Rigopiano si continua a scavare nella neve dopo 4 giorni, 23 dispersi. L’albergo non doveva stare li e i soccorsi in ritardo

23 gennaio 2017 | 07:05
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Rigopiano si continua a scavare nella neve dopo 4 giorni, 23 dispersi. L’albergo non doveva stare li e i soccorsi in ritardo

Rigopiano si continua a scavare nella neve dopo 4 giorni, 23 dispersi. L’albergo non doveva stare li e i soccorsi in ritardo . A quattro giorni dalla tragedia emergono nuovi dettagli sulla dinamica degli eventi. Gli uffici preposti a coordinare gli interventi per far fronte alla nevicata e alla mancanza di elettricità erano consapevoli già […]

Rigopiano si continua a scavare nella neve dopo 4 giorni, 23 dispersi. L’albergo non doveva stare li e i soccorsi in ritardo . A quattro giorni dalla tragedia emergono nuovi dettagli sulla dinamica degli eventi. Gli uffici preposti a coordinare gli interventi per far fronte alla nevicata e alla mancanza di elettricità erano consapevoli già alle 7 del mattino di mercoledì 18 gennaio, una decina di ore prima della valanga, che la situazione del Rigopiano era estremamente difficile. Inoltre una mail inviata dal direttore dell’hotel Bruno Di Tommaso al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, spiegava che la situazione si era ulteriormente aggravata dopo le scosse di terremoto della mattinata: “Gli ospiti vogliono ripartire ma non possono per via delle strade bloccate”. Inoltre, segnalava il direttore della struttura, in assenza di corrente il gasolio del generatore elettrico si stava esaurendo. Ma nessuno è intervenuto.Sono tanti i post su facebook , questo di Paolo Monaco : Io sono geologo e sono stato tenente degli Alpini. Alla scuola militare alpina ci hanno insegnato tutto sulla neve. Ho anche dormito sotto la neve in inverno, scavando un igloo. Conosco i rischi da entrambe le parti, da Geologo e da Alpino. Nessuno cambierá mai la mia idea che il posto era a forte rischio causa valanghe. Putroppo questo é successo. Ci insegnavano negli Alpini, che le reti in acciaio paravalanghe andavano messe a monte, ben forti ed ancorate, vicino ai luoghi di distacco, altrimenti sono inutili. Cosí fanno i veri montanari nelle Alpi. Sono stato in Svizzera, Austria e Alpi italiane e queste precauzioni sono la norma. Ma questo non é stato fatto sotto il Gran Sasso. Inoltre alla base di un canalone alto 1000 metri, come vedete in figura, con due grandi nicchie di distacco, evidenti anche a un giovane osservatore, non si doveva costruire nulla, specie un hotel a 4 stelle che puó avere un centinaio di clienti. É una questione di rischio. In una scala da 1 a 10 il rischio per me era 9. Punto. La baita raffigurata da qualcuno in foto antiche negli anni 20, poi 50 e 70 veniva usata raramente dal Cai e da persone esperte (non clienti) e comunque da poche persone. Oggi invece l’hotel ha avuto moltissimi ospiti (troppi purtroppo). Gli effetti li vediamo. Non é successo nulla per 80 anni ? Sicuro ? Piccole slavine noo? In ogni caso oggi vediamo purtroppo i terribili risultati, per causa tripla: neve abbondantissima e instabile con vento, sisma con distacco basale e riscaldamento globale che oggi, non negli anni 20, crea effetti terribili climatici estremi e di lunga durata. Il rischio é questo. Andrebbe tutto ricontrollato con gente esperta, preparara e con fondi a disposizione, meno burocrazia e piú prevenzione. La Natura si riprende prima o poi sempre i suoi spazi e noi non siamo i padroni ma gli ospiti.