Vico Equense/Meta. Cosa succede a Punta Gradelle? VIDEO

16 gennaio 2017 | 22:48
Share0
Vico Equense/Meta. Cosa succede a Punta Gradelle? VIDEO

Vico Equense/Meta Sorrento . Ne abbiamo parlato molto qui su Positano News, testata molto attiva sul territorio della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana e continuiamo a farlo, evidenziamo come a Punta Gradelle ancora una volta invece di depurare le acque, sembra che parte di esse vengono scaricate direttamente a mare. Questo fenomeno si verifica, e […]

Vico Equense/Meta Sorrento . Ne abbiamo parlato molto qui su Positano News, testata molto attiva sul territorio della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana e continuiamo a farlo, evidenziamo come a Punta Gradelle ancora una volta invece di depurare le acque, sembra che parte di esse vengono scaricate direttamente a mare.

Questo fenomeno si verifica, e molto probabilmente si verificherà ancora a lungo nei giorni di pioggia e non solo, soprattutto per gli scarichi e gli allacci abusivi alle reti fognarie.
Per eliminare questo inconveniente bisogna trasformare la pioggia da problema ad opportunità:  il gruppo Grande Onda ha fissato un percorso che può riassumersi in uno degli obiettivi: neanche una goccia di acqua meteorica deve essere persa!

Per raggiungere quest’obiettivo, bisogna invertire un modo di pensare che da generazioni, si è stratificato nella nostra coscienza: siamo stati abituati a considerare le acque piovane qualcosa da allontanare dal nostre territorio, nel più breve tempo possibile. E perciò l’unica cosa a cui molti pensano, quando si deve affrontare questo problema è che bisogna estendere la rete delle acque bianche. Può essere anche giusto.
E invece non è così.
Estendere la rete delle acque bianche è un’operazione molto discutibile e che può addirittura aggravare i fenomeni che ci affliggono, se non ci si affronta la questione di che fine faranno le acque acque bianche, una volta separate dalle nere (se separate). Infatti tutto scorre e finisce a mare e se da una parte è corretto evitare che le acque bianche si mescolino con le nere, d’altra parte estendere la rete bianca senza porsi il problema di come far confluire a mare le acque canalizzate dalla stessa, significa aumentare l’acqua che viene convogliata nei rivoli, che sono molto spesso ostruiti e pieni di rifiuti, aggravando una serie di problemi. Le acque piovane devono essere riconsiderate, come è avvenuto per secoli, una grande ricchezza e ne va curata non il semplice allontanamento dal territorio, ma la gestione, ponendosi una molteplicità di obiettivi ovvero ridurne la contaminazione, in particolare dovuta alle prime piogge, ripristinare gli alvei naturali dei rivoli, incentivando il riutilizzo delle antiche sorgenti per gli usi non alimentari, e ridurre con opportuni interventi di decantazione il trascinamento di terreno a mare.
Se continua la nostra incuria nei confronti di questa risorsa continueremo a sprecare le acque meteoriche, aggiungendo al danno economico, la beffa di dover constatare che nei giorni di pioggia il mare diventa di color cioccolata (per non dire altro) e che vengono trascinati a mare rifiuti di ogni sorta.
E in aggiunta a questo continueremo ad essere esposti al pericolo di sprofondamento di strade, frane e alle onde di piena proveniente dai valloni.

La gestione delle acque meteoriche è aggravata a livello nazionale da un groviglio di competenze e dalla presenza di numerosi attori, Stato, Regione, Comini, Autorità varie, ognuna in teoria delegato a gestire una parte del problema, ma tutti caratterizzati da carenze di risorse e con l’ulteriore difficoltà senza che nessuno si fa promotore della prima cosa che serve per garantire una corretta gestione di questo sistema, anche al fine di prevenire le emergenze: ovvero riunire tutti intorno ad un tavolo per programmare le azioni preventive e di miglioramento da effettuare.
In questo guazzabuglio, ognuno va per la sua strada, giocando spesso a scarica barile.

Ritornando a Punta Gradelle, il fenomeno che si è generato, è certamente causato dalla pioggia, ma da tempo i responsabili della realizzazione dell’Impianto, e Gori, che gestisce la rete, sapevano della probabilità del verificarsi di questa emergenza e lo avevano segnalato ai Comuni. I Comuni e la Gori, da parte loro hanno fatto ciò che hanno ritenuto possibile per ridurre la quantità di acqua meteorica che sarebbe stata convogliata nella fogna nera, concentrando in particolare l’attenzione sugli allacci abusivi dei privati e cercando di ridurre gli incroci fra le due reti. In conclusione ognuno ha proceduto per la sua strada per la sua strada, con risultati molto diversi da Comune a Comune: ma non è questa la strada per gestire un sistema comune e per pianificare le azioni per affrontare quella che è non da considerarsi una emergenza, ma una condizione eccezionale, rientrante fra gli eventi prevedibili. Molte cose messe in evidenza attraverso gli interventi del gruppo La Grande Onda, sono rimaste senza risposta come ad esempio:
• conoscere preventivamente come varia la portata nel collettore a seguito della pioggia, anche al fine di correlare i fenomeni ai millimetri di pioggia caduti;
• continuare la caccia agli allacci abusivi e rendicontare i risultati ottenuti, attività condotta prevalentemente a Sorrento, ma anche valutare qual è la eventuale portata che deriva dal convogliamento nella rete nera di interi rivoli ostruiti e che non trovano più sbocco a mare;
• valutare se non sia opportuno, almeno per ridurre l’inquinamento batterico, realizzare una condotta sottomarina di bypass per allontanare prima dell’ingresso all’impianto, il surplus della portata che si genera nei giorni di pioggia (condotta peraltro anche indispensabile per gestire correttamente i guasti, l’intasamento e la manutenzione periodica di quella principale).
Ma su ciò che accade a Punta Gradelle c’è, come è noto, un susseguirsi di notizie contraddittorie, situazione inspiegabile se si pensa che è un’opera affidata al Presidente della Regione Campania, Commissario di Governo, notoriamente in prima fila su molti problemi ambientali, e neanche a seguito dell’impegno della Commissione Ambiente della Regione e l’interesse più volte manifestato da numerosi Consiglieri Regionali si è riusciti finora stabilire canali di comunicazione trasparenti.

La radice del problema è, lo ripetiamo, stabilire regole di corretta gestione delle acque meteoriche: se non si stabilisce un percorso per riportare sotto controllo questa gestione, anche il sistema di depurazione, la gestione delle acque marine ed numerosi fattori connessi con il rischio idrogeologico, ed il recupero dei valloni rimarrà fuori controllo.
Per raggiungere questo risultato, ben venga il solito percorso fatto di promesse, grandi studi teorici, convegni di esperti, produzione di dossier o singole denunce, ma bisogna anche porsi l’obiettivo, ogni volta che si manifesta un problema, di risolverlo raggiungendo dei traguardi intermedi coerenti con l’obiettivo da raggiungere, adottando quella la ben nota tecnica gestionale di correggere sull’errore.

Oggi ad esempio dobbiamo affrontare il problema che si è verificato a Punta Gradelle e ognuno deve portare il proprio contributo alla soluzione di questo problema.
Non c’è niente da inventarsi: la regia ad esempio spetta al Sindaco della/delle località dove si è verificato l’inquinamento (Vico Equense e/o Meta), perché e lui che ha l’’obbligo di tutelare la salute pubblica.
Il Sindaco per stabilire quali sono le cause dell’inconveniente e cosa si può fare per eliminarle, deve convocare una Conferenza di Servizi e riunire intorno ad un tavolo oltre che i propri tecnici, tutti quelli che direttamente o indirettamente sono coinvolti nella soluzione del problema ovvero Genio Civile, Protezione Civile, Autorità varie, incluso quelle Ambientali, gli altri Sindaci della Penisola, il Commissariato di Governo per la realizzazione dell’impianto di Punta Gradelle, e la Gori che gestisce la condotta consortile. Ci vogliono proprio tutti, perché ognuno ha la sua parte di responsabilità e sarebbe troppo lungo spiegare il perché.
Impostata la discussione, e messi insieme tutti i singoli pezzetti del puzzle, ognuno per la propria parte dovrà contribuire a risolverlo.
Questa è l’unica strada e poiché è lunga e difficoltosa non si può fare altro che iniziarla subito, prima che si verifichino ulteriori danni alle Persone e all’Ambiente.