A Cava de’ Tirreni un convegno sulla meningite. Nessuna epidemia in corso, il messaggio finale
Cava de’ Tirreni. Si è tenuto ieri, davanti a un folto pubblico, l’incontro informativo “Meningite: Cosa bisogna Sapere”, organizzato dall’Associazione “Farma e Benessere” in collaborazione con i giovani del Forum, l’Associazione Antico Borgo, l’Associazione ASME, l’Associazione Pabulum di Avellino, la Cooperativa il FaRo, Lenus Media e molteplici realtà cavesi e campane. I due casi di meningite avutisi […]
Cava de’ Tirreni. Si è tenuto ieri, davanti a un folto pubblico, l’incontro informativo “Meningite: Cosa bisogna Sapere”, organizzato dall’Associazione “Farma e Benessere” in collaborazione con i giovani del Forum, l’Associazione Antico Borgo, l’Associazione ASME, l’Associazione Pabulum di Avellino, la Cooperativa il FaRo, Lenus Media e molteplici realtà cavesi e campane. I due casi di meningite avutisi in città e i continui rumores e chiacchiere nei social hanno reso necessario “informare correttamente i cittadini circa i reali rischi di questa patologia ed evitare pericolosi e molto spesso anche inappropriati allarmismi”. Introdotti dai dott.ri Marco Barone – Presidente Associazione “Farma e Benessere”e Anna Tortora della Corte – Farmacista – Associazione “Farma e Benessere”il dibattito è stato moderato dai dott. R. Giordano, A. Santoriello e A. Carleo. La Dott.ssa Zaira Senatore, biologa, ha esordito ricordando che la meningite è l’infiammazione delle meningi, membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Ce ne sono di vari tipi, di origine virale, batterica e forme più rare. La forma virale ha una casistica più rara e le vaccinazioni per alcuni tipi di malattie esantematiche proteggono i bambini anche da questa patologia. La forma che è oggetto delle cronache di questi giorni è quella batterica, che a sua volta ha vari ceppi: streptococco, Haemophilus influenzae, pneumococco e infine il meningococco. Gli ultimi tre hanno la medesima caratteristica, sono batteri che albergano in naso e gola e non attaccano l’organismo che li ospita. Si tratta dei c.d. portatori sani, che non svilupperanno mai la malattia, perché si sono immunizzati naturalmente.
Il meningococco si distingue secondo vari sierotipi a seconda dei fattori di virulenza ossia di attacchi più aggressivi: A, B, C, Y, W135. I fattori di rischio che possono portare a sviluppare la malattia sono la condizione di bambino o anziano, la stagione invernale, una vita comunitaria, la presenza di patologie o respiratorie o malattie come il diabete. I batteri si sviluppano, colonizzano le mucose e invadono il sangue che li veicola alla meningi. Il contagio avviene attraverso le secrezioni respiratorie le c.d. goccioline che si diffondono con colpi di tosse, starnuti, baci. Il contatto deve essere diretto, prolungato (30 minuti) e a distanza ravvicinata, perché il batterio una volta nell’aria non sopravvive molti minuti.
Il Prof. Antonello Crisci, neurologo e medico legale, ha voluto subito sottolineare che non c’è alcuna epidemia. Basti pensare che in Toscana i casi sono più numerosi. Ha ricordato però che questa malattia può portare conseguenze permanenti, come lo strabismo, la paralisi dei nervi cranici, tromboflebite di tipo ischemico, ritardo mentale, emiparesi, sordità e nel 10/15 % dei casi provoca la morte. Da qui il legittimo interrogativo se sia necessario vaccinarsi e ha detto che occorre valutare a seconda della persona che deve essere vaccinata. Dal momento che non c’è epidemia la vaccinazione è da considerare solo per chi ha fattori di rischio. Occorre una corretta campagna per diffondere la cultura della corretta vaccinazione, mentre oggi sui social si fa molta confusione. La casistica delle morti per meningite non è mutata rispetto agli anni precedenti. Il Dott. Sebastiano Leone, infettivologo, ha evidenziato che appena il medico diagnostica la malattia segnala il caso alla ASL perché questa poi possa avvisare chi è stato a contatto con il malato. L’ incubazione è di 10 giorni. La profilassi per l’adulto è una compressa di Ciproxin che serva a evitare che il batterio si radichi nell’organismo. Deve essere fatta solo da chi è stato davvero a contatto. Per quanto riguarda i sintomi i tre che non mancano mai sono cefalea, febbre e alterazione della coscienza, ad essi poi possono abbinarsi dolori muscolari, fotofobia, dolori muscolari, vomito, torpore, rigida della nuca e in casi rari anche epilessia. La cura prevede la somministrazione di antibiotici e anche di cortisone, quest’ultimo sembra riuscire a evitare le complicanze. A livello di prevenzione esistono vaccini per il pneumococco e per i sierotipi C, B, e il quadrivalente A, C, W135 e Y. A conclusione ha esortato a fidarsi del sistema.
Il Dott. Michele Adinolfi, dirigente della nostra ASL, Pediatra Endocrinologo, ha mostrato i dati statistici degli ultimi anni, dove si evince che i casi di meningite non sono aumentati e come i sierotipi Y e W rappresentino un 20 %, mentre quello B ha una percentuale più elevata. Per i vaccini negli ultimi anni quello per la C è stato sostituito dal quadrivalente coniugato che comprende A, C, W e Y, e poi c’è quello per il sierotipo B e anche per il pneumococco. Il piano di prevenzione del biennio 2016-2018 prevede che nel primo anno di vita il bambino abbia tre dosi di vaccino B, che per i nuovi nati con una recentissima disposizione è gratis. Poi a due anni viene data la quarta dose di richiamo e inoculato il vaccino quadrivalente che non ha alcun richiamo perché con la nuova formulazione assicura copertura a vita. Per gli adolescenti dagli undici ai 18 anni viene inoculato il quadrivalente sia a chi ha fatto il C che chi non lo ha fatto. Agli adulti è consigliato solo se ci sono situazioni di rischio epidemiologico. Durante il dibattito è stato chiarito che chi si è vaccinato con il vecchio vaccino per la C non è attualmente coperto.
Magrina Di Mauro