Ospedale di Nola. De Luca all’attacco: «Rianimazione fantasma». L’Asl 3 si blinda: blocco dei ricoveri non urgenti
(prima dell’arrivo del nuovo manager Antonietta Costantini da lui nominata) – avverte il Governatore – erano sospesi i lavori per la realizzazione della nuova Rianimazione. Un cantiere bloccato senza alcun atto amministrativo. La ditta avanza riserve per un milione di euro. Chi voleva rubare? La vicenda in Procura». Così scrive, sul suo profilo Facebook, il […]
(prima dell’arrivo del nuovo manager Antonietta Costantini da lui nominata) – avverte il Governatore – erano sospesi i lavori per la realizzazione della nuova Rianimazione. Un cantiere bloccato senza alcun atto amministrativo. La ditta avanza riserve per un milione di euro. Chi voleva rubare? La vicenda in Procura». Così scrive, sul suo profilo Facebook, il presidente De Luca. E torna all’attacco dopo essere finito in un angolo per le aspre polemiche divampate sulla scia delle immagini choc del pronto soccorso ridotto, durante il ponte dell’Epifania, a un cronicario da campo per l’eccezionale afflusso di pazienti (circa 300 in un solo giorno). Una risposta anche alla difesa opposta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin dei vertici sanitari dell’ospedale, finiti sotto accusa per le carenze organizzative e sospesi fino al 24 gennaio. Intanto il direttore sanitario aziendale della Asl Napoli 3 Luigi Caterino corre ai ripari e sulla scorta della permanenza di condizioni meteo avverse, del perdurare del picco influenzale e dell’avvicinarsi di un altro fine settimana di fuoco, decide di bloccare, fino a nuova disposizione, le attività di ricovero ordinarie. Uno stop per garantire la migliore funzionalità dei reparti di emergenza. L’obiettivo è eliminare ogni traccia delle barelle. Il provvedimento, che dovrebbe durare una quindicina di giorni, non riguarda solo Nola e Pollena, ma anche Castellammare, Gragnano, Sorrento, Vico Equense, Boscotrecase e Torre del Greco. Ogni ospedale dovrà istituire un bed manager (manager di letti e barelle) e ogni due giorni i direttori di presidio dovranno controllare l’appropriatezza clinica e organizzativa. Tre volte al giorno inoltre dovranno trasmettere i dati sui posti letto disponibili ai responsabili dei pronto soccorso e alla centrale operativa del 118. Infine ogni 24 ore dovranno essere trasmessi alla direzione strategica il numero di prestazioni di pronto soccorso suddivise per codici di gravità, il numero dei posti letto attivi in ciascun presidio per ciascuna unità operativa e il tasso di occupazione degli stessi. «Paralizzare del tutto l’attività sanitaria rischia di essere un rimedio peggiore del male, perché il pronto soccorso sarebbe l’unica porta di accesso all’ospedale – commenta Antonio De Falco, segretario regionale del sindacato medici ospedalieri – il Cardarelli, che pure ha attivato un piano di crisi, ha una riserva di posti in ogni dipartimento per le prestazioni d’urgenza». Ma torniamo alla rianimazione di Nola: nuova e pronta all’uso, con otto posti letto, è ancora chiusa. Andrà in funzione a fine gennaio in appoggio al nuovo blocco operatorio (due sale chirurgiche che sostituiranno il vecchio reparto sottodimensionato per un Dea di II livello quale è Nola) non appena saranno ultimati gli allacci del gas. De Luca punta il dito sulla paralisi che ha preceduto questa fase, prima che arrivasse la Costantini. Quando inizia la storia dei lavori lumaca? La nuova rianimazione è stata realizzata con i fondi della seconda tranche dell’articolo 20 della Finanziaria del 1988 (legge 67) che avviò i quegli anni un programma di edilizia ospedaliera da 34mila miliardi di vecchie lire per tutto il Paese e non ancora concluso. Ritardi sparsi lungo tutto il percorso dei lavori culminati nella gara di affidamento delle attrezzature aggiudicata solo a giugno scorso. Procedure lumaca anche per assicurare le altre forniture. Ma tutto l’ospedale è un cantiere concluso a metà. Solo un’ala, quella est, è stata negli anni ristrutturata con i fondi dell’articolo 20. Quella ovest è rimasta la stessa dell’inaugurazione del 1971 quando il Santa Maria della Pietà era un gioiellino progettato con criteri innovativi. Un tempo in cui c’erano ancora le mutue e gli Enti ospedalieri, in cui qui lavoravano i migliori professionisti dell’epoca come Berni Canani in Pediatria, Bolletti Censi al Laboratorio di analisi, Fonzoni in Ortopedia, Mascia in Medicina, Buoninconti in Chirurgia. Fasti poi oscurati negli anni in cui sono proliferati i reparti (fino a 23) ma diminuiti gli spazi. Lavori lumaca e ristrutturazioni al rallentatore: a metà del 2000 un lodo arbitrale doveva rimettere in moto i cantieri. Ma si arriva al 2005 (seconda giunta Bassolino), quando viene posto il problema della dimensione dell’ospedale. Si progettano 90 posti da realizzare ex novo nella zona antistante l’ingresso. Il Comune ha sempre garantito una variante al piano regolatore. Ma tutto finisce nelle paludi della burocrazia. Come l’Ortopedia al terzo piano, chiusa dai Nas nel 2013, da ristrutturare (oggi ospita gli spogliatoi del personale). Un ospedale completo, il Santa Maria della Pietà, quanto a reparti e unità operative specialistiche (orfano della sola Neurochirurgia, disciplina assente in tutta la Asl), ma che può contare soltanto su 107 posti letto a fronte dei 265 programmati dal Piano ospedaliero per un bacino di utenza vastissimo di circa 600.000 abitanti che si estende dal baianese alla provincia a nord di Napoli, unico avamposto sanitario lungo la direttrice posta tra Napoli e Avellino. Eppure Nola può contare su alte tecnologie, una Radiologia h24, una Tac di ultima generazione, un laboratorio di analisi che esegue fino a 2 milioni di prestazioni al giorno, un’emodinamica inaugurata un anno fa che funzione h 6 e che con l’imminente arrivo di 4 emodinamisti dovrà garantire interventi h24. Ma mancano i posti per i malati: ne servono almeno altri 100 per un ospedale che ha grandi potenzialità. (Carmen Fusco e Ettore Mautone – Il Mattino)