Castellammare. Sfruttò un permesso premio per evadere dal carcere, dopo più di tre anni è finita la latitanza del ras del clan D’Alessandro Massimo D’Agostino. A stanarlo sono stati gli agenti del commissariato di polizia di Torre Annunziata che lo hanno individuato in un «basso» a via Parini, nel centro storico di Torre Annunziata. Massimino […]
Castellammare. Sfruttò un permesso premio per evadere dal carcere, dopo più di tre anni è finita la latitanza del ras del clan D’Alessandro Massimo D’Agostino. A stanarlo sono stati gli agenti del commissariato di polizia di Torre Annunziata che lo hanno individuato in un «basso» a via Parini, nel centro storico di Torre Annunziata. Massimino o torrese ha provato a farla franca fornendo false generalità ai poliziotti, un tentativo vano visto che gli agenti gli stavano dando la caccia da tempo e sapevano molto bene chi fosse. Massimo D’Agostino è il genero di Giuseppe Verdoliva, alias Peppe l’autista, boss del clan D’Alessandro ucciso nel 2004 nel corso della faida tra la cosca di Scanzano e gli «scissionisti» del rione Santa Caterina. Ieri mattina i poliziotti del commissariato di Torre Annunziata, guidati dal primo dirigente Vincenzo Gioia e dal vicequestore Elvira Arlì, hanno circondato la zona del centro storico ed hanno fatto irruzione in un basso, covo del 38enne. Al momento del blitz era solo ed armato di una pistola carica con matricola abrasa, una Smith&Wesson calibro 38 con il colpo in canna. Per scovarlo i poliziotti hanno seguito le tracce lasciate da alcuni parenti che gli fornivano appoggio. Per D’Agostino sono scattate le manette e poi il trasferimento nel carcere napoletano di Poggioreale. Il pregiudicato dovrà scontare una pena residua di 7 anni di reclusione per associazione di stampo camorristico, estorsione e traffico di droga. Questa mattina D’Agostino, difeso dall’avvocato Antonio de Martino, comparirà davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata per il rito direttissimo: alla sua lunga lista di precedenti penali si aggiunge anche il porto illegale di arma da fuoco. Il 38enne ha fatto perdere le sue tracce nell’agosto del 2013 quando i giudici del tribunale di sorveglianza gli concessero un permesso premio per fare visita ad un parente gravemente malato. Ma una volta uscito dal carcere di Taranto non fece più ritorno dandosi alla macchia. Massimino o torrese è stato coinvolto all’inizio del Duemila nel blitz Chalet che decapitò i vertici del clan D’Alessandro e le nuove leve emergenti: secondo l’Antimafia aveva messo su un giro di estorsioni presso cantieri edili insieme al cognato Luciano Verdoliva. Raffaele Cava , Il Mattino