Costa Concordia, per la Procura Generale, macchine indietro tutta. Schettino merita 27 anni.

12 gennaio 2017 | 10:02
Share0
Costa Concordia, per la Procura Generale, macchine indietro tutta. Schettino merita 27 anni.
Costa Concordia, per la Procura Generale, macchine indietro tutta. Schettino merita 27 anni.
Costa Concordia, per la Procura Generale, macchine indietro tutta. Schettino merita 27 anni.

Da annullare, secondo la Procura Generale di Firenze, la Sentenza di Appello del 31 maggio scorso con la quale il Comandante fu condannato a 16 anni per il naufragio ed i 32 morti della Costa Concordia nella notte del 12 gennaio 2012. A cinque anni esatti dalla tragica notte del Giglio ancora non si conclude […]

Da annullare, secondo la Procura Generale di Firenze, la Sentenza di Appello del 31 maggio scorso con la quale il Comandante fu condannato a 16 anni per il naufragio ed i 32 morti della Costa Concordia nella notte del 12 gennaio 2012.

A cinque anni esatti dalla tragica notte del Giglio ancora non si conclude l’odissea giudiziaria del   Comandante, Francesco Schettino. Quando pareva che le acque si fossero calmate con la sentenza di appello con la quale, il 31 maggio 2016, dopo che la Procura ne aveva chiesto 27 , il Capitano fu condannato a 16 anni  per il disastro della Costa Concordia. Confermando in tal modo la condanna di primo grado.

La Procura Generale di Firenze , su un piano di legittimità, ha evidenziato di dover considerare nella condanna a Schettino, l’aggravante della colpa cosciente, in particolare nella fase dell’emergenza e dell’abbandono della nave, quando si verificarono i decessi. Inoltre, nel ricorso è stato proposto, richiamando le norme, un diverso modo di conteggiare i singoli reati per i quali Francesco Schettino fu condannato a 16 anni anziché ai 27  come chiesti dalla Procura Generale. Omicidio colposo plurimo, naufragio colposo, lesioni colpose plurime, abbandono, false comunicazioni furono le imputazioni, ma soprattutto sul ‘peso’ da dare ai 32 decessi, la Procura Generale  aveva stimato un calcolo complessivo diverso tale da far lievitare, appunto, a 27 anni la pena complessiva.

Mentre tra i motivi del ricorso,che il Comandante Schettino presenterà nell’udienza del 20 aprile prossimo, si evidenzia il fatto che la Corte di Appello non lo giudicò col ‘Giudice naturale‘ e, illegittimamente, sottovalutò gli errori di ufficiali e timoniere. Una linea difensiva che il Comandante ha tenuto sin dall’inizio del processo, ossia addossare le colpe ai suoi collaboratori. In particolar modo al timoniere, a cui si imputa di aver capito male l’ordine impartito dal Comandante. Una disperata virata che secondo la Procura, in ogni caso, fu impartita quando ormai era già troppo tardi. Il ricorso quindi è impostato su di  una serie di omissioni e illegittimità con le quali Francesco Schettino, chiede alla Cassazione di annullare la Sentenza di Appello che lo vede come unico responsabile del tragico naufragio della notte del 13 gennaio 2012. I suoi difensori hanno articolato il ricorso su vari punti da verificare. Tra i quali si evidenzia che la Corte di Firenze assegnò il processo a un collegio diverso da quanto stabilito dalle tabelle per l’organizzazione degli Uffici giudiziari tradendo, secondo i difensori di Schettino,appunto il principio del “giudice naturale” precostituito per legge tutelato in Costituzione.

Mentre in relazione alle accuse la sentenza andrebbe annullata nella parte relativa alla condanna per naufragio laddove si utilizzano dichiarazioni dell’indagato al Pm e al Gip durante le prime indagini.  Ritenute “ plusvalenti” rispetto all’esame a cui Schettino si sottopose in cinque udienze. Dove si si usa come prova le dichiarazioni dell’ufficiale Ciro Ambrosio sebbene fossero prive di ogni riscontro. Inoltre si fa rilevare che l’Appello si decise in appena un mese, rispetto ad una mole di 88 faldoni e che la Sentenza di Appello sembra ridursi  ad un riassunto di tutte le doglianze prospettate  nei motivi, limitandosi a ricopiare interi brani della motivazione adottata dai primi giudici, così trascurando di fornire la propria valutazione critica. Omettendo di fornire una propria motivazione autonoma rispetto a quella del Tribunale. Infine indicando come illegittime le sottovalutazioni degli errori degli altri ufficiali e del timoniere. Insomma a cinque anni esatti dal naufragio della Costa Concordia, per il Capitano Francesco Schettino, la tragica notte del 13 gennaio 2012 sembra non terminare ancora. – 12 gennaio 2017 – salvatorecaccaviello

Fonte:R.it Firenze