Il neodirettore Sirano: «Così la mia Ercolano dialogherà con il territorio». Ampia apertura anche al personale
Il suo primo giorno da direttore del nuovo Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, archeologo, cinquantaduenne, napoletano, l’ha trascorso lavorando a una gara per l’area archeologica dei Campi Flegrei. «Sino a quando non avrò firmato l’atto ufficiale resto ancora il funzionario responsabile dei siti di Cuma e Baia e responsabile dell’Ufficio promozione dei Campi Flegrei. […]
Il suo primo giorno da direttore del nuovo Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, archeologo, cinquantaduenne, napoletano, l’ha trascorso lavorando a una gara per l’area archeologica dei Campi Flegrei. «Sino a quando non avrò firmato l’atto ufficiale resto ancora il funzionario responsabile dei siti di Cuma e Baia e responsabile dell’Ufficio promozione dei Campi Flegrei. Oltre a essere impegnato nel Gpp con il generale Curatoli. È la prassi», dice. E lui alla prassi istituzionale è abituato. Da tre anni lavora nel gruppo dei funzionari del Mibact impegnati a portare avanti il «Grande progetto Pompei»: in quella veste è stato responsabile di «Pompei per tutti», il progetto che da due mesi consente l’accesso al sito archeologico di disabili e anziani su percorsi senza barriere. Da quanto manca da Ercolano? «Ci sono stato durante le vacanze di Natale. Quasi una sorta di buon augurio: avevo saputo di aver superato gli orali e allora ho fatto alcuni giri per rendermi conto delle condizioni in cui si trovava il sito». E come lo ha trovato? «Il sito ha bisogno al più presto di interventi di scerbatura perché ci sono erbacce un poco dappertutto. Non nego che la città mostri segni di un certo abbandono. E certamente non è bello. Bisognerà riprendere a lavorare e riportare a livello ottimale l’aspetto con il quale il sito si presenta al turista». Guarderà anche ai restauri? «Mi riservo di valutare tempi e modi per i lavori di restauro che certamente ci saranno da fare. È un fatto normale in una città antica. La cosa importante è capire se si dovrà trattare di interventi d’urgenza o di programma. E dunque i tempi tecnici di approccio dovranno essere per forza differenti». Quanto hanno pesato cinque mesi di direzione «commissariata»? «Filippo Maria Gambari, l’archeologo che era stato nominato dal ministro e che contemporaneamente aveva l’incarico anche di direttore del “Segretariato regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo” per la Sardegna, doveva costruire i presupposti amministrativi di costituzione dell’ufficio del nuovo Parco. Lo ha fatto e ha lasciato l’ufficio in grado di funzionare da subito. Le cose che farò saranno, da un lato, uno studio accurato delle carte per capire come stanno le cose, dall’altro metterò mano all’organizzazione di un ufficio che sia aderente alla missione del parco, che non è quella di una soprintendenza, ma è diretta a valorizzare, rendere fruibili e conservare tutti i resti che gli sono stati affidati. Tutti i nostri servizi saranno organizzati con questo obiettivo». Cosa farà con territorio e istituzioni? «Aprirò un dialogo a tutto campo sia con il personale, che ho intenzione di valorizzare quanto più è possibile, sia con il territorio, l’Hcp (il Progetto Packard) e il comune di Ercolano, che vedo come interlocutori privilegiati. Ovviamente, non secondari saranno i rapporti con tutte le altre istituzioni che stanno nell’area come l’Ente Ville Vesuviane o l’Università di Agraria di Portici, ad esempio. Insomma, vorrei che Ercolano avesse la sua propria proposta culturale, che certamente va elaborata nella scia di quello che è stato fatto negli anni precedenti perché questo è stato il sito in cui sono stati sperimentati progetti pilota importantissimi, come la partnership pubblico-privato con il progetto Packard». Ercolano come punto di riferimento dell’area? «Certo, il parco deve diventare un punto di riferimento autorevole, ma anche un catalizzatore di tutte le energie culturali che ci sono in questo momento. Non dimentichiamo che la città ha un sindaco che si è battuto e ha creduto che Ercolano potesse diventare la capitale della cultura». Rapporti con Pompei? «Questo è un elemento sostanziale. Ercolano fa parte della zona Unesco con Pompei. Anche questo sarà un rapporto privilegiato». È possibile una «Ercolano per tutti» come è successo a Pompei? «Ci muoveremo in questo senso. Ho tante idee che mi sono fatto in questi sopralluoghi da turista, ma voglio prima controllare bene come stanno le cose. Sicuramente mi batterò perché Ercolano diventi luogo accessibile a tutti e sotto tutti i punti di vista, non solo ai disabili». (Carlo Avvisati – Il Mattino)