Ventura, Juve e Napoli sullo stesso livello ma il gioco degli azzurri è piu’ bello
Settant’anni di Ussi, l’Unione della stampa sportiva italiana, celebrati dall’allenatore di tutti gli italiani, Gian Piero Ventura, il ct. Si festeggia parlando di calcio nell’ambito del seminario “Il calcio e chi lo racconta” ed è pure lo spunto, per Ventura, per chiudere il suo primo anno da commissario tecnico. «Io non vedo i media come contrapposizione, ma come “collaboratori”, per questo c’è bisogno di comunicazione». Sul rapporto con la stampa, Ventura si soffermerà a lungo, ma qui ha pure altro da raccontare del suo lavoro, di ciò che lui definisce «la nostra piccola grande rivoluzione» e soprattutto del campionato.
NON CHIUSO, SOCCHIUSO… «Aspetterei a dire che è chiuso, però i segnali sono forti. Sulla Juve ho avuto una sensazione straodinariamente positiva contro l’Atalanta: aveva perso a Genova, mentre l’Atalanta veniva da grandi vittorie; la risposta è stata: la miglior partita della Juve, con la qualità e l’orgoglio dei suoi campioni. Chiuso no, ma socchiuso sì». Juve la più forte, Napoli la più bella. «L’unico dispiacere per me è che nel Napoli per 9/11 sono stranieri. Contro il Torino ha fatto 5 gol, poi però ne ha presi 3. Fa un ottimo calcio, è “la” squadra. Ma se devi lottare per vincere lo scudetto è evidente che qualcosa manca. Forse la Juve sul 4-1 non avrebbe preso due gol. Vale anche per la Roma. Dopo lo 0-0 di Empoli, lo stesso Spalletti ha detto che la Juve avrebbe vinto quella partita. Non penso che il Napoli sia stato costruito solo per giocare bene, ma anche per vincere e 8 punti di distacco sono tanti. L’avversaria è una squadra che ha vinto 5 scudetti consecutivi, alle altre mancano il cinismo, la cattiveria e la voglia di fare sempre e comunque risultato che ha la Juve».
AGNELLI E GLI STAGE. Proprio la Juve introduce il tema azzurro. Il cambio di generazione è in atto ed è partito con una serie di colloqui del ct con i club. «La prima società che ho incontrato è stata la Juve. Agnelli mi ha detto: “Per favore, non mi parli di stage”. Gli ho risposto: “Io non faccio stage”. Era arrivato teso e poi abbiamo cominciato a sorridere. Chiamare per uno stage giocatori come Bonucci e Barzagli che fanno 70 partite all’anno sarebbe stato poco utile e molto complicato». Per i giovani, il discorso è opposto. «A volte soffrono di ansia da prestazione, avvertono la pressione della maglia azzurra. Così ho pensato di fare delle vere convocazioni chiamando tutti quelli che possono diventare in futuro lo zoccolo duro della Nazionale. Quando Barzagli avrà bisogno di tirare il fiato, io devo avere già il suo sostituto. Faccio un altro esempio: quando Gagliardini è stato convocato con la Nazionale e si è seduto al tavolo con Buffon, per tre giorni non ha detto una parola. Quando è andato via, dopo una settimana, era uno di noi. Poi l’ho richiamato con i giovani ed è tornato con grande umiltà».
UN CT-DT. Era l’incarico pensato per Lippi, invece potrebbe/dovrebbe finire sulle spalle di Ventura, come lui stesso ha spiegato. Però solo dopo le elezioni federali. «Finora, per l’80 per cento del mio lavoro ho fatto il direttore tecnico, per il 20 per cento il ct. Credo che ci sia la volontà di fare questo passo. Era l’unico modo per ribaltare una situazione. Con i club non c’era solo da parlare del futuro, ma anche del passato, quando io non c’ero. Ho gestito anche quelle situazioni e ne siamo usciti bene. Le società che avevano perplessità sulle vicende pregresse sono state rassicurate. Ci siamo lasciati con un “conta su di noi ciecamente”». Il riferimento ai dissapori fra il suo predecessore Conte e i club è evidente.
IL FUTURO. Fa la battuta: «Mi rendo disponibile a rispondere a qualsiasi domanda, soprattutto su Balotelli». Dunque, i nomi. El Shaarawy: «E’ uno dei candidati, ma dipende da come sta. Anche Insigne ha avuto un momento di difficoltà all’inizio, però quando stava migliorando è venuto in Nazionale. El Shaarawy non è in un periodo felice, lo aspettiamo. Come Berardi: «Se non li chiamo non vuol dire che li scarico». Donnarumma per la successione di Buffon: «E’ una decisione che spetta al ct, certo, sennò che ci sta a fare? La scadenza del Mondiale l’ha fissata Buffon, ma qui si va al di là dell’aspetto tecnico, Gigi è un punto di riferimento importantissimo, per me, per i giocatori e anche per la Federazione. Sarà l’ultimo dei nostri problemi». Rugani e l’Europeo Under 21: «Tecnicamente può giocare con la Nazionale e poi con la Under, ma prima dei ct devono parlarne il tecnico, il giocatore e la società». E infine…Balotelli: «Ci parlerò. Quando uno vuole entrare in una squadra la cui forza è di essere squadra e gruppo, con una partecipazione totale e assoluta, deve farsi due domande. A: sono in grado di farne parte? B: lo voglio davvero? Non sono in discussione le sue doti, ma altre cose»