Cyberbullismo, legge al rush finale. I minori potranno chiedere ai social la rimozione dei contenuti denigratori

15 febbraio 2017 | 17:02
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Cyberbullismo, legge al rush finale. I minori potranno chiedere ai social la rimozione dei contenuti denigratori

Dodici giorni fa il testo è tornato alle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera. I sei articoli della legge di prevenzione del cyber bullismo dovrebbero essere ormai al rush finale. Dopo la seconda approvazione del Senato a fine gennaio con 224 sì, non resta che il voto definitivo della Camera. Un traguardo atteso per […]

Dodici giorni fa il testo è tornato alle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera. I sei articoli della legge di prevenzione del cyber bullismo dovrebbero essere ormai al rush finale. Dopo la seconda approvazione del Senato a fine gennaio con 224 sì, non resta che il voto definitivo della Camera. Un traguardo atteso per un disegno di legge, depositato tre anni fa, destinato ad affrontare lo spinoso problema delle violenze psicologiche commesse in Rete utilizzando scritti, foto, video. Un fenomeno in aumento, soprattutto tra i più giovani, dagli effetti psicologici devastanti. La legge prevede che i minori, da soli o con i genitori, possano rivolgersi direttamente alla società che gestisce il social network dove compare il materiale denigratorio per chiederne l’immediata rimozione. Dodici ore di tempo per ricevere una risposta, 48 per la cancellazione. In caso di mancata risposta, o di difficoltà a individuare la società che gestisce il social network o che ne è proprietaria, il minore può rivolgersi direttamente al garante per la privacy che interviene in autonomia. Un’arma di prevenzione diretta e immediata, che prescinde anche dall’intervento dei genitori, accompagnata poi anche dalla possibilità di rivolgersi alla Polizia postale, per chiedere l’ammonimento di chi si ritiene responsabile delle azioni di bullismo in Rete. L’ammonimento è lo stesso strumento amministrativo previsto nella legge anti stalking, su denuncia delle donne vittime. Dopo la segnalazione, che non ha bisogno di prove ma solo di indizi, il questore convoca il presunto autore delle azioni di bullismo e gli contesta l’ammonimento formale, che è una sorta di intimazione a non proseguire nell’attività violenta in Rete. All’ammonimento potrebbe in ogni caso seguire un’indagine penale per diffamazione, violenza privata o ingiuria. La legge prevede uno stanziamento annuale di 220.000 euro, anche per programmi di educazione scolastica. «Il legislatore non può aspettare ancora perché il cyberbullismo uccide – dice la presidente della Camera, Laura Boldrini – Mi auguro che si riesca a chiudere la legislatura approvando la legge tornata alla Camera. Lo dobbiamo ai ragazzi che denunciano e non mollano, ma anche a chi non ce l’ha fatta». Secondo i dati della Polizia postale, nel 2016 ci sono stati ben 235 casi denunciati di minori vittime di cyberbullismo. Facebook, WhatsApp e altri social meno noti, ma diffusi tra gli adolescenti, sono gli strumenti più utilizzati. Offese, video carpiti, spesso a sfondo sessuale (il cosiddetto sexting), foto e gruppi creati apposta per emarginare la vittima sono le forme concrete delle violenze informatiche. Nella relazione di accompagnamento al disegno di legge si cita la ricerca dell’Ipsos realizzata per Save the children, con le ripercussioni del bullismo in Rete sul rendimento scolastico (38 per cento delle vittime, che sale al 43 per cento nel Nord-est), l’asocialità (65 per cento), la depressione (57 per cento). «Nella proposta abbiamo preferito scollegare la tutela dei minori da quella degli adulti – spiega Elena Ferrara del Pd, prima firmataria e relatrice della legge – Ci siamo concentrati sui minorenni che sono i più deboli». La scuola è il contesto sociale dove maturano questi comportamenti e, per questo, la legge prevede programmi di educazione scolastica sull’uso dei new media. Per meglio delimitare di cosa si parla, l’articolo uno del disegno di legge ha definito il concetto di cyberbullismo come «forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione o furto di identità, alterazione, acquisizione illecita e manipolazione di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica». Anche attraverso questa ampia definizione, minori e genitori sanno di cosa parlano e in quali casi possono utilizzare gli strumenti che la legge metterà a loro disposizione, per colpire i responsabili del bullismo digitale. Una realtà che diventa sempre più sentita tra gli adolescenti, tanto che il 7 febbraio scorso è stata celebrata una giornata contro il cyberbullismo in cui la Polizia postale, nel corso di manifestazioni in più città d’Italia, ha invitato i ragazzi a denunciare le violenze subite. La legge in approvazione alla Camera punta molto anche sull’educazione scolastica. Nella relazione si dice che «dovrà avere modalità e obiettivi analoghi agli interventi di educazione stradale, coinvolgendo gli istituti comprensivi e la secondaria di secondo grado, nonché i corsi di formazione professionale». Un intervento necessario, se una recente indagine congiunta di Skuola.net e Osservatorio nazionale adolescenza su 8.000 ragazzi tra i 14 e i 18 anni di 18 regioni italiane ha verificato un aumento del 40 per cento degli episodi di cyberbullismo rispetto allo scorso anno. (Gigi Di Fiore – Il Mattino)