Trump, oggi l’insediamento e il giuramento tra le proteste. L’America prima di tutto. IL DISCORSO
Comincia oggi, con una lunga (e costosa) cerimonia di insediamento a Washington, la presidenza di Donald Trump. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti giurerà nel pomeriggio, fra ingenti misure di sicurezza e non poche polemiche. Il nuovo governo è al completo, tutti i posti sono stati assegnati. Per il tycoon di New York sarà il […]
Comincia oggi, con una lunga (e costosa) cerimonia di insediamento a Washington, la presidenza di Donald Trump. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti giurerà nel pomeriggio, fra ingenti misure di sicurezza e non poche polemiche. Il nuovo governo è al completo, tutti i posti sono stati assegnati.
Per il tycoon di New York sarà il governo «con il più alto quoziente d’intelligenza di sempre». Sarà il governo dei “paperoni” fanno invece notare i critici. Perchè il neo presidente, che intende gestire il governo come un’azienda, ha voluto accanto a sé tre miliardari, cinque ex amministratori delegati di aziende e alcuni dei manager più esperti e riconosciuti nella Corporate America. L’amministrazione Trump però non è immune da ombre. Per esempio, il segretario al Tesoro Steve Munuchin è accusato dal Senato di aver evaso le tasse attraverso l’uso di società offshore.
Trump ha comunque assicurato che la “svolta” promessa comincerà subito, con la revoca della riforma sanitaria targata Obama, il taglio dei costi del governo e della burocrazia. Mentre all’esterno si svolgeranno le cerimonie ufficiali, all’interno della Casa Bianca una novantina di persone dello staff permanente della residenza del presidente lavoreranno senza sosta per trasformare in poche ore quella che è stata la residenza della famiglia Obama nella nuova casa della first family. Nel suo ultimo giorno alla Casa Bianca invece Barack Obama ha salutato gli americani con una lettera di ringraziamento: «Mi avete fatto un uomo migliore». E poi ha promesso: «We shall overcome».
“Giuro solennemente che eseguirò con fedeltà l’incarico di presidente degli Stati Uniti. Con le mie migliori capacità difenderò la loro Costituzione. Dio, aiutami a far questo”. Pronunciando queste parole, davanti alla folla radunata davanti alla scalinata di Capitol Hill, Donald Trump è diventato ufficialmente il 45mo presidente degli Stati Uniti. Che, insieme al mondo, voltano pagina. In modo radicale, se Trump terrà fede al programma illustrato nel discorso dell’insediamento.
Sintesi e richiamo di tutti i cavalli di battaglia della campagna elettorale con cui il miliardario ha puntato direttamente alla pancia vuota del Grande Paese. I temi con cui ha prima sbaragliato l’establishment del Partito repubblicano durante le primarie, poi si è imposto a novembre sulla candidata democratica Hillary Clinton.
Nel suo primo atto nello Studio Ovale, Trump ha firmato un decreto esecutivo diretto alle agenzie governative per ridurre il peso dell’Obamacare. Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer. E dallo studio ovale, Trump ha commentato il suo insediamento così: “Una giornata impegnata ma bella. Una bella giornata”.
L’America di the Donald, in un mondo che si vorrebbe più aperto e chiamato a raccolta su sfide globale come il terrorismo e il cambiamento climatico, si raggomitola su se stessa. Dentro i suoi confini, dietro muri e dogane, a protezione dei suoi mercati, delle sue imprese, dei suoi lavoratori e dei suoi consumi. Non più disposta a investire risorse, più che uomini, nella difesa dei suoi alleati, senza preoccuparsi di offuscare la luce del suo faro da Occidente sull’ordine mondiale. America first, è il nuovo verbo. Declinato in due semplici comandamenti: comprare americano, assumere americani.
Questo il discorso di Donald Trump, 45° presidente degli Stati Uniti.
“Gli Obama sono stati magnifici, grazie a voi Barack e Michelle. Ma questa cerimonia ha un significato molto importante. Non è solo il trasferimento da un’amministrazione a un’altra. Stiamo ridonando il potere al popolo. Per troppo tempo un gruppo ristretto di persone ha gestito il governo. La prosperità era solo per i politici, non per le imprese. L’establishment ha protetto se stesso, non le imprese. Non sono stati i trionfi della gente, c’era poco da celebrare per le famiglie che lottavano in tutti gli Usa. Da ora tutto cambia. E’ il vostro momento, vi appartiene”.
“A quelli che si sono raccolti qui e a quelli che guardano da tutta America. E’ il vostro Paese. Quello che importa non è quale partito controlli il governo ma se il popolo controlli il governo. Da oggi sarete di nuovo i veri legislatori. Non sarete più dimenticati. Decine di milioni di persone vogliono far parte di un movimento storico, che il mondo non aveva mai visto. Nella convinzione che una nazione esiste per servire i suoi cittadini: nel lavoro, nella scuola. Cose ragionevoli. Ma troppi dei nostri cittadini vivono intrappolati nella povertà, imprese che chiudono, l’istruzione che viene meno. E anche i crimini, le droghe che mietono vittime e ci tolgono tanto potenziale. Tutto questo finisce adesso, in questo momento”.
“I sogni appartengono a tutti. E anche il successo. Condividiamo un cuore e un destino glorioso. Questo è il giuramento che faccio a tutti gli americani. Per decenni abbiamo chiuso alle nostre imprese e non abbiamo difeso i nostri confini, spendendo all’estero miliardi di dollari per difendere gli altri mentre le nostre infrastrutture crollavano nella decadenza generale. Mentre la fiducia nel nostro Paese spariva. Le imprese se ne andavano senza pensare ai milioni di lavoratori che restavano indietro. La middle class è stata tagliata fuori dalla redistribuzione della ricchezza. Ma questo è il passato. Ora guardiamo al futuro”.
“Da oggi in poi una nuova visione governerà gli Usa. Un messaggio: l’America prima di tutto. Di ogni decisione, su commercio, fisco, esteri, dovranno beneficiare i lavoratori degli Stati Uniti. Dovremo difendere gli interessi degli Usa dalla razzia di altre imprese. Questa tutela porterà prosperità e forza e io combatterò con ogni respiro per questo obiettivo, non vi deluderò. L’America riprenderà a vincere come mai prima. Riporteremo l’occupazione e i nostri confini, torneremo a sognare. Costruiremo nuove autostrade, ponti, stazioni ferroviarie in tutta la nostra grandiosa Nazione. Porteremo le persone fuori dalla disoccupazione. Con due regole semplici: assumi americani, compra prodotti americani. Cercheremo buoni rapporti con gli altri, ma solo nell’interesse nazionale. Vogliamo essere d’esempio per tutti. Vogliamo rafforzare le alleanze e porci contro il terrorismo islamico, per sradicarlo dalla faccia della terra”.
“Al di là della politica, ci sarà una fedeltà totale al nostro Paese. E quando si apre il cuore al patrottismo non c’è spazio per il terrorismo. La Bibbia ci dice quanto è bello quando le persone vivono in armonia. Noi dobbiamo aprire le menti e agire in armonia e solidarietà. Così l’America è inarrestabile. Non c’è paura, saremo sempre protetti dalle forze dell’ordine di questo Paese. E, più importante, da Dio. Infine, dobbiamo pensare e sognare in grande. L’America vive solo se lotta. Noi non accettiamo che i politici si lamentino senza agire per cambiare le cose. Il tempo per le parole vuote è finito. E’ il momento di agire. Non dobbiamo permettere a nessuno di dirci: non si può fare. Non falliremo. L’America sarà ancora ricca e prospera. Siamo all’inizio di un nuovo millennio, pronti ad aprirci ai suoi misteri. Tutta la saggezza del passato non sarà mai dimenticata, a prescindere dal colore della nostra pelle. Godiamo tutti delle stesse libertà e guardiamo tutti alla nostra bandiera”.
“Agli americani di tutte le città, vicine e lontane, piccole e grandi, da oceano a oceano: non verrete più ignorati. le vostre voci e le vostre speranze, i sogni e le aspettative definiranno il sogno americano e ci guideranno in questo percorso. Renderemo questo Paese prospero, sicuro, grande, grandioso.
Dio benedica voi e gli Stati Uniti d’America”.