Pensione anticipata anche col diabete, vediamo come
10/01/2017 – Hai il diabete? C’è la possibilità che tu possa andare prima in pensione. Ebbene sì, anche se i lavoratori affetti da diabete non possono avvalersi della pensione anticipata, esiste la possibilità di lasciare prima il lavoro nel caso in cui la patologia porti all’insorgenza di problemi fisici che compromettano l’abilità al lavoro. Solo […]
10/01/2017 – Hai il diabete? C’è la possibilità che tu possa andare prima in pensione. Ebbene sì, anche se i lavoratori affetti da diabete non possono avvalersi della pensione anticipata, esiste la possibilità di lasciare prima il lavoro nel caso in cui la patologia porti all’insorgenza di problemi fisici che compromettano l’abilità al lavoro. Solo se il diabete determina una riduzione della capacità lavorativa – si legge sul sito di informazione giuridica studiocataldi.it – sarà infatti possibile avanzare la richiesta. Insomma, il ricorso alla pensione anticipata non è una possibilità riconosciuta in base alla mera insorgenza di una malattia, ma è necessario che questa determini una percentuale di invalidità medicalmente accertata. La valutazione di uno specialista in medicina legale – si legge – potrà infatti verificare se la patologia influenzi l’esecuzione di una determinata attività lavorativa. Per fare richiesta bisognerà, dopo aver ottenuto il certificato medico introduttivo da parte del proprio medico curante (che questi provvederà a trasmettere telematicamente all’INPS), inoltrare domanda di invalidità all’INPS che designerà apposita commissione medica per la valutazione correlata al riconoscimento della percentuale di invalidità. Se dal diabete diagnosticato derivi una percentuale di invalidità, si potranno ottenere diverse misure se sussistano i necessari requisiti contributivi: è riconosciuta la pensione di vecchiaia anticipata, a 55 anni e 7 mesi di età per le donne e 60 anni e 7 mesi per gli uomini, con almeno 20 anni di contributi e se l’invalidità è almeno pari all’80% (ad esclusione dei dipendenti del pubblico impiego).E ancora. I lavoratori con invalidità superiore al 74% potranno richiedere, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, una maggiorazione annua di 2 mesi di contributi figurativi in più. Inoltre – spiegano gli esperti di studiocataldi.it – se il soggetto è impossibilitato a svolgere alcuna attività lavorativa potrà ottenere la c.d. pensione di inabilità. La sua condizione di infermità dovrà essere tale da determinare un’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa (100% di invalidità); il beneficiario deve vantare almeno 5 anni di anzianità assicurativa e tre anni di contributi dovranno essere versati nell’ultimo quinquennio. Ai dipendenti pubblici, infine, è riconosciuta la pensione per inabilità (assoluta e permanente) alla mansione (cioè correlata al tipo di attività espletata dal dipendente) o a proficuo lavoro.