Elkann pizzica l’Inter: «Anche se abituata, non sa perdere». I nerazzurri: «Ognuno ha la propria storia, noi orgogliosi della nostra»
Non è ancora finita. E chissà quando finirà questo benedetto o maledetto ultimo capitolo di Juventus-Inter. Forse mai perché la rivalità che si trascina da mezzo secolo si è trasformata in odio. Prima c’erano gli sfottò e l’ironia, l’Avvocato Agnelli da Torino e Peppino Prisco da Milano. Battutine, messaggi in codice facili però da decifrare, […]
Non è ancora finita. E chissà quando finirà questo benedetto o maledetto ultimo capitolo di Juventus-Inter. Forse mai perché la rivalità che si trascina da mezzo secolo si è trasformata in odio. Prima c’erano gli sfottò e l’ironia, l’Avvocato Agnelli da Torino e Peppino Prisco da Milano. Battutine, messaggi in codice facili però da decifrare, anche dispetti di mercato scambiati con toni soft e quasi divertenti, fino allo spartiacque fatidico, il famoso scudetto del ‘98 deciso dalla svista di Ceccarini su Ronaldo. Oggi la polemica va avanti sui social, si sposta sul mezzo televisivo, si concentra sul regista televisivo che seleziona le immagini da mandare in onda. Non c’è tempo per l’arguzia, è in vantaggio chi comunica prima, ha ragione chi alza la voce. Gianni Agnelli faceva della classe uno stile di vita, dialogava, sorrideva, spiegava, le sue battute divertivano e affascinavano. Oggi ci sono i nipoti sul ponte di comando della Fiat e della Juventus, che poi restano sempre la stessa cosa. Usano l’arroganza, tipica di chi gestisce il potere. Facilmente leggibile nelle parole di John Elkann, numero uno dell’azienda di auto torinese: «La capacità dell’Inter di non saper perdere è sorprendente, eppure dovrebbe essere abituata». Apriti cielo! La Milano nerazzurra è insorta. L’ex presidente Moratti è uno che parla e ragiona in maniera meno veemente. Il suo amico Peppino Prisco aveva la battuta al veleno sempre pronta: «Se do la mano a un milanista, dopo me la lavo. Se la do a uno juventino, controllo se ce l’ho ancora». Lui è più serafico, quasi filosofico: «Per replicare alla Juve scelgo il silenzio intelligente di Zhang (il nuovo proprietario del club nerazzurro)». Il tifoso doc Enrico Mentana è stato sintetico: «Va segnalato un grave caso di emissioni nocive da un modello Fiat: il suo presidente». Il diretto interessato, cioè la società nerazzurra, ha tirato fuori il solito comunicato ufficiale: «Non comprendiamo il motivo per cui la Juventus continui a riferirsi all’Inter mentre la nostra attenzione non si è mai concentrata su di loro. Il fatto che ci sia sempre così grande attenzione attorno a noi è evidentemente la conferma dell’importanza del club. Abbiamo, con toni corretti e nelle sedi appropriate, cercato un confronto su quelle che riteniamo decisioni arbitrali discutibili in una partita importante per noi e per la serie A. Il nostro pensiero oggi va soltanto al futuro, consapevoli di aver fatto una buona gara a Torino nonostante la sconfitta. Ognuno ha la propria storia, noi abbiamo la nostra e ne siamo orgogliosi». Chissà se dal quartier generale della Fiat arriverà la replica della replica. Forse no, forse sì, comunque non sarà lieve, lo insegna il nuovo modello comportamentale dei rampolli di casa Agnelli. Piuttosto, sarebbe più carino comunicare se della sua recente storia, scandita da inchieste e scandali, questa proprietà è orgogliosa. L’Avvocato no di certo. (Angelo Rossi – Il Mattino)