Vico Equense lavori dai Camaldoli a Via Mirto l’attacco del WWF, il video di Positanonews
Dalla zona dei Camaldoli di Arola a Vico Equense si ammira un panorama straordinario che si staglia sulla costa di Sorrento, una delle più belle aree della Penisola Sorrentina, non vi è un connurbato urbanistico tale da dover giustificare in qualsiasi modo un intervento viario quale sembra quello che si stia realizzando . A denunciare […]
Dalla zona dei Camaldoli di Arola a Vico Equense si ammira un panorama straordinario che si staglia sulla costa di Sorrento, una delle più belle aree della Penisola Sorrentina, non vi è un connurbato urbanistico tale da dover giustificare in qualsiasi modo un intervento viario quale sembra quello che si stia realizzando . A denunciare i lavori il Wwf Terre del Tirreno, che già segnalò sul nascere i lavori di stravolgimento di un antico camminamento pedonale denominato via Mirto, che collega la frazione di Seiano fino al sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Alberi nel comune di Meta : “Il tracciato, un tratto significativo dell’antica Via Minervia, è stato di fatto allargato e trasformato in strada carrabile, con getto di cemento al suolo e ringhiera in acciaio e tubolari. Le opere, senza alcuna tabella affissa denunciate sul nascere dal Wwf, sono state sottoposte a sequestro dopo l’intervento dei carabinieri, ma la “trasformazione irreversibile” era bella che avvenuta.” Sul posto Positanonews è andato per far un video di una parte del tracciato su questi posti, a dispetto delle critiche ricevute, siamo gli unici ad essere andati, ovviamente non entriamo nel merito della questione, spetterà alle autorità competenti stabilire la legalità o meno di tutto, ci interessa, ovviamente, solo ed esclusivamente la notizia e riportarla documentando quanto più è possibile sempre con l’umiltà del cronista che non è, in quanto tale, ne uno specialista ne un magistrato, ma un “mediatore” fra questi ed i cittadini.
“Stavolta – continua il WWF – le ruspe, gli escavatori ed i martelli pneumatici hanno preso di mira un altro tratto della sentieristica collinare che collega, in discesa, la località Arola in via Camaldoli, fin giù al sagrato della chiesa di Alberi. Insomma si tratta di un altro “pezzo” di un tragitto che appare di fatto strategicamente collegato alla strada già abusivamente realizzata in via Mirto.
I lavori in corso da circa tre settimane, che stanno cambiando la morfologia del sito e i suoi fragili ecosistemi, procedono celermente (sono stati osservati i mezzi lavorare anche al buio con l’ausilio di fari) e hanno di fatto comportando lo scavo e sbancamento di terreno con l’estrazione di svariate tonnellate di rocce calcaree di grosse dimensioni. La modifica dello stato dei luoghi appare, anche stavolta irreversibile ed ancor più grave dal momento che l’area presa di mira, per l’allocazione di tubature, si trova in area di notevole interesse paesaggistico posta sotto il vincolo della Soprintendenza, all’interno del Parco Regionale dei Monti Lattari e, cosa assolutamente non irrilevante, ricade nella perimetrazione dell’Autorità di Bacino Campania Centrale, di cui al Psai, in area classificata a Rischio Frana molto elevato.
“Apprendiamo da una serie di imbarazzanti articoli e comunicati pubblicati dalla stampa locale negli ultimi giorni – dichiara Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – che quello che ci appare un vero e proprio scempio in atto nel Comune di Vico Equense sarebbe “legittimato” dalla necessità di fornire l’energia elettrica al famigerato depuratore in costruzione da decenni a Punta Gradelle? Sembrerebbe che il gestore Enel/e-distribuzione Spa per poter realizzare l’allacciamento all’impianto abbia necessità di costruire un nuovo elettrodotto di circa 6,5 km.
Se a questo aggiungiamo la volontà dichiarata del Comune di Vico Equense di procedere all’ammodernamento delle reti tecnologiche/infrastrutturali in varie località del territorio con la posa di nuovi cavidotti, chiusini e pozzetti, per la futura realizzazione di linee interrate di sottoservizi, l’arcano sembrerebbe risolto.
Infatti, sempre a detta della stampa, che stranamente da settimane enfatizza la “soluzione trovata”, il servizio Manutenzione e Territorio del Comune avrebbe individuato un valido percorso alternativo, di estensione ridotta rispetto a quello proposto, estremamente vantaggioso, sia per quanto attiene gli aspetti economici che per i tempi di esecuzione che si vedrebbero notevolmente ridotti. A questo punto è lecito domandarsi se per la costruzione del famigerato depuratore, considerata opera di interesse strategico regionale, e per portare la corrente elettrica a tale opera, si possa andare in deroga alle leggi e alle normative vigenti? E non solo ai vincoli di tutela paesaggistica e naturalistica ma, addirittura, alle normative poste a tutela della pubblica e privata incolumità? Ci chiediamo se, e come, abbia mai l’Autorità di Bacino preposta autorizzato i violenti sbancamenti documentati e, in caso negativo, come l’amministrazione in carica abbia potuto impunemente sponsorizzare tale grave e pericolosa modifica del paesaggio in un’area definita a rischio dal Piano di Stralcio della medesima Autorità?
Siamo persuasi che la difesa del suolo, con la tutela idrogeologica, costituisca un parametro la cui adeguata valutazione è imprescindibile per la salvaguardia del territorio, il contrasto del suo dissesto e del rischio idraulico, la difesa preventiva dell’incolumità delle persone, delle proprietà e delle attività umane e, non ultimo, per la tutela dell’economia generale su cui andrebbe a trasferirsi il costo sociale dei correlativi danni. Sicché non è proporzionato e ragionevole, ne consentito dalla legge, prescindere da tali valutazioni. Tale parere è stato esaustivamente espresso da una recente sentenza del Consiglio di Stato, nella vicenda del porto di Marina della Lobra a Massa Lubrense dove, per realizzare discutibili opere, si era tentato forzatamente di derogare alle norme poste a tutela della pubblica e privata incolumità. Per tali ragioni il Wwf, già a fine dicembre, ha chiesto alla Procura della Repubblica di accertare con urgenza la legittimità delle opere edili in corso e la loro conformità con eventuali atti autorizzativi rilasciati dagli enti preposti.
Aspettiamo fiduciosi l’esito degli accertamenti ma non vorremmo, come già in troppi altri casi, apprendere ad opere finite che i lavori non sono legittimi. Al danno si aggiungerebbe, ancora una volta, la beffa e la cosa insinuerebbe legittimi interrogativi”.”