Ravello : La Vacca nel Corridoio!

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    Dopo il mio precedente articolo “Quando i conti non tornano”, mi permetto ancora, cari lettori, sperando di non tediarvi, di formulare ulteriori semplici considerazioni sul caso dell’omicidio Attruia di Ravello. La persona che attualmente è in carcere con l’accusa di omicidio è la signora Dipino Vincenza ed il processo che si sta celebrando in Corte D’assise di Salerno, che la vede quale unica imputata, è tuttora in corso: tutto normale? A me pare PROPRIO DI NO! La signora Dipino all’epoca dei fatti ha subito dichiarato di essere stata lei a “togliere di mezzo” la donna a seguito di una lite innescata dalla vittima  per futili motivi (il movente della gelosia e rivalità in amore è solo la tesi sostenuta dall’accusa, non un fatto accertato). Riguardo poi al giorno ed all’ora, la sospettata confessa di averla -non volutamente- uccisa nella mattinata di giovedì (quando il Lima era a lavoro nei campi), causa di un atto istantaneo, avvero che nel difendersi da un aggressione subita, le metteva (alla vittima) le mani al collo, e Questa immediatamente cadeva a terra morta. Versione sostanzialmente avvalorata da una testimone (una sorella del CONVIVENTE della Attruia, che si trovava nel fabbricato quella tarda mattinata di giovedì 26 marzo 2016), La quale, smentendo la propria prima testimonianza ove aveva affermato di non aver udito nulla quella mattina, a distanza di varie settimane, in una seconda deposizione, afferma di aver sentito per svariati minuti le urla delle due donne che bisticciavano. Tutto coincide dunque? Proprio per niente, perché ciò che (fortunatamente) non fu fatto trapelare è che pochissimi giorni dopo il suo arresto, la Dipino si dichiarò innocente e vittima di un inganno, affermando che la morte della Attruia, avvenuta non per sua mano (della Dipino), era avvenuta nella tarda sera precedente, dato poi sostanzialmente confermato dai periti medici di tutte le parti in causa, che in ultima analisi restringono il range del decesso tra le ore 22,00 di mercoledì 25 marzo 2015 e le ore 06,00 di giovedì 26 marzo 2015 (quando l’uomo  era in casa con le due donne), elemento questo che alla sorella del CONVIVENTE della Attruia è costata un’imputazione per falsa testimonianza (domanda: qualcuno si è chiesto perché questa testimone abbia reso falsa testimonianza?). Anche riguardo al tempo necessario per poter uccidere per strozzamento una persona, i periti dell’accusa -dopo un imbarazzante tira e molla- hanno concordato con quanto sostenuto dal perito della difesa, ovvero che la morte è avvenuta tutt’altro che istantaneamente, ma che sono occorsi 10/15 ed anche 20 minuti. Insomma, Enza Dipino avrebbe confessato di aver commesso un delitto con modalità e tempi che poi si sono rivelati essere palesemente falsi, confessione poi avvalorata da una testimonianza che pare essere falsa e, ancora una volta, nessuno sembra essersi chiesto il perché!!

    Che, forse, chi uccide la mattina riceve delle attenuanti rispetto a chi uccide la sera? Poi bisogna anche ricordare che il Lima, nella propria deposizione in Corte d’Assise, confermando la sua originaria dichiarazione, ha affermato di aver visto l’ultima volta in vita la signora Attruia, sua convivente, il giovedì 26/03/2015 e di aver addirittura fatto colazione insieme a lei quella mattina prima di uscire di casa (è giusto il caso di ricordare che nello stomaco della vittima non fu rinvenuta alcuna traccia di cibo)! …….. A questo punto, desidero solo ricordare le parole che Papa Francesco ha pronunziato alcune settimane fa visitando i carcerati: “ tutti possiamo sbagliare!” Si, è vero, proprio tutti! Però, mi chiedo e chiedo: se una persona che appare essere innocente è in carcere a patire grosse sofferenze, mentre altri hanno tratto conclusioni ed interpretazioni sbagliate, quale è, in questo caso, la frase appropriata? A me, viene a mente la battuta di un noto politico: “ come si fa a non vedere la vacca nel corridoio?”

    Buon Anno a tutti. F.R.

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