Giugliano. Nigeriano chiude una operatrice del centro di accoglienza in una stanza e la molesta: arrestato
Giugliano. Chiusa in una stanza, costretta a subire le avances di un uomo, il capriccio, o forse le turbe sessuali di un 25enne che si cala i pantaloni senza remore e le mostra i genitali. Mezz’ora trascorsa così, tra l’ansia e l’angoscia, segregata all’interno del centro di accoglienza. Lei, dopo, sminuisce l’accaduto e si cela […]
Giugliano. Chiusa in una stanza, costretta a subire le avances di un uomo, il capriccio, o forse le turbe sessuali di un 25enne che si cala i pantaloni senza remore e le mostra i genitali. Mezz’ora trascorsa così, tra l’ansia e l’angoscia, segregata all’interno del centro di accoglienza. Lei, dopo, sminuisce l’accaduto e si cela dietro un velo di vergogna e pudore. Dopo il grandissimo clamore mediatico la vittima, Maria Perone, 62 anni, tenta di far calmare le acque intorno ad una storia che ha ancora dei contorni oscuri. Di fatto però, secondo la legge, violenza sessuale c’è stata. Se un uomo si denuda, fa delle avances e si struscia contro il corpo di un’altra persona è reato. Anche abbastanza grave. Se a questo si aggiunge l’aver obbligato la vittima a restare segregata in una stanza per mezz’ora, allora la situazione è ancora più pesante. Ma c’è discrepanza tra il racconto giuridico e quello fornito ai carabinieri e i fatti raccontati dalla 62enne. Le forze dell’ordine infatti hanno raffigurato il compimento di due reati contraddistinti: sequestro di persona e violenza sessuale. Gli uomini dell’Arma scrivono, in una nota, che l’uomo «aveva cominciato a compiere atti sessuali sulla malcapitata». Nello specifico Eboh Jude, migrante di 25 anni, proveniente dalla Nigeria, ospite nel centro di accoglienza Le Chateau gestito dalla cooperativa Family, poi arrestato e condotto in carcere a Poggioreale, avrebbe«strusciato il suo organo sessuale contro i glutei della donna». La vittima però allontana ogni grave sospetto sul ragazzo e racconta ben altro. Il giovane, dallo scorso settembre ospite dell’ex resort di Licola, frazione di Giugliano, l’avrebbe approcciata con una scusa. «Mi chiedeva come mai gli altri mi stavano salutando». Poi, a quanto pare, in uno scatto repentino, il migrante avrebbe chiuso la porta a chiave e avrebbe cominciato a chiedere insistentemente dei suoi documenti. «Io gli ho risposto che sarebbero stati pronti a breve. Poi lui si è calato i pantaloni e si è avvicinato a me. Siamo rimasti chiusi nella stanza circa mezz’ora». Ma come mai la donna non ha chiesto aiuto, non ha inviato un messaggio, non ha urlato? Cosa è successo in quella stanza? È probabile che la 62enne fosse spaventata e che per evitare gesti inconsulti del giovane abbia deciso di non agitarlo e di restare calma in attesa che il nigeriano riacquistasse il lume della ragione. Alla domanda risponde così: «Quella mezz’ora mi teneva sequestrata con cose sue e… basta. Diceva che non aveva donne da due-tre anni. Io l’ho presa alla leggera. Non ero preoccupata. Rimanendo sequestrata là dentro potevo pensare ad una violenza… diversa. Ha cominciato a battere anche su tavolo». Alla domanda se mai fosse stata palpeggiata invece risponde: «Nel passare, nell’aprire la porta, lui si è avvicinato… no penso di no». La vittima sarebbe stata poi salvata da un’altra operatrice del centro di accoglienza: «È venuta una collega – ha continuato la Perone – io le ho passato un biglietto con su scritto di chiamare i carabinieri». Dopo un istante, sempre secondo il racconto della vittima, sarebbero poi arrivati gli altri migranti che hanno difeso la donna e allontanato con forza il 25enne. Dopo poco sono giunti i carabinieri della Compagnia di Giugliano diretti dal capitano Antonio De Lise, che hanno ammanettato e condotto il migrante in caserma e poi in carcere. Ora spetta al giudice fare luce su questo episodio. Questa mattina l’udienza per la convalida dell’arresto. Intanto però, a prescindere o meno dalla decisione del magistrato, la Questura ha già deciso che Eboh Jude, previo nulla osta, sarà espulso dal territorio nazionale con accompagnamento in Nigeria. La comunità nigeriana della Campania condanna il gesto e solidarizza con «la nostra amica operatrice», invitando «i soliti sciacalli» a non generalizzare: «È stato il gesto di un singolo, non di una comunità». Ed è scontro. Il leder della Lega, Matteo Salvini commenta su Fb l’episodio sostenendo: «Castrazione chimica e poi espulsione: questa deve essere la cura». Sempre via Fb Roberto Saviano gli replica: «Lei è un irresponsabile e io la disprezzo. Le donne maggiormente esposte a violenza fisica in Italia sono le straniere». Ieri sera il gruppo “Noi con Salvini Campania” ha tenuto un flash mob «con dirigenti del partito e chi ha a cuore la sicurezza del territorio, per chiedere alle autorità maggiori controlli». (Cristina Liguori – Il Mattino)