Salerno. Lavori terminati da mesi ma “La Villetta – Auditorium” resta chiuso
Salerno. «Forse questa città non è abituata a vedere le opere pubbliche terminate entro le date prestabilite. L’abbiamo destabilizzata. Forse chi doveva farsi trovare pronto per l’inaugurazione lo scorso maggio non lo era». Ed evidentemente ancora non lo è, visto che da quasi un anno l’edificio “La Villetta – Auditorium”, l’ultimo “pezzo” dell’Istituto Umberto I, […]
Salerno. «Forse questa città non è abituata a vedere le opere pubbliche terminate entro le date prestabilite. L’abbiamo destabilizzata. Forse chi doveva farsi trovare pronto per l’inaugurazione lo scorso maggio non lo era». Ed evidentemente ancora non lo è, visto che da quasi un anno l’edificio “La Villetta – Auditorium”, l’ultimo “pezzo” dell’Istituto Umberto I, il complesso in via De Renzi completamente restaurato grazie ai fondi Più Europa 2007-2013, è a porte chiuse pur essendo completamente finita l’opera di restyling promossa dal Comune, iniziata nel maggio 2015 e terminata esattamente 365 giorni dopo, come da progetto. Ad arrovellarsi sul perché un edificio così bello e utile per la collettività non sia stato ancora aperto al pubblico è proprio colui che ha progettato e coordinato i lavori nello stabile, l’architetto Maurizio Di Fruscia, che dopo aver contribuito alla rinascita degli altri edifici limitrofi – il convento di San Lorenzo De Monte, il convento San Nicola della Palma e il corpo centrale diventato sede definitiva del Conservatorio musicale di Salerno “G. Martucci” – sperava, consegnando in tempi record “la Villetta”, di vedere gli spazi da lui progettati riempirsi subito di vita, di musica e di cultura. «È difficile far capire, ancora oggi, che gestire un territorio particolare come il nostro non significa collezionare un grande oggetto architettonico in più, giustificando l’intervento mediante l’invito di “archistar”, bensì occuparsi di ciò che c’è, di ciò che esiste e che rapidamente si sta deteriorando. Far prevalere le relazioni all’oggetto ed il paesaggio all’edificio non significa rinunciare a rappresentare il proprio tempo tramite nuove architetture, ma semplicemente ricordare ogni tanto che ciò che ha prodotto la qualità delle nostre città e del nostro paesaggio non sono i singoli edifici, ma il sistema di relazioni con cui si sono storicamente intrecciati e che ha sempre potenziato enormemente il puro aspetto architettonico. Occorre, quindi, che gli architetti, in quanto tali, siano capaci di “proiettare il passato nel futuro attraverso la creatività del presente”», così comincia la sua relazione finale sul progetto nella quale vengono ripercorse tutte le fasi del recupero edilizio effettuato. «Oggi lo spazio dell’intero complesso edilizio rivive, liberato dalle superfetazioni, assolto da obblighi funzionali, e solo una scorza vecchia ricorda costantemente il passato. Ogni passo del progetto, con coerenza, mette in luce i tempi passati con una inaspettata complessità che nulla ha a che vedere con la severità del luogo di pena che era prima», spiega l’architetto. Ed è così che si è cominciato a delineare quel “Lungomonte” già immaginato nel 1995 dal concorso per il recupero del centro storico di Salerno Edifici Mondo e che dallo scorso maggio poteva iniziare ad essere fruibile. Dietro la paratia con tiranti in acciaio, formata da pali da 800 centimetri di diametro e realizzata lungo tutto il fronte dell’edificio del Conservatorio musicale, nell’edificio denominato “La Villetta” sono pronti a ospitare concerti, spettacoli e attività didattiche ben tre sale: una piccola, di 76 metri quadrati, con 83 posti a sedere di tipo fisso posti sulle gradonate; una sala media di 135 metri quadrati, con 110 posti a sedere, e una sala grande, un vero e proprio auditorium, di ben 300 metri quadrati che può ospitare fino a 307 spettatori divisi in tre settori a quote differenti, uno con 81 posti a sedere e due con 77 e, inoltre, sono state realizzate nove file accostate alle due pareti laterali con 4 posti a sedere per fila per un numero complessivo di posti pari a 72. E poi una bellissima piazza pubblica a picco sul golfo di Salerno interamente pavimentata in legno. È tutto pronto, finito dal maggio dello scorso anno e, giustamente, l’architetto Di Fruscia ora si preoccupa del destino di questi spazi che, se non adeguatamente curati, possono deperire facilmente. «Potrebbero essere usati dagli studenti del Conservatorio vista la carenza di aule che penalizza la struttura, o per qualsiasi altra attività culturale. Ma per renderli fruibili – dice – c’è bisogno di qualcuno che possa gestirli, possa curare la manutenzione. E forse è proprio questo il problema». (Fiorella Loffredo – La Città di Salerno)