi ville che esistevano su quel tratto di costa, ma ci arrivò con una forza distruttrice non dissimile da quella di Pompei. Le dimensioni dell’area sulla quale insisteva con ogni probabilità la dimora patrizia ci dicono inoltre che l’intera città di Positano sorge di fatto sull’immensa villa, sommersa oltre che dalle ceneri anche dalle frane scese in seguito a valle e sedimentatesi nel corso del tempo, prima che l’area venisse nuovamente abitata.
Le persone tornarono a stabilirsi lì soltanto dopo molti secoli, tanto a lungo resistette il terrore generato da quell’evento catastrofico nelle popolazioni della zona. E lo stato di conservazione delle pareti affrescate rinvenute lascia supporre che ulteriori scavi potrebbero portare ad altre stupefacenti scoperte. La sfida è complicata: servirebbero ingenti risorse, ma anche un impegno rilevante da parte di tutte le forze in campo. A cominciare naturalmente dalla politica, per continuare con le amministrazioni locali. Una cosa però è certa: un patrimonio simile, in un contesto unico al mondo, non può restare dimenticato come purtroppo quasi sempre accade in questa Italia.