43enne di Agerola trovato cadavere in una cella del carcere di Fuorni

5 febbraio 2017 | 12:14
Share0
43enne di Agerola trovato cadavere in una cella del carcere di Fuorni

Un decesso che poteva essere evitato attraverso dei banali esami clinici. Ivan Gentile, il 43enne di Agerola trovato cadavere in una cella del carcere di Fuorni lo scorso novembre, poteva essere salvato. E’ questo il senso della consulenza redatta dal medico legale Giovanni Zotti depositata ieri sul tavolo del sostituto procuratore Elena Cosentino, titolare del […]

Un decesso che poteva essere evitato attraverso dei banali esami clinici. Ivan Gentile, il 43enne di Agerola trovato cadavere in una cella del carcere di Fuorni lo scorso novembre, poteva essere salvato. E’ questo il senso della consulenza redatta dal medico legale Giovanni Zotti depositata ieri sul tavolo del sostituto procuratore Elena Cosentino, titolare del fascicolo.
Con la perizia depositata ieri potrebbe quindi aggravarsi la posizione della cardiologa dell’Asl, in servizio presso il penitenziario cittadino M.C., raggiunta da un avviso di garanzia già all’indomani del decesso. Ivan Gentile, infatti, era un soggetto cardiopatico, particolare, questo, contenuto nella cartella clinica in possesso del penitenziario; proprio la sua patologia, secondo le conclusioni del perito, avrebbe dovuto spingere gli operatori sanitari della casa circondariale di Fuorni ad effettuare esami più specifici per scongiurare l’infarto. La perizia sembra quindi evidenziare delle negligenze da parte degli operatori in servizio presso il penitenziario cittadino che avrebbero omesso di effettuare accurati controlli medici in presenza di una sintomatologia, anche pregressa, che faceva pensare a problemi cardiaci. Solo esami specifici di laboratorio per la ricerca di enzimi cardiaci, ed un successivo ricovero presso il reparto di cardiologia dove il paziente sarebbe potuto essere monitorato, avrebbero potuto consentire la formulazione di una corretta diagnosi ed evitare, quindi, il decesso. La perizia aggiunge quindi un tassello preziosissimo ad un’inchiesta che appare ancora alle battute inziali e che potrebbe allargarsi coinvolgendo altri operatori dell’area sanitaria del penitenziario.

DI VIVIANA DE VITA IL MATTINO