Disoccupati. Partono le prime 25.000 lettere per l’assegno di ricollocazione. Boeri: «Con i voucher non emerge il lavoro nero»

9 febbraio 2017 | 17:12
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Disoccupati. Partono le prime 25.000 lettere per l’assegno di ricollocazione. Boeri: «Con i voucher non emerge il lavoro nero»

Partono le prime lettere per l’assegno di ricollocazione. Contengono l’assegnazione della dote da utilizzare per la ricerca di un nuovo impiego. Destinatari 25.000 disoccupati titolari di Naspi da almeno quattro mesi. Siamo alla fase sperimentale, presto il servizio potrà essere erogato all’intera platea considerata di quasi 800-900.000 persone. E, sempre in tema di lavoro, emerge […]

Partono le prime lettere per l’assegno di ricollocazione. Contengono l’assegnazione della dote da utilizzare per la ricerca di un nuovo impiego. Destinatari 25.000 disoccupati titolari di Naspi da almeno quattro mesi. Siamo alla fase sperimentale, presto il servizio potrà essere erogato all’intera platea considerata di quasi 800-900.000 persone. E, sempre in tema di lavoro, emerge che i voucher non sono uno strumento importante contro il lavoro nero. Sono solo «una goccia nel mare». A far cadere una delle principali argomentazioni del fronte dei sostenitori dei discussi buoni lavoro da 10 euro nominali l’ora, è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera. Bastano pochi numeri e il mito è sfatato: il sommerso secondo l’Istat riguarda il 16% del lavoro, mentre i voucher coinvolgono appena lo 0,3% dei lavoratori, circa 70.000 persone. Se anche tutti i voucher venduti fossero stati usati per pagare lavoretti che prima invece si facevano “in nero”, l’emersione sarebbe una «goccia nel mare». E poi: il gettito contributivo da voucher è di circa 174 milioni di euro, meno di un millesimo rispetto all’insieme dei contributi versati. Anche la distribuzione territoriale dei buoni – molti di più al Nord rispetto al Sud – non collima con le sacche di sommerso. Per cui Boeri non ha dubbi: l’obiettivo dell’emersione del lavoro irregolare «non è stato raggiunto». Peggio: il sospetto è che i voucher abbiano «coperto lavoro nero» attraverso il giochino dell’utilizzare un solo ticket (per essere a posto in caso di controllo) a fronte di più ore lavorate. Ma l’affondo del presidente dell’Inps va oltre il fallimento degli obiettivi. Ancora una volta Boeri prende di mira l’ipocrisia di chi attacca i voucher (e come la Cgil si fa promotore di un referendum per l’abolizione) e poi in casa propria li utilizza a piena mani. Chi è in cima alla classifica dei principali committenti nel 2016? Boeri si affida alle tabelle: cooperative e sindacati. Sono ben 408 i committenti dell’universo coop e mutue assicuratrici: con i voucher hanno impiegato 20.000 lavoratori, per un totale di 2.397.995 buoni lavoro utilizzati. Tra i sindacati si registrano 36 committenti (a partire da Cgil e Cisl, come è ormai noto) per 1.559 lavoratori e hanno impiegato 279.976 voucher. Abbattute le false argomentazioni, il presidente Inps chiarisce che comunque demonizzare i buoni lavoro è sbagliato. È «importante scoraggiare l’abuso dei voucher senza necessariamente ridurne l’utilizzo» dice. Per farlo non serve limitare le categorie di lavoratori (studenti, casalinghe e pensionati) oppure escludere alcuni comparti. Bisogna invece spingere sui controlli e a questo proposito rilancia la sua proposta di affidarli all’Inps (ora li fa il ministero del Lavoro) così da incrociare la tracciabilità con i contributi versati. Intanto la stretta varata a ottobre – comunicazione preventiva e sanzioni salate per i furbi – sta dando i primi risultati: a gennaio sono stati venduti “solo” 9 milioni di voucher, contro un trend nel 2016 (a parte il primo mese quando ne furono venduti 8,5) sempre sopra i 10/11 milioni di tagliandi. E anche i dati forniti dal direttore dell’Ispettorato del Lavoro, Paolo Pennesi, confermano l’effetto deterrenza: con l’introduzione della tracciabilità è «aumentato il numero dei buoni sulla stessa testa». In pratica si è ridotto il fenomeno «del biglietto dell’autobus timbrato solo quando c’è il controllore», ovvero l’acquisto di un solo buono a fronte di più ore di lavoro. (Giusy Franzese – Il Mattino)