Sarri si gioca tutto in cinque giorni,domani l’Inter al San Paolo- martedi’ il Benfica
Domani sera gli azzurri ospitano l’Inter al San Paolo Poi martedì il Benfica: 90’ decisivi per la Champions
La societa' del Napoli è molto confusa.De Laurentiis non si è reso conto degli errori fatti nella campagna acquisti .Oppure si..
Ora voglio riprendere Zapata dall'Udinese Il ds Giuntoli pronto a trattare con i friulani il rientro in anticipo dell’attaccante Intanto l Napoli e Ponte Petra sono allo scambio dei documenti per il classe '98 brasiliano Leandrinho che il club azzurro tessererà a gennaio. Nelle casse della società carioca andranno poco più di 550.000 euro.)
Io sono convinto che il Napoli risalira' la classifica,ma purtroppo bisogna rendersi conto che cè stata un’involuzione rispetto allo scorso anno sicuramente l’assenza di un riferimento in attacco come Milik pesa molto e con lui la squadra avrebbe dei punti in più ma non basta a spiegare le difficoltà degli azzurri.La qualità del gioco non è più la stessa,troppo lenti e prevedibili.Sarri ha dimostrato di avere dei limiti.Forse mi sbaglio?E' Vorrei tanto sbagliarmi
Sarri in cinque giorni si gioca tutto domani sera arriva l'inter al San Paolo,poi martedi' cè il Benfica in Champions.I tifosi del Napoli sono molto delusi venduti solo 17mila biglietti per ora. Previsti circa 30.000 spettatori, magari qualcuno in più se nelle prossime ore la febbre per il match dovesse salire. Di certo, pesa la delusione del pareggio interno con il Sassuolo che i ragazzi di Sarri proveranno a cancellare battendo la squadra di Pioli.Domani contro l'Inter Sarri schierera' Diawara e Zielinski (Milik è ancora infortunato). L'ex bolognese sostituirà Jorginho mentre il polacco prenderà il posto di Allan. Novità anche in difesa, precisamente sulle fasce. Maggio potrebbe far tirare il fiato ad Hysaj, sicuro l'avvicendamento di Strinic con Ghoulam.
Miki De Lucia
Di tutto, di più: ed è lo spot dell’anima, è la coscienza d’un calcio che va al di là dell’estetica. E’ il senso concreto della vita e in quattro giorni, partendo da domani sera, è il destino che si ridefinisce: l’Inter, poi il Benfica, per sapere cosa sarà di sé, del proprio Napoli, del football verticale, un po’ tiki-taka e un po’ orange, che tritura le statistiche, fa a fette le partite e poi va a sbattere contro il vuoto pneumatico che ora si prende l’aria di Castel Volturno. Il futuro è adesso, forse mai più, perché la lotta s’è fatta (improvvisamente) durissima e il Napoli deve mettersi a giocare cinicamente, uscendo dal guscio e da quella sensazione «adolescenziale» ch’è divenuta causa e ora deve trasformarsi in effetto: perché servirà alla meglio Gioventù di lasciarsi alle spalle questi trentasei giorni senza vittorie al San Paolo, che fanno da contraltare – perché i paradossi esistono – all’imbattibilità europea in trasferta con Dinamo Kiev e Besiktas.
L’UMORE. La «crisetta» d’identità è nei fatti: nella cronistoria di questa stagione colma di contraddizioni, nella capacità di essere squadra sempre (71,5% possesso passa contro il Sassuolo) e però di segnare meno – ma molto meno – di quello che produce (venti tiri in porta, sei nello specchio, sempre nell’ultima), nella percezione di non avvertire cali fisici (come confermano i dati statistici di metri percorsi, alta velocità, accelerazioni e potenza metabolica). E però non basta, e lo sa anche Sarri, che s’aggrappa al gioco, l’unico controsistema alla sfortuna e agli umanissimi errori che hanno infarcito questa fase. Ma è il momento della svolta, perché la classifica (in campionato) si è allungata, Roma e Milan sono scappate via e la Juventus è laggiù, distante e forse irraggiungibile, certo dall’altra parte delle lune d’una squadra che intanto si contorce su se stessa, compiacendosi dinnanzi allo specchio, narcisisticamente splendida.
NUMERI. Il San Paolo è il fortino da ricostruire, ma immediatamente, e la striscia negativa di quest’avvio di stagione (due pareggi e una sconfitta nelle prime sette gare interne) rappresenta una forbice rispetto all’anno scorso (un solo pareggio con sei successi: la prima differenza, e non sembrerà certo poco, è in questi cinque punti). Il Napoli ha smesso di vincere a Fuorigrotta, l’ultimo trionfo – lo chiameremo tale – fu il 2-0 sull’Empoli: poi, anche in Champions, è stata sofferenza allo stato puro, perché il 4-2 con il Benfica è rimasto sopraffatto dagli eventi, soffocato dalla delusione – si direbbe paura – d’uscire martedì sera da uno scontro diretto con le ossa rotta e l’amarezza che tracima.
E INVECE. Ma tra le pieghe di questa malinconia, un velo strapazzato da Sarri strategicamente, andando a pizzicare le corde dell’orgoglio con quella frase ch’è verità («sembriamo una squadra di adolescenti»), c’è la tendenza d’essere sfacciati ch’è stata espressa prima a Kiev (1-2, con doppietta di Milik), poi a Istanbul (1-1, reagendo al rigore taglia energia di Quaresma con un supergol di Hamsik): il Napoli che va in giro per l’Europa non perde dallo scorso 18 febbraio) e sono dunque nove mesi, quando dovette arrendersi al Villarreal. Ma è sfilato via il tempo e sono cambiate le condizioni, tranne che le antiche, «insopportabili» leggi del calcio, determinate dal risultato: novantasei ore dall’Inter al Benfica, dalla felicità alla «depressione», da un mondo dorato e ovattato al caos dal quale Sarri e il Napoli vogliono sfuggire.
fonte:corrieredellosport