Europa, da giugno addio al roaming. Ma sui risparmi è giallo: gli operatori potranno aumentare le tariffe
L’hashtag #RomelikeHome sta già conquistando i social. In teoria siamo di fronte alla più grande liberalizzazione della telefonia mobile mai realizzata. Perché potrebbe nascere un unico mercato europeo, dove chi vive a Berlino può telefonare con una sim lettone a un amico a Madrid senza dover pagare sovrapprezzi. Ma c’è anche chi dice che, in […]
L’hashtag #RomelikeHome sta già conquistando i social. In teoria siamo di fronte alla più grande liberalizzazione della telefonia mobile mai realizzata. Perché potrebbe nascere un unico mercato europeo, dove chi vive a Berlino può telefonare con una sim lettone a un amico a Madrid senza dover pagare sovrapprezzi. Ma c’è anche chi dice che, in pratica, si rischiano restrizioni alla concorrenza: aumentando i costi industriali, soltanto i colossi del settore avrebbero la possibilità di sostenerli. Fatto sta che nella notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Ue hanno trovato un accordo per abolire dal prossimo 15 giugno il roaming, cioè il fee che pagano i clienti tutte le volte che utilizzano il proprio telefono cellulare fuori dal proprio Paese e finiscono per “appoggiarsi” alle reti e alle apparecchiature di compagnie straniere. L’accordo. Già lo scorso anno i Ventisette trovarono un’intesa per superare il sistema del roaming. Non a caso in Italia Tim e Wind/Tre avevano assottigliato via via le tariffe per chi viaggiava all’estero, mentre Vodafone aveva lanciato una tariffa ad hoc per telefonare nell’area euro a condizioni migliori. Nelle scorse ore è stato fatto un passo avanti: è stata escogitata una modalità per rendere operativo quell’accordo. La soluzione passa per l’inserimento di un tetto sul prezzo dei pacchetti di traffico che si vendono all’ingrosso che gli operatori si applicano tra di loro per offrire i servizi di roaming: dal 15 giugno il costo calerà da 50 euro al gigabyte a 7,7 euro al gigabyte. Tetto ai prezzi. Ma la tariffa è destinata a continuare a scendere ulteriormente, ma in maniera graduale: dal primo gennaio 2018 passerà a 6 euro al gigabyte per poi toccare i 2,5 euro entro l’inizio del 2022. Risultato? Dal prossimo 15 giugno per i servizi voce si pagherà una tariffa massima di 0,032 euro al minuto (da 0,05 euro), per i messaggi di testo 0,01 euro a sms, contro gli attuali 0,02 cents. La battaglia. L’accordo è arrivato durante il semestre maltese di presidenza europea. E in un comunicato Emmanuel Mallia, il ministro dell’isola che ha la competenza per i Servizi digitali e la competitività, ha sottolineato che «trovare un accordo rapido era tra le nostre priorità. La decisione di ieri è l’ultimo passo di un processo iniziato 10 anni fa. Dalla prossima estate i nostri cittadini, ovunque saranno in Europa, potranno effettuare telefonate, inviare messaggi di testo, navigare su Internet e rimanere collegati. Roam like Home è ormai una realtà». Andrus Ansip, vicepresidente per il Digital Single Market, ha invece aggiunto: «Ci siamo anche assicurati che gli operatori possano continuare a competere nel fornire le migliori offerte nei loro mercati nazionali». Ma davvero andrà cosi? La concorrenza. In un primo tempo la Commissione europea aveva proposto un limite, fisso, di 8,5 euro per ogni gigabyte. Poi le aziende dei Paesi del Sud Europa, quelli più “poveri” e più visitati dai ricchi turisti del Nord,hanno chiesto di abbassare il tetto per evitare di non essere travolti dalla concorrenza delle compagnie delle nazioni già forti, in grado di ammortizzare le perdite, o da quelle dell’Est, che offrono prezzi stracciati ai loro abbonati. Ed è proprio questo il vero banco di prova dell’intesa. Le reazioni. Non a caso Luciano Fontana, europarlamentare della Lega Nord e relatore di minoranza del provvedimento per il gruppo ENF, ieri ha dichiarato: «L’accordo raggiunto sul roaming è un’autostrada spianata per i colossi della telefonia. Lo sbandierato taglio ai costi sarà solo apparente: nulla vieterà infatti alle aziende di alzare le tariffe sugli altri servizi per compensare la riduzione delle entrate sul roaming». Soprattutto l’esponente del Carroccio teme che «i piccoli operatori, oggi competitivi sul mercato, saranno tagliati fuori per i costi imposti sul transito su rete estera: il settore telefonico rischia di essere dominato da un cartello tra le principali multinazionali, che potranno così applicare tariffe a piacimento». Per concludere: «Quella raggiunta non è un’intesa a favore degli utenti, ma solo a favore delle multinazionali». I rischi. Anche se non si sono pronunciate ancora sull’argomento, le principali associazioni di categoria hanno ammesso off records che il provvedimento porta con sé troppe incognite. Da un lato c’è il timore che nelle realtà più povere e dove i mercati sono meno aperti l’abbassamento dei costi possa diminuire la qualità dei servizi. Dall’altro, si fa notare che i prezzi all’ingrosso fissati per legge sono altissimi rispetto alle reali tariffe applicate al traffico dati nei Paesi dove invece la concorrenza è più spietata: tra gli uno e i due euro a Gigabyte. Da qui il timore che le compagnie possano alzare il prezzo dei collegamenti a internet o i fee degli abbonamenti, per recuperare quanto ci si perde sulle telefonate e sui messaggi. La sfida. Per questo la Ue ha disposto un monitoraggio ogni due anni. Ma ancora più importante sarà il controllo delle authority (come l’italiana Agcom), che dovranno dare agli operatori la giusta interpretazione su norme tanto farraginose. Il regolamento, così com’è, infatti non aiuta a delineare quale sarà il futuro del settore. Con il taglio del 90 per cento dei prezzi all’ingrosso sui pacchetti di traffico roaming, una compagnia lituana può offrire il suo servizio in un Paese come l’Olanda, dove le telefonate verso l’estero costano anche sette volte di più. Per non parlare della strada spianata alle realtà low-cost come la francese Iliad, che Oltrealpe è diventato il quarto gestore con un flat da dieci euro al mese e sta per sbarcare in Italia con Wind/3. Ma contemporaneamente il taglio del roaming può essere ininfluente per i colossi come Vodafone, Telefonica o Orange, che già oggi posseggono le loro reti in diversi Paesi dell’area. E che dire delle aziende come Tim/Telecom che riescono a mantenere grosse quote di mercato, grazie a un combinato disposto di tariffe concorrenziali e della proprietà di una rete molto affidabile e diffusa nel proprio territorio? (Francesco Pacifico – Il Mattino)