Rabbia Galliani, un altro ritardo e non partiamo per Doha
MINACCIA. Rabbia e fastidio, però, hanno prodotto anche altro. Vale a dire la minaccia di non partire più e quindi di non giocare la Supercoppa. Il Diavolo, infatti, ha fatto sapere di essere pronto a rinunciare, nel caso in cui anche oggi si dovesse verificare un altro intoppo, con conseguente nuovo ritardo per il decollo. «Non si tratta di capricci perché bastano un paio d’ore e si sbarca a notte fonda – ha sibilato Galliani -. Ad ogni modo, non posso immaginare che accada di nuovo, ma intanto oggi (ieri, ndr) è accaduto davvero qualcosa di incredibile. Il risultato è che la Juve è partita e noi no…». Superfluo sottolineare che, ieri, le linee telefoniche tra Casa Milan e via Rosellini, sede della Lega, erano incandescenti. Galliani, infatti, si è messo immediatamente in contatto con il direttore generale Brunelli per mettere in chiaro la posizione del club. E, come riportato anche a parte, ha anche allertato l’ufficio legale.
ARBITRI E GIUDIZI. Il rinvio della partenza per Doha non è nemmeno stato sfiorato da Berlusconi, che ieri era al Quirinale per il consueto scambio di auguri con il Presidente della Repubblica Mattarella. Presenti anche i giornalisti e in mezzo a tante domande (e risposte) di politica, ne è spuntata una sulla Juventus che vince sempre. «Come si può fermare? Dobbiamo cambiare tutti gli arbitri di Serie A e tutti i giudici…», è stata la replica dell’ex-premier, pronunciata con il sorriso. Tanto che più o meno tutti i presenti l’hanno interpretata come una battuta. Resta però il dubbio che qualcosa del genere, almeno in parte, Berlusconi la pensi davvero. Di sicuro le sue parole rischiano di alzare il livello di tensione di una sfida sempre molto accesa e, stavolta, con in palio un trofeo. Non stava scherzando, invece, Berlusconi quando gli è stato chiesto del Milan: «Nell’ultimo anno io ci ho messo 150 milioni di euro…», ha affermato in tono assolutamente serio. E forse è stata una delle ragioni che l’hanno spinto ad accettare la proposta di Sino-Europe, anche se la cessione della società, dopo l’ultimo rinvio, continua ad essere lontana e non priva di dubbi e incertezze.