Il clarinetto di Gaetano Falzarano

1 febbraio 2017 | 12:36
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Il clarinetto di Gaetano Falzarano

Il docente del nostro conservatorio endorcer della Royal U.S.A. ha stregato il pubblico salernitano nella chiesa di Santa Lucia Di Olga Chieffi La rassegna “Concerti in Luci d’Artista”, si è affidata per il gran finale al clarinetto di Gaetano Falzarano e al Quartetto d’Archi dell’Accademia Sannita, composto da Luigi Abate e Raffaele Tiseo al violino, […]

Il docente del nostro conservatorio endorcer della Royal U.S.A. ha stregato il pubblico salernitano nella chiesa di Santa Lucia

Di Olga Chieffi

La rassegna “Concerti in Luci d’Artista”, si è affidata per il gran finale al clarinetto di Gaetano Falzarano e al Quartetto d’Archi dell’Accademia Sannita, composto da Luigi Abate e Raffaele Tiseo al violino, Alessandro Zerella alla viola e Silvano Maria Fusco al cello. Nella splendida chiesa di Santa Lucia, ospiti di Don Felice e della sua Parrocchia, il clarinettista, docente del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, artista della Royal U.S.A. una giovane casa di Bedford, costruttrice di nuovi clarinetti americani e sperimentatore di un modello “Maze clarinet” progettato da Yuan Gao, ha inteso far partire proprio da Salerno i tours che lo porteranno in America, Argentina, Cina e Giappone in veste di solista e quale docente per presentare i nuovi modelli di questa maison musicale. La serata salernitana lo ha salutato protagonista del Quintetto per Clarinetto e archi in Si Bemolle maggiore op.34, composto da Carl Maria Von Weber. Gaetano Falzarano è riuscito a sfruttare tutte le possibilità dello strumento, con la sua flessibilità, la sua morbidezza di suono, esaltandone la ricchezza e la pastosità del timbro nei passaggi più cantabili, ma soprattutto ponendo in risalto il suo riconosciuto livello tecnico, attraverso i vertiginosi sali-scendi di scale e arpeggi. Il clarinettista di Airola è riuscito a passare con estrema nonchalance attraverso le melodie dal carattere più languido, esaltato da una timbrica morbida e corposa, pervaso da un senso di velata inquietitudine, sino al Rondò finale sottolineato dall’impetuoso fraseggio del solista, in un quintetto di stampo “teatrale” con mutamenti all’interno della gamma espressiva, basati su repentini cambiamenti di situazione, tutti centrati dal solista. Uno smalto strumentale di primissimo ordine: brillantezza smagliante e sensuale, tenerezza, eleganza e ironia, assoluta chiarezza di tratto e passione, fascinazione melodica e agilità virtuosistica, un’esecuzione caratterizzata da un’eccitazione quasi elettrica, che ha instillato un senso di immediatezza fisica nella musica, tale da generare un impatto emozionale sul numeroso pubblico presente in chiesa, tra cui anche l’assessore Roberto De Luca. La seconda parte della serata ha visto dominare la ribalta dalla formazione sannita con un omaggio a George Gershwin, su arrangiamenti firmati per la maggior parte da Tony Esposito. Da “An American in Paris” con il suo tema blues, alla Rhapsody in Blue, all’immancabile florilegio del frequentatissimo song-book, con “J got Rhythm”, “Embraceable You”, “Swanee” e “Summertime”, pagine che hanno posto in luce l’afflato lirico, la sensualità e la nitidezza del disegno gershwinaniano, di estrazione classica. Applausi scroscianti e bis, questa volta con il clarinetto jazz di Gaetano Falzarano protagonista di “Blues”, una pirotecnica ri-lettura del love teme di An American in Paris, firmata dall’indimenticato Henghel Gualdi.