Una centrale anti terrorismo a Sud per contrastare i rischi che provengono dai confini meridionali dell’Alleanza Atlantica. Nella base Nato di Napoli verrà creato un hub per il coordinamento tra intelligence e azioni militari, “defence capacity building”, lanciate per stabilizzare Nord Africa e Medioriente e prevenire le minacce che vengono dall’area del Mediterraneo. Ad annunciare […]
Una centrale anti terrorismo a Sud per contrastare i rischi che provengono dai confini meridionali dell’Alleanza Atlantica. Nella base Nato di Napoli verrà creato un hub per il coordinamento tra intelligence e azioni militari, “defence capacity building”, lanciate per stabilizzare Nord Africa e Medioriente e prevenire le minacce che vengono dall’area del Mediterraneo. Ad annunciare la proposta di creare la nuova struttura è stato ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Bruxelles. L’hub, che sarà ospitato presso la sede del Joint Force Command di Lago Patria, avrà il compito di «aumentare» la capacità della Nato di «individuare» i pericoli. «Se c’è una minaccia dovremo reagire e abbiamo un ampio ventaglio di possibilità: la forza di risposta rapida e le punte di lancia possono intervenire anche a Sud – ha aggiunto Stoltenberg – La decisione finale non è stata ancora presa ma stiamo lavorando e la soluzione verrà discussa nella riunione ministeriale». Ne discuteranno infatti oggi e domani, nel quartier generale Shape di Bruxelles, i ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica. Ci sarà anche, al suo esordio, il nuovo segretario della Difesa americano, James Mattis. L’hub internazionale avrà la missione di collezionare, analizzare e disseminare le informazioni per contribuire alla consapevolezza della situazione e delle decisioni in ambito Nato. Dovrà monitorare e valutare le potenziali minacce e coordinare l’attività Nato nel Sud ma anche collaborare con «entità esterne» sulla base di quanto già stabilito al vertice e di Varsavia dello scorso anno. Saranno inoltre approfonditi i temi della radicalizzazione e le migrazioni. Non va sottovalutato il fatto che il Califfato è ancora attivo in Siria, Iraq ma anche in Libia e ciò continua a costituire una seria minaccia per l’Italia e per tutti gli altri Paesi Nato. La struttura dovrà inoltre incentivare la collaborazione con Paesi magrebini e mediorientali considerati amici che possano fornire supporto nella lotta al terrorismo e al traffico di migranti. Sarà composta da circa un centinaio di persone tra ufficiali, esperti ed analisti provenienti dalle diverse nazioni aderenti alla Nato e potrebbe essere già operativa nel 2017. In realtà a sollevare la questione dell’esigenza che si guardasse, oltre che ad Est, anche a Sud era stata l’Italia in seno al vertice che si svolse in Galles nel 2014. A proporre poi la creazione di questo hub era stato il ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti, lo scorso 26 ottobre, nell’ambito di una ministeriale a Bruxelles. E l’idea aveva raccolto il favore degli alleati dopo che, sulla carta, era stata studiata anche dai vari capi di stato maggiore della difesa. «La decisione della Nato di realizzare un regional hub è frutto della capacità italiana di guardare alla difesa e alla sicurezza a 360 gradi, a Est come a Sud – dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti – Due anni fa, al vertice Nato tenutosi in Galles, il governo italiano riuscì a far discutere e porre l’attenzione della Nato verso le periferie meridionali, verso il fronte sud. L’hub di Napoli è una delle iniziative della Nato per fronteggiare al meglio le minacce provenienti dal fronte Sud. Se oggi c’è maggiore consapevolezza in seno all’Alleanza lo si deve anche alla nostra azione». La notizia del possibile varo del nuovo hub era stata rilanciata nei giorni scorsi dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine che ha sottolineato che potrebbe diventare un comando di riferimento per le operazioni counter-terrorism. Un rafforzamento necessario delle frontiere meridionali dell’Alleanza Atlantica che segue l’implementazione della presenza lungo i confini est con la Russia. È stato lo stesso segretario Stoltenberg a confermare che quattro battaglioni multinazionali della Nato saranno dislocati nei tre Paesi baltici e in Polonia e saranno pienamente operativi nel mese di giugno. Lo scorso 14 ottobre l’Italia aveva comunicato la partecipazione anche dei nostri soldati. Il ministro Pinotti, lo scorso 7 febbraio ha confermato la disponibilità di una compagnia di 150 uomini che saranno impiegati nell’ambito del battaglione canadese, in Lettonia, dopo il via libera del nostro Parlamento. Il loro impiego dovrebbe avvenire nel 2018. Inoltre, nella legge quadro sulle missioni internazionali è previsto anche l’invio, per una missione di 4 mesi, di quattro caccia Eurofighter dell’Aeronautica Militare in Bulgaria per contribuire al pattugliamento dello spazio aereo nazionale congiuntamente all’aeronautica bulgara. (Ebe Pierini – Il Mattino)