Il capo del Dis Pansa: «Attentati possibili in Italia ma niente allarmismi. Analizziamo i pericoli»
Il calendario della paura per ora non vede cerchiato di rosso nessuno dei prossimi giorni. Ma per quanto moderata possa essere l’allerta, in tempo di terrore le rassicurazioni sopiscono timori ma non inquietudini, troncano gli allarmi ma non gli allarmismi. Il capo degli 007 italiani, il prefetto Alessandro Pansa, racconta la verità dei tempi. «Ora […]
Il calendario della paura per ora non vede cerchiato di rosso nessuno dei prossimi giorni. Ma per quanto moderata possa essere l’allerta, in tempo di terrore le rassicurazioni sopiscono timori ma non inquietudini, troncano gli allarmi ma non gli allarmismi. Il capo degli 007 italiani, il prefetto Alessandro Pansa, racconta la verità dei tempi. «Ora è evidente – dice – che più andiamo avanti più aumentano le possibilità che un attentato anche in Italia accada, ma dobbiamo essere consapevoli che sono tre anni che, per una serie di motivi, grazie al lavoro fatto delle forze dell’ordine e dalle normative che vengono applicate e utilizzate nel nostro Paese fino ad ora, non abbiamo avuto problemi». Di qui la necessità di valutazioni che si ispirino a «maggiore oggettività», che non prendano sotto gamba il rischio ma che non lancino al contrario allerte eccessive che poi «ci creano difficoltà – spiega il direttore del Dipartimento Informazioni e Sicurezza – nel distinguere tra minacce reali e generici allarmi». Il prefetto Pansa semplifica un concetto al quale tiene molto: l’incontrollabile «governance dell’inquietudine». Eccola la successione logica della psicosi: «Si aprì l’Expo e tutti a prevedere attentati, si celebrò il Giubileo e molti a ipotizzare scenari apocalittici di terroristi islamici nella culla della cristianità. E, infine, il Natale scorso, anche quella data incasellata nei giorni del pericolo a qualunque costo». «Il terrorismo islamico – sottolinea Pansa – non ha dato nessun segnale di attività o di azioni minacciose nel nostro Paese, grazie a Dio. Le nostre valutazioni devono essere sempre contemperate a quella che è la situazione che emerge sul territorio». Sulle parole di Pansa pesano le ombre inquietanti dell’attualità stringente: l’attentato in Canada e le misure anti-migrazioni di Trump. «La “governance dell’inquietudine” è l’ultima cosa di cui l’intelligence ha bisogno», commenta il prefetto. «Non posso valutare le politiche del presidente degli Stati Uniti in questo momento, se ci saranno riflessi li analizzeremo a suo tempo». I provvedimenti del tycoon, osserva il capo degli 007 italiani, «erano abbastanza previsti e prevedibili, visto che il presidente li aveva annunciati in campagna elettorale. Sapevamo che li avrebbe adottati fin dal momento dell’insediamento: a queste forme di restrizione ci eravamo già preparati per tempo». I riflettori della nostra intelligence sono puntati in questo momento sulla polveriera libica. Un’intesa, assai delicata, che chiama in causa il ruolo strategico di Tripoli: «Importiamo il 90% del gas naturale e il 90% del petrolio che usiamo – ricorda il prefetto Pansa – Vi sono tutti i presupposti per accostarsi alle dinamiche del quadrante libico con tecniche analitiche tali da evidenziare i rischi per i nostri interessi e le opportunità per il nostro sistema-Paese». Inoltre, la principale società petrolifera internazionale attiva in Libia è l’Eni. Se ci sono i rischi esistono anche le opportunità, perché nell’area sub sahariana i trend demografici ci indicano che, in questa fase storica, è la parte del mondo con il tasso di crescita maggiore mentre i Paesi più sviluppati sono a livelli di crescita molto bassi quando non nulli». Per queste ragioni, conclude Pansa, il patto Europa-Africa «va riempito di contenuti concreti e di impegni reciproci» con la carta del Migration Compact: progetti di sviluppo nei Paesi africani dove l’esodo sembra ormai sempre più imponente e inarrestabile. (Antonio Manzo – Il Mattino)