Casal di Principe. Villa Scarface, l’ex casa del boss Schiavone, diventa un centro di riabilitazione

31 gennaio 2017 | 17:50
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Casal di Principe. Villa Scarface, l’ex casa del boss Schiavone, diventa un centro di riabilitazione

Casal di Principe. «C’era una volta Hollywood», recita un cartello davanti alla ex villa del boss Walter Schiavone. E c’era pure la megavasca di Schiavone, dove ora ci sono solo fiori bianchi piantati in un fazzoletto di terra. Le colonne e la scala semicircolare della villa «Scarface» sono crollate. «Precisa volontà di Agrorinasce», spiega la […]

Casal di Principe. «C’era una volta Hollywood», recita un cartello davanti alla ex villa del boss Walter Schiavone. E c’era pure la megavasca di Schiavone, dove ora ci sono solo fiori bianchi piantati in un fazzoletto di terra. Le colonne e la scala semicircolare della villa «Scarface» sono crollate. «Precisa volontà di Agrorinasce», spiega la presidente del consorzio Immacolata Fedele. E Casal di Principe diventa «luogo di resistenza civile, esempio per la Campania», anche se 23 anni di distanza dal primo sequestro al riutilizzo del bene confiscato sono un po’ troppi. Per tutti. «Per questo è necessaria una riforma sui beni del codice e dell’Agenzia dei beni confiscati», tuona Marco Di Lello (Pd) della commissione Antimafia. Ma tanto basta per far scattare un rigurgito di soddisfazione: «La Regione è orgogliosa di aver finanziato il riutilizzo di questa struttura confiscata alla camorra. Finalmente i cittadini casalesi, per il 99% persone perbene che per anni hanno subito il marchio di essere considerati sospetti, meritano rispetto di fronte all’Italia. Nessuno più pensi di vincere le elezioni promettendo appalti», spiega il governatore Vincenzo De Luca. Che continua: «A febbraio riattiveremo i cinque depuratori e rilanceremo il litorale domizio, intanto al Comune di Casal di Principe sono stati concessi 13 milioni per la creazione di un impianto di compostaggio. È un lavoro enorme – spiega – ma bisogna farlo. Con calma, certo, perché ogni stretta di mano a un amministratore significa un milione di euro stanziato». È il giorno dell’inaugurazione del Centro riabilitativo per la salute mentale gestito dall’Asl di Caserta diretta da Mario De Biasio nella casa strappata a Walter Schiavone, ipocondriaco fratello del boss Francesco «Sandokan» che per anni ha brillato di luce riflessa. Si trova in via Tasso a Casale ed è stato luogo-simbolo del crimine. Il progetto è nato da uno scambio di idee tra istituzioni e l’amministratore delegato di Agrorinasce, Gianni Allucci; è costato 1.234.351,59 euro con la concessione di un duplice finanziamento dalla Regione Campania di circa 2 milioni: 300mila gestiti dal consorzio e i restanti 1,68 milioni di euro (Fondi FAS) dall’Università «Luigi Vanvitelli», in qualità di stazione appaltante e dalla facoltà di Architettura. Di fronte a De Luca, nella sala che un tempo è stata calpestata dai boss della camorra casertana, ci sono sia Carmine Gambardella, preside di Architettura, progettista, sia i tre giudici che per primi si sono occupati del sequestro della villa ispirata alla casa che compare nel film di Brian De Palma, in cui Al Pacino interpreta il gangster Tony Montana: sono il presidente del collegio Diego Marmo, Maria Vittoria Foschini e Francesco Cananzi. Punti estremi di uno stesso elastico. «Abbiamo agito contro tutti – racconta Marmo – persino contro i nostri colleghi che ci accusavano di togliere tempo alle udienze ordinarie». Era il 1994 e la piccola sezione «Misure di Prevenzione» del tribunale di Santa Maria Capua Vetere metteva le mani sull’enorme patrimonio accumulato dal clan, mentre Walter Schiavone riusciva a scappare dalla clinica di Pisa dove era stato ricoverato per anoressia nervosa, in seguito alla morte del figlio in un incidente in scooter. Venne poi arrestato 10 giorni dopo. Fu lui a ordinare ai suoi sodali: «Bruciate tutto». La villa venne data alle fiamme prima di finire nelle mani del Comune nel 2001. Ieri lo scacco matto al clan. «Ora non chiamatela Scarface, ma casa della liberazione», dice il sindaco Renato Natale. «Intanto sono trascorsi 23 anni, indigeribili – spiega il consigliere del Csm Antonello Ardituro – anche se qui il clan che conoscevamo una volta ormai non c’è più: non vuol dire che la camorra sia stata sconfitta, ma lo Stato ha ottenuto una vittoria». Per il Procuratore nazionale dell’antimafia Franco Roberti «s’intravede un nuovo orizzonte per Casal di Principe». «Dopo la villa tolta a Galasso, questa è stata la più grande soddisfazione per me». «Il tessuto sociale però resta lo stesso», precisa la senatrice Rosaria Capacchione. «Qui c’è ancora il germe – continua – aiutiamo questa gente a fidarsi dello Stato dando prospettive e lavoro, non abbattendo le case». Il riferimento è all’ordine della Procura al sindaco Renato Natale di abbattere le abitazioni abusive. (Marilù Musto – Il Mattino)