Donna di Pozzuoli mette sedativi nel biberon della figlia di 3 anni, ricoverata a Roma. Aveva già provato al Santobono
Ha tentato di uccidere la figlia di appena 3 anni dandole da bere, nel biberon, delle benzodiazepine e sedativi. E il sospetto è che abbia cercato di farlo anche con un’altra delle sue tre bimbe, di solo un anno. Ancora più agghiacciante, stando agli inquirenti, il movente: attirare l’attenzione del marito su di sé, per […]
Ha tentato di uccidere la figlia di appena 3 anni dandole da bere, nel biberon, delle benzodiazepine e sedativi. E il sospetto è che abbia cercato di farlo anche con un’altra delle sue tre bimbe, di solo un anno. Ancora più agghiacciante, stando agli inquirenti, il movente: attirare l’attenzione del marito su di sé, per non perderlo e tenerlo vicino in un momento di crisi coniugale. La donna, 30 anni da compiere, è stata arrestata ieri mattina dai carabinieri nei pressi della sua abitazione di Napoli e trasferita nel carcere di Pozzuoli. Per ben due volte la figlioletta di 3 anni, a causa del micidiale cocktail di psicofarmaci e calmanti che le somministrava insieme al latte ha rischiato la morte, andando in arresto cardiaco. Si è salvata grazie ai medici del Bambino Gesù di Roma dove la piccola era stata trasferita il 30 novembre scorso dopo il ricovero avvenuto il 2 dello stesso mese al Santobono di Napoli. I medici partenopei non riuscivano a spiegarsi lo «stato soporoso» in cui era arrivata la bimba, per cui ne è stato disposto il trasferimento per esami più approfonditi. A Roma per due volte, il 4 dicembre e la notte tra il 18 e il 19, il suo cuoricino si è fermato. E per due volte i sanitari l’hanno strappata alla morte. Eppure nulla nel suo quadro clinico sembrava giustificare un arresto cardiorespiratorio. Di qui l’esigenza delle analisi tossicologiche: nelle urine i medici hanno riscontrato la presenza di sostanze tossiche psicotrope, completamente assenti dai piani terapeutici della bambina. All’esito degli esami è stata, quindi, avvisata l’autorità giudiziaria, come prevede la legge. Prima dell’arresto di ieri, il 28 dicembre i carabinieri avevano già notificato sia alla donna che al marito, un libero professionista colpevole di non essere stato capace di controllare la moglie, un provvedimento di sospensione genitoriale alla luce di altri riscontri acquisiti dal Tribunale per i Minori di Napoli che ha stabilito il divieto di avvicinamento della coppia alla bimba ricoverata e alle altre due sorelline (la più piccola è nata lo scorso ottobre) ora ospitate in una casa famiglia e affidate ai servizi sociali. Dalle indagini spuntano fuori altri episodi inquietanti. La secondogenita della coppia sarebbe stata ricoverata anche lei al Santobono nei primi mesi del 2016, sempre per uno «stato soporoso». All’epoca nella bimba vennero rinvenute tracce di un medicinale utilizzato per la cura di epilessie e disturbi bipolari, forse somministrate in vena. La mamma, probabilmente per allontanare da sé possibili sospetti, a maggio disse a un’assistente sociale che un’infermiera era entrata nella stanza d’ospedale per darle una siringa che, però, non dimostrò di avere. (Alessia Marani e Adelaide Pierucci – Il Mattino)