LA SERENITA’ DELLA CLAUSURA
E’ in libreria da pochi giorni una plaquette di gradevole lettura dal titolo “SULLE ORME DEI MONACI (nel Cilento) (Edizioni Il grappolo) Ne estrapolo un passo che mi introduce alla mia riflessione di oggi.”Nel Cilento, come altrove, il monachesimo conobbe diverse fasi di sviluppo:quella “eremitica” vissuta. Appunto, negli eremi, cavità naturali o umili capanne in […]
E’ in libreria da pochi giorni una plaquette di gradevole lettura dal titolo “SULLE ORME DEI MONACI (nel Cilento) (Edizioni Il grappolo) Ne estrapolo un passo che mi introduce alla mia riflessione di oggi.”Nel Cilento, come altrove, il monachesimo conobbe diverse fasi di sviluppo:quella “eremitica” vissuta. Appunto, negli eremi, cavità naturali o umili capanne in cui il monaco era appagato del suo rapporto con Dio in perfetta solitudine e completo ascetismo. Seguì la fase “lauritica”, vissuta in comunità, chiamate appunto laure, formate da modeste capanne, grotte rupestri, raccolte per lo più intorno ad una chiesa, dove i monaci si riunivano per pregare. La preghiera in comune e le funzioni religiose costituivano l’unico momento socializzante per gli eremiti, che per il resto del giorno e della notte vivevano in totale solitudine, impegnati nelle loro celle naturali, nella preghiera e nella meditazione. Alla fase lauritica seguì quella “cenobitica” vissuta appunto nel cenobio, luogo creato per la vita comunitaria dei frati, che era ancora scandita dalla preghiera e dalla meditazione, ma si arricchiva anche del lavoro e delle attività della manualità in generale. E’ il periodo in cui la comunità monastica si apre all’esterno e diventa punto di riferimento per i centri abitati. Analoga evoluzione hanno avuto i conventi di clausura femminili, che hanno recitato e recitano ancora un ruolo importantissimo negli ordini monastici delle religiose In Italia, in Europa, e nel mondo. come mi conferma una suora carica di esperienza, di buona cultura(dispone di una laurea in filosofia) che mi concede un colloquio nel Convento del Carmelo a Via dei Tre Orologi, a Roma. E’ una bella struttura, che ha “profumo di antico” in un giardino lussureggiante di vegetazione e ben curato con macchie di colori di gerani multicolori. Vi si respira pace e serenità, quella stessa che mi comunica la dotta religiosa e che trasmette nel sorriso dolce e negli occhi luminosi,specchio della bellezza e della serenità interiore. Mi tratteggia con felice sintesi la storia dell’Ordine e del Convento e della vita monastica. scandita dalla preghiera, dalla meditazione e dal lavoro. Mi parla delle regole che scandiscono la giornata della vita monastica, delle sue consorelle che in seguito alle nuove regole varate dal Concilio consentono forme di apertura verso l’esterno con esercizio di apostolato utile alla comunità parrocchiale di cui fanno parte. Mi registra con disappunto il calo delle vocazioni, anche se non mancano le novizie che scelgono la vita di meditazione e di preghiere e rinunziano alle lusinghe della vita di fatuità che impazza vociante all’esterno. E’ molto più gratificante quella carica di valori e spessore interiore vissuta nella comunità. Su mia sollecitazione mi confessa che qualcuna delle novizie si pente della scelta fatta e ritorna allo stato laicale perché , come sottolinea il Vangelo, “multi sunt vocati pauci vero electi” e la vita monastica impone dedizione totale a Dio e alla Regola dell’ordine. La semplicità d’amore con cui mi parla del suo “apostolato” è coinvolgente e mi comunica tenerezza ed ammirazione insieme. Sono sicuro che molte ragazze sarebbero prese da questa vita fatta di valori di grande spessore interiore che danno un significato di eternità all’esistenza , se solo la conoscessero. Spero tanto che in una mia prossima visita a questo bel convento in una zona esclusiva dei Parioli a Roma ne avrò conferma. Me lo auguro e lo auguro alle religiose di tutto cuore, anche perché tocco con mano la impagabile serenità della clausura.Spero di ritornarci per arricchirmi ulteriormente, anche perché una terza visita è d’obbligo “non c’è due senza tre” Il primo colloquio lo ebbi con la Madre Priora circa un mese e mezzo fa. Prima di lasciare il Convento faccio una visita alla chiesetta, che mi prende per la sua bellezza fatta di sobria essenzialità nelle linee architettoniche e lì leggo un opuscolo sulla cui copertina fa bella mostra una riflessione di Papa Francesco, il più rivoluzionario dei papi nel significato etimologico di “rivoluzione”: revolvere = cambiare modificare radicalmente. La riflessione dice: “Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà. Cercalo dove lui è nascosto: nei bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati”.Grazie. sorelle, perché nel vostro convento ho trovato e vissuto attimi di paradiso lontano da questo mondo impazzito tra schegge e furori omicidi come i recenti eventi di Berlino e Istanbul dimostrano Purtroppo! Buon Anno e tornerò a trovarvi ,se me lo consentirete, per desiderio di serenità e di paradiso in terra . E sono sicuro di trovare una comunità più numerosa , perché toccata dalla grazia della vocazione
Giuseppe Liuccio