Ma stavolta non si butta via niente, a San Silvestro, dalla finestra: perché di questo 2016 si conserva ogni frammento e dettagli che sembrano insignificanti. E’ stato un anno intenso, vivo, vibrante, nel quale entra la qualificazione in Champions League (prima) e la conquista degli ottavi di finale (poi): però a margine, si fa per dire, ci sono dodici mesi – interamente nel segno di Maurizio Sarri – in cui il divertimento è stato un dono ovunque, al San Paolo e nei dintorni. Un Napoli così, nel Terzo Millennio, nei campionati a venti squadre, non s’era mai visto: lo dicono i numeri, che a modo loro non mentono mai, e che provvedono a spargere glassa su questo 2016 che si puòdire completamente made in Sarri.
CHE SFARZO. Basta voltarsi un po’, ricominciare da gennaio (prima gara: 2-1 al Torino, antipasto del 5-1 a Frosinone, del titolo di campione d’inverno) per accorgersi ch’era scritto da qualche parte, forse proprio tra le pieghe di quelle prime due partite: sono arrivate, alla fine, in campionato, venticinque vittorie, sei pareggi, sei sconfitte, che fanno un totale di ottantuno punti e rappresentano un primato che contiene in sé i crismi della felicità espressa dai successi, da una condizione elitaria, dalla conferma tra le elette. E da un gioco che diverte.
IL TANDEM. I settantotto punti del 2013, quella fusione tra il quadrimestre di Walter Mazzarri (concluso con il secondo posto e dunque con la qualificazione inb Champions) e la fase iniziale dell’avventura di Rafa Benitez (caratterizzata da undici vittorie) sono stati «stracciati» domenica scorsa, contro il Torino di Sinisa Mihajlovic, annichilito dal Napoli che con l’ennesima goleada ha saputo già andare oltre se stesso, il suo recente passato: rimane il «Franchi», il braccio di ferro contro la Fiorentina, l’ultima possibilità per rinforzare il record ma anche per restare incollato a quella zona Champions League che rimane un obiettivo autorevole, di cui ingolosirsi ancora.
OKTOBERSTRESS. E’ un 2016 a tinte forti, è l’anno che Maurizio Sarri ha attraversato per intero sulla panchina della sua infanzia, è anche la sintesi d’un Progetto che, perso il re dei goleador – Gonzalo Higuain, al secolo il Pipita – è rimasto egualmente solenne, quasi sfarzoso, perché il Napoli continua ad essere protagonista, ha attraversato un periodo infelice (ottobre: due sconfitte di seguito, con Atalanta e Roma) e poi s’è rimesso ad inseguire. L’ultima sconfitta, in campionato, risale al 29 ottobre (un mese negativo, il peggiore in assoluto assieme a marzo: ko a Udine, a San Siro con l’Inter ed all’Olimpico contro la Roma), allo Juventus Stadium: da quella sera, due pareggi e quattro vittorie in campionato, ma una striscia favorevole nella quale entra anche la Champions League (pareggio a Istanbul e con la Dinamo Kiev, vittoria a Lisbona) e che contribuisce ad edificare uno score di nove risultati utili consecutivi. Che marcia!
BENESSERE. Ma è miscelando la fase discendente del campionato alle spalle, con quella ascendente delle attuali fatiche, ch’emerge lo stato di salute d’una squadra che avanza con il suo calcio, tutto in verticale, sviluppato correndo in avanti, per inseguire la gloria e magari anche la Storia: in ventitré delle trentasette partite giocate il Napoli ha segnato più di un gol, che fanno statistica a parte, ma che amplificano la diversità d’un football che intende conquistare divertendo. Il credo di Maurizio Sarri è questo. E allora… Non si lancia niente, dal finestrone, d’un 2016 che luccica di luce propria….
fonte:corrieredellospornviato