Punta Campanella. Non Mangiarti il Futuro, Dici NO ai Datteri di Mare!
Le conseguenze della pesca abusiva dei datteri di mare
La pesca illegale del dattero di mare produce due effetti deleteri per l’ambiente marino: il rischio di abbassare il numero di individui della specie, e soprattutto il danno arrecato al patrimonio naturalistico delle coste calcaree, su cui attecchiscono numerosi organismi animali e vegetali, con il conseguente impoverimento della fauna ittica. Lo smantellamento della roccia calcarea sommersa crea infatti una zona desertificata, ove occorrono molti anni per ripristinare le associazioni biologiche preesistenti , ammesso che rimangano aree limitrofe intatte da cui possano giungere nuovi colonizzatori. Per quanto riguarda le popolazioni di datteri, è stato calcolato che sono necessari circa cinque anni perché possano insediarsi nuovi individui, circa venti anni perché gli stessi possano raggiungere una taglia adeguata e ottanta anni per avere datteri di 8 centimetri. Conseguenza di questi bassissimi tassi di rinnovo della risorsa è che i pescatori di datteri, come veri e propri minatori, cambiano continuamente i siti di raccolta, causando la completa desertificazione di aree sempre più vaste. Per quanto riguarda, invece, le associazioni biologiche che si insediano sulle rocce, i tempi di recupero possono essere ancora più lenti, addirittura nell’ordine di decine se non di centinaia di anni. Si può ipotizzare che la desertificazione dei fondali contribuisca fortemente all’impoverimento della fauna ittica costiera, con conseguente diminuzione dei rendimenti della pesca artigianale.
La protezione del patrimonio costiero
Direttive e Leggi Internazionali proteggono l’integrità della costa. In particolare ai sensi dell’art.8 del Regolamento (CE)1967/2006 in tutti i Paesi dell’Unione Europea è vietato il consumo, la detenzione e il commercio del dattero di mare. In Italia il Decreto Ministeriale n.401 del 30 agosto 1988 ne vietava la pesca, la commercializzazione e il consumo in territorio nazionale e il regolamento n.1626 del 27 giugno 1994 metteva al bando l’uso degli attrezzi a percussione e di martelli pneumatici per qualsiasi tipo di pesca subacquea. Tuttavia, tale misura restrittiva ha incentivato la pesca illegale e ha fatto lievitare il prezzo dell’acquisto del mollusco sul mercato nero e pertanto le forze dell’ordine hanno dovuto aumentare i controlli in mare e negli esercizi commerciali.
La responsabilità del commerciante
Molti commercianti, consapevoli del danno ingente prodotto dalla pesca del dattero di mare, hanno bandito dai loro tavoli di vendita e dai loro menù piatti con il dattero di mare, di specie protette e di pescato con misure minime di taglia. Nonostante ciò, si trovano ancora lungo la costa della penisola sorrentina e amalfitana pareti di roccia calcarea di recente desertificazione il che testimonia come il prelievo del dattero sia una pratica illegale purtroppo ancora diffusa con un mercato nero di vendita del prodotto attivo in tutta la provincia di Napoli. La cultura marinara che da sempre ha contraddistinto il nostro territorio valorizza le tradizioni della pesca tradizionale e dei prodotti freschi locali, ma soprattutto il profondo rispetto per il mare. Occorre, tuttavia, ancora raggiungere una completa maturazione culturale e sociale fondata sull’osservazione delle leggi che proteggono il patrimonio naturale marino.
Il rifiuto del consumatore
Ciascuna persona è chiamata a contribuire alla sopravvivenza della specie dattero di mare, non acquistando il mollusco e /o rifiutando di gustarlo nei ristoranti in cui viene servito illegalmente. Senza questa presa di coscienza dell’importanza del rifiuto di consumare specie protette da parte di ogni singolo consumatore, le nostre coste continueranno ad essere devastate. Chi distrugge i fondali distrugge il tuo futuro, chi mangia datteri mangia il tuo futuro.
Contribuisci alla sostenibilità ambientale: non pescarlo, non venderlo, ma soprattutto rifiuta di mangiarlo e denuncia quanti lo fanno chiamando le forze dell’ordine, in particolare la Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza.
Non Mangiarti il futuro, dici no ai datteri di mare!