Sorrento morte per droga del 18enne Giuseppe Gargiulo dal processo restroscena

14 gennaio 2017 | 17:12
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Sorrento morte per droga del 18enne Giuseppe Gargiulo dal processo restroscena

Una vicenda dolora questa di Giuseppe Gargiulo, una vera e propria tragedie con accuse sconvolgenti alla madre a ad un amico, ma ci sono delle novità e dei retroscena di cui oggi parla su Il Mattino di Napoli il collega Dario Sautto . La morte di Giuseppe Gargiulo sconvolse l’intera Penisol sorrentina. Era l’8 giugno […]

Una vicenda dolora questa di Giuseppe Gargiulo, una vera e propria tragedie con accuse sconvolgenti alla madre a ad un amico, ma ci sono delle novità e dei retroscena di cui oggi parla su Il Mattino di Napoli il collega Dario Sautto . La morte di Giuseppe Gargiulo sconvolse l’intera Penisol sorrentina. Era l’8 giugno 2012 quando lo studente di Piano di Sorrento morì di overdose ad appena 18 anni, nel letto a casa di un amico. Quell’amico Francesco Sorrentino oggi è ancora a processo per omissione di soccorso, imputato insieme alla madre Letizia Autiero. I due si stanno difendendo dinanzi al giudice Maria Laura Ciollaro del tribunale di Torre Annunziata, assistiti dall’avvocato Antonio de Martino. Stanno provando a spiegare la loro versione dei fatti, vogliono far emergere la «verità» su questa assurda vicenda. Durante l’ultima udienza è stato ascoltato Valery, un ragazzo di origine russe che faceva parte della folle comitiva, forse il vero testimone chiave dell’intera vicenda. Fino a ieri non era mai stato ascoltato sui fatti contestati, «nonostante le accuse dice de Martino si fondino principalmente su racconti, de relato, che avrebbe riferito lui ad altre persone». «Io non ho mai parlato con loro» ha detto Valery, accompagnato dal suo avvocato Gennaro Somma, riferendosi ai testimoni che lo citavano. «Con alcuni non ho mai avuto amicizia, altri non li conosco proprio». Conosceva Giuseppe, però, e anche Francesco, l’imputato. Ed ha ripercorso, rispondendo alle domande della pm Andreana Ambrosino, prima sulle due giornate, poi sui contatti avvenuti nei mesi successivi con i vari protagonisti della vicenda. «Eravamo amici ha spiegato e trascorremmo quella serata assieme. Ricordo che il giorno prima provai a contattarli, ma Francesco e Giuseppe non mi risposero al telefono. Poi so che andarono loro a comprare cinque «pezzi» di eroina a Secondigliano, quelli consumati durante la serata sulla spiaggia di Meta». Alcool, eroina, marijuana, forse droghe sintetiche. Un mix micidiale, che causò la morte del 18enne. Il processo, però, verte su accuse specifiche: Francesco e la madre si sarebbero accorti che Giuseppe Gargiulo stava male, ma non chiamarono i soccorsi e lo fecero morire. Il tutto sarebbe emerso proprio da racconti di altri testimoni, che chiamavano in causa Valery. «Io ho saputo solo di mattina cosa era successo ha detto e, mentre andavo a casa di Francesco, fui coinvolto anche in una rissa con alcuni ragazzi che avevano partecipato alla serata. Andammo in ospedale a farci medicare, e lì incontrammo proprio Francesco con i carabinieri. Gli consigliai di non chiamare il 118? Impossibile, non ci eravamo sentiti prima». Circostanza, questa, emersa anche dall’intercettazione di una lunga telefonata proprio tra Valery e Francesco, avvenuta alcuni giorni dopo, e captata durante indagini sullo spaccio di droga in Penisola Sorrentina: i due parlavano della scoperta al mattino e della chiamata al 118. Ad oggi, con il processo in corso, è certo solo che la morte di Giuseppe scoperchiò un lato nascosto della cosiddetta «Sorrento bene», con ragazzi tutti studenti, alcuni nemmeno maggiorenni che organizzavano festini con alcool e droghe di ogni genere.