Ad Amatrice crolla il campanile ma non la speranza, il premio a Positanonews oggi a Napoli dedicato a loro , altra raccolta di fondi da Positano
Amatrice crolla il campanile ma non la speranza, siamo stati ad Amatrice con l’amministrazione di Michele De Lucia , da Positano siamo andati li per dare una mano, un piccolo contributo dalla cittadina della Costiera amalfitana, ma ci torneremo, oggi a Napoli riceveremo il prestigioso premio Emily Dickinson per la cultura, lo dedichiamo a loro […]
Amatrice crolla il campanile ma non la speranza, siamo stati ad Amatrice con l’amministrazione di Michele De Lucia , da Positano siamo andati li per dare una mano, un piccolo contributo dalla cittadina della Costiera amalfitana, ma ci torneremo, oggi a Napoli riceveremo il prestigioso premio Emily Dickinson per la cultura, lo dedichiamo a loro e partiremo per un’altra raccolta fondi. Cari amici di Amatrice “Adda passà a nuttata”, arriverà Primavera anche per voi … questo il nostro video di dicembre
Ecco Il Comune di Positano già ha portato un contributo con la promozione di Positanonews Il Comune di Positano ha attivato una raccolta fondi pro-terremotati. Fino al 20 settembre per le donazioni si può utilizzare il conto corrente del Comune: IBAN : IT 14 V 07601 15200 0000 18989848 Intestazione : Comune di Positano – Servizio Tesoreria Codice BIC/SWIFT : BPPHTRRXXX Causale : Contributo per Emergenza Terremoto Centro Italia
la cronaca Isolati nel grande bianco mentre la terra trema; sconfortati perché ci sente sempre più abbandonati dalle istituzioni ma anche da chi sta molto più in alto che continua a mettere alla prova Amatrice con una raffica di terribili scosse telluriche e tre giorni di neve come non si vedevano da sessant’anni. «Ci sentiamo sempre più soli, non stanno liberando le strade» si sfoga chi è rimasto ad Amatrice, chi ha provato a resistere circondato da due metri di neve. Sono un centinaio nel paese, altre 500-600 nelle frazioni. Alcune delle turbine che avrebbero dovuto liberarli non erano funzionanti, perché non è stata fatta manutenzione. Ieri mattina, prima delle scosse, a causa della neve è anche crollato il tendone del poliambulatorio provvisorio. «Guardi, io glielo dico, alla seconda scossa mi sono messo a piangere. Poi, abbiamo stretto i denti, qui bisogna resistere, con i miei collaboratori ci siamo ripetuti: pensiamo a chi non c’è più» confida Sergio Pirozzi, nella sede provvisoria del comune di Amatrice. «Dopo le scosse alcuni cittadini si sono sfogati con me, mi hanno detto padre, io ormai non credo più, ciò che sta avvenendo qui non si può accettare. Ma è solo una frase del momento, il nostro è un incubo che non finisce mai» spiega nel container dove dorme ormai da sei mesi il parroco don Savino D’Amelio. Ci sono state le scosse di terremoto, fortissime, che hanno fatto crollare il campanile di Sant’Agostino («ma adesso a me interessano le persone, degli edifici non mi frega più un cavolo» avverte Pirozzi) e riproposto la paura di agosto e ottobre: alle 10.25, alle 11.14, alle 11.25, alle 14.33, solo per citare le più spaventose, quelle che hanno fatto tremare tutto, «il pavimento sembrava aprirsi da un momento all’altro» raccontano Bruno Bonora e Pasqualina Fiore, coniugi romani in pensione che hanno acquistato una casa a Cittareale, pochi chilometri da Amatrice. Tutto questo è avvenuto però in una cittadina come Amatrice che da due giorni – come la vicina Accumoli – è investita da una bufera di neve che sembra una maledizione. Significa che il cuore del paese è difficilmente raggiungibile, la Salaria è impraticabile; ieri pomeriggio è stata chiusa anche la piccola strada della Romanella, gli spazzaneve stanno facendo solo il solletico alla neve che continua a cadere. Su 69 frazioni, ce ne sono una cinquantina che non possono essere raggiunte neppure dai mezzi di soccorso. Qui abitano soprattutto allevatori che si sono rifiutati di abbandonare i loro animali. Ma da ieri, con le strade ricoperte da montagne di neve, se qualcuno si sente male, non può essere soccorso. Ad Amatrice sono infuriati: perché non hanno messo in campo più mezzi? Don Savino lo dice con pacatezza: «Era prevedibile un inverno molto rigido e con molta neve, in una zona in ginocchio per il sisma, bisognava prepararsi meglio». Il sindaco denuncia: «Qui gli spazzaneve non bastano, perché la neve viene messa ai lati delle strade e dopo poco siamo al punto di prima. Qui servono le turbine, ma quelle della Provincia erano rotte, perché non era stata fatta manutenzione. Ma vi pare possibile: forse qualcuno dovrebbe essere preso a calci nel sedere. Io lunedì sera ho mandato una mail a tutto il mondo, compreso il ministro della Difesa, implorando che ci mandassero delle turbine. Una sta arrivando». Ieri nel grande bianco lungo la Salaria ti rendevi conto di come il mondo cambi completamente semplicemente spostandosi da Rieti alla zona di Amatrice, dove – senza volere per forza essere enfatici – pareva di essere a Lillyhammer, ma senza l’organizzazione scandinava. Tra Amatrice ed Accumoli c’era sì una turbina dell’Anas, ma si era fermata perché si era rotta. Dalle frazioni di Amatrice testimonianze che oscillano tra paura, rabbia e disperazione: Marco, allevatore di Moletano: «Ho 35 capi di bestiame, 25 dei quali nella stalla che si era salvata dalla botta dello scorso agosto, ma che oggi è stata lesionata nelle mura. Con queste nuove scosse ho avuto paura, ero in casa quando ho sentito il terremoto e per allontanarmi e mettermi al sicuro ho dovuto spalare la neve a mano da solo, un incubo». Un altro allevatore nella vicina zona di Accumoli: «Sono bloccato in casa da due giorni, la strada è scomparsa sotto 2 metri di neve, sono al limite della sopportazione, mandate l’esercito, le forze speciali». L’esercito ha salvato una donna incinta che abitava a Nommisci, frazione di Amatrice. Pirozzi in serata scruta il cielo per capire per quanto nevicherà ancora. «L’ha sentita? Eccola, un’altra scossa, non si fermano mai. Io sono serio, non dico che ci abbiano lasciato soli, però troppe procedure stanno andando a rilento, e ciò che si è riuscito a fare poi viene azzerato ogni volta da nuove scosse o dalle bufere di neve. Ma non ci arrendiamo».