CILENTO E COSTA D’AMALFI IN AMORE PER SAN VALENTINO.LA CARNALITA’ DELLA PAROLA

13 febbraio 2017 | 19:23
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CILENTO E COSTA D’AMALFI IN AMORE PER SAN VALENTINO.LA CARNALITA’ DELLA PAROLA

Domani si festeggia San Valentino e gli innamorati di tutte le età e di tutte le condizioni sociali sono pervasi da forti tensioni emotive, come consiglia ed impone la ricorrenza. E da settimane si spremono le meningi per il regalo che stupisca e faccia presa sull’altro/a, perforandone cuore ed anima di dolcezza. Succede in Italia […]

Domani si festeggia San Valentino e gli innamorati di tutte le età e di tutte le condizioni sociali sono pervasi da forti tensioni emotive, come consiglia ed impone la ricorrenza. E da settimane si spremono le meningi per il regalo che stupisca e faccia presa sull’altro/a, perforandone cuore ed anima di dolcezza. Succede in Italia e nel mondo, in tutti i continenti ed ad ogni latitudine, e succede anche nel mio Cilento, sull’onda del consumismo che ormai impazza anche nelle piccole comunità.
Celebrano la loro festa, con reciproco scambio di doni, le coppie affiatate per consolidare ulteriormente un rapporto, i trasgressivi che inseguono avventure extraconiugali a caccia di sensazioni nuove e forti, i giovani ed i giovanissimi feriti e dolcemente turbati dai primi fremiti d’amore che, come carezza lieve o tempesta d’uragano, terremota anima e corpo.
Ed ognuno cerca il proprio modello d’amore nel mito, nella storia, nella letteratura, nella vita turbinosa dei divi del cinema,della televisione e della musica sulla scia degli scoop più o meno costruiti dalla riviste patinate del settore. Tutti, o quasi, hanno un idolo a cui fare riferimento per imitarne gesta e comportamenti. Per quelli della mia terra che hanno voglia di sognare sulla scia dei grandi del passato non c’è che l’imbarazzo della scelta se prestano orecchi sensibili all’eco che sulle ali del vento narra i grandi miti che hanno avuto come magica cornice il territorio.
Paestum ne è una fonte inesauribile,perchè eletta a sede di culto di Cerere e Cibele, Demetra ed Era Argiva, nomi diversi della Magna Mater, dea dell’amore e della fecondità.
E basta respirare l’aria dei templi e del Museo per esserne pervasi nel profondo in tutta la dirompente e sconvolgente sacralità. Se ci si incammina con mente accesa alla curiositas su e giù per l’ampia pianura, a Capodifiume le colonne mozzate di un tempio, che emerge dal minuscolo lago a raccogliere acqua di sorgente sulfurea, parlano di Persefone, dea di notte e giorno, di luce ed ombre, di inverno e primavera nell’alternarsi dei cicli delle stagioni, che, come quelli dell’amore, conoscono morti e resurrezioni, irruenti passioni e lunghi letarghi, profumate carezze primaverili e malinconici assopimenti autunnali. E sulla spianata luminosa della collina sovrastante una Madonna nera, nel carcere di una nicchia, esalta e purifica, nella liturgia cristiana, la paganità del mito con il frutto del granato, che da sempre è simbolo di amore con il rosso squillante della passione dei fiori di giugno e con il sorriso contagioso dei chicchi ad esplosione di frutti in autunno, quasi ad indicare un percorso nelle fasi della evoluzione dell’amore:dolce turbamento dell’innamoramento, furente passione nella carnalità del rapporto condiviso, esplosione di nuova vita nella generosa fecondità.
A Punta Licosa una foresta di pini d’Aletto, tormentati nelle contorsioni di tronchi e rami quasi a simbolo di macerazioni di amori e passioni fortemente desiderati e mai realizzati fanno da cornice alla vicenda di amore e morte della sirena, che, gabbata da Ulisse pellegrino, non resistette alla vergogna della sconfitta della sua forza di seduzione e con voglia omicida si scagliò dalla rupe. Nelle notti di luna piena d’agosto o nelle furiose libecciate d’inverno il mare ne canta la triste nenia con le onde a carezza di battigia o la sconvolgente e terremotante passione negli schiaffi fragorosi agli scogli appuntiti.
Più giù, là dove un tozzo braccio di terra abbranca il Golfo di Policastro, Palinuro lamenta ancora l’amore negato di Camerota, che l’eroe/semidio inseguì invano in una notte di plenilunio a bracciate sempre più defaticanti fino ad inabissarsi sfinito nei goghi dei flutti con lamenti che ancora gorgogliano desideri nel cuore delle grotte. Ah, i drammi degli amori impossibili! E chi non ne è stato vittima nel corso della propria esistenza, breve o lunga che sia.!?
Ma anche le zone interne riecheggiano storie di amori contrastati ed impossibili, finiti in tragedia dopo brevi, dolcissimi ed intensi periodi di tenerezze/passioni ad invasione d’anima, a fermento di cuore ed obnubilamento smemore di mente nel trionfo della sensualità a terremoto di corpo. A Trentinara, una terrazza spalancata sul mare di Paestum a conquista di lontani orizzonti ricamati, dai borghi della Costa di Amalfi, da un lato, e del Cilento collinare e marino, dall’altro, è stupore un grosso macigno, che minaccia di precipitare sull’abitato di Giungano e fare sfracelli. Incombe da secoli con il suo volo minaccioso, ma da secoli resta lì immobile nel miracolo delle sue catene naturali. E “Preta ncatenata” è il suo nome, carico di forte evocazione nella storia d’amore e morte che continua a fecondare l’immaginario collettivo di innamorati e non.
Di lì si lanciarono nel vuoto, abbracciati nel delirio, Isabella e Saul, figlia del marchese, l’una, capobrigante l’altro, irreparabilmente colpiti da turbinio d’amore a prima vista. Scoperti da un delatore zelante,personaggio malefico che non manca mai nelle grandi storie d’amore quasi a materializzare la perfidia umana, dopo l’ultima tenerezza nell’alcova naturale tra dirupi esposti al vento e ai profumi di natura ad esplosione di primavera, preferirono la morte alla punizione certa di una lacerazione di anime e, soprattutto, corpi.
E quando infuria la tormenta c’è chi giura di ascoltare ancora i richiami/lamenti dei giovanissimi amanti
Ma, al di là, dei racconti e delle storie dei miti, rievocati e vissuti con intensa partecipazione emotiva, come tutte le feste anche quella di San Valentino finisce a tavola, prima che a letto. E, allora, cosa c’è di meglio che un localino di tendenza che, magari, riservi un menu afrodisiaco con appendice di “concerto/recital” di canzoni e poesie d’amore? Sbriglino la fantasia i ristoratori del territorio e si diano da fare. Le materie prime per menu e canzoni/recital non mancano, così come abbondano le coppie di tutte età Basta cambiare nome e le riflessioni calzano bene anche per la Costa di Amalfi, dove tra Vietri e Positano c’è solo l’imbarazzo della scelta per individuare un luogo di malia dove far volare fantasia, palpitare cuore e terremotare anima e corpo pervasi dalla dolce furia dell’amore. Ne suggerisco uno fra i tanti: Punta Sant’Elia a Furore. Lì è facile provare emozioni intense percorrendo a passi lenti la “Via dell’Amore”, soprattutto se la brezza sbriglia lieve il bigio/argento degli ulivi e riempie l’aria di profumi di macchia mediterranea e sui muri a secco si materializzano le voci dei poeti eternate in arabeschi di lapidi policrome fino all’abisso che dirupa sul vallone de “La Praia” ad abbrancare mare nella gloria della luce. Mi piace concludere con una riflessione:anche la cultura ha una sua carica di sensualità e, forse,è la più intensa perché privilegia le emozioni forti dell’anima che terremotano di bellezza in modo irreparabilmente a invasivo anche il corpo superandone e trasfigurandone la bellezza fisica.Anche il dialogo e la parola hanno una loro carnalità.

Giuseppe Liuccio
liucciogiuseppe@gmail.com